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Tra le fitte foglie e le etrusche ombre di Vallombrosa

26 Novembre 2021
Tra le fitte foglie e le etrusche ombre di Vallombrosa
A partire dai viaggiatori inglesi dell'800, per diffondersi poi a tutti gli altri, con Camaldoli e la Verna un altro luogo sacro andò presto ad ascriversi in questo itinerario: è l’Abbazia di Vallombrosa, celebrata da John Milton nel Paradiso Perduto

Nelle più antiche guide di viaggio al visitatore che si fosse trattenuto a Firenze, veniva suggerita l’escursione nella Valle del Casentino, a quei santuari che da secoli custodiscono la memoria, la pace e la regola dei loro padri fondatori: Camaldoli e La Verna. Nei testi ottocenteschi veniva proposta come pellegrinaggio da farsi dalla città di Arezzo. A partire dai viaggiatori inglesi, per diffondersi poi a tutti gli altri, un altro luogo sacro andò presto ad ascriversi in questo itinerario: è l’Abbazia di Vallombrosa, celebrata da John Milton nel Paradiso Perduto con i famosi versi 

 Fitte come le foglie d’autunno che empiono i rivi 
Di Vallombrosa, ove l’ombre d’Etruria,
 D’alti rami ad arco sovrastate, trovan ricetto.

 Venne denominato quindi Itinerario ai Santuari, e divenne molto celebre soprattutto nel corso dell’Ottocento, a seguito dell’apertura di nuove vie di comunicazione, come la barrocciabile casentinese completata nel 1818, e alla rinnovata idea di un viaggio inedito, lontano dalle strade battute ormai preda del nascente turismo di massa. Nel 1839 il francese Jean-Jacques Ampère, autore di alcuni deliziosi resoconti di viaggi ai luoghi letterari, si reca nelle terre casentinesi alla ricerca delle orme del Sommo Poeta, Dante Alighieri, e annota: 

 Da qualche tempo tutti i viaggiatori si recano a quella volta. Ciascuno si è finalmente persuaso che ogni canto d’Italia è, per le sue meraviglie, una capitale. Le piccole città, i castelli isolati, le solitarie vallate, i chiostri nascosi nelle gole dei monti, o sospesi in sul crine degli Appennini; da per tutto novelli interessi, da per tutto novelle attrattive.
 Si trova sempre qualche profitto a deviare dalle strade battute. Adesso è costume di fare la così detta visita de’ luoghi santi. – Movendo da Firenze, si può visitare in pochi giorni Vallombrosa, Camaldoli e l’Alvernia, cuna dei Francescani, luogo consacrato dalla vocazione di San Francesco che vi ricevé le stimate. 

 Per lui questi luoghi avevano un’attrazione ancora maggiore, dal momento che qui Dante aveva trascorso parte della sua vita durante l’esilio. Ci fu un tempo, l’Ottocento, in cui l’itinerario ai santuari si andò infatti ad incrociare con quello dantesco.

 Accedere alla valle del Casentino è come entrare in una duplice dimensione spazio-temporale. Qui, nelle foreste sacre, gli alberi secolari, i resti di antichi castelli, e i magnifici santuari raccontano al visitatore storie che sono rimaste ben radicate alle rocce, alla montagna e nella memoria collettiva. Sono storie che sanno di sacralità, ma anche di umanità, di poesia, così come di battaglia. Qui ad ogni passo si incontra la memoria del Santo, del Soldato e del Poeta, come scriveva Ella Noyes nella sua guida Il Casentino e la sua storia. La penna e la spada hanno lasciato tracce indelebili tramandate oralmente dagli abitanti, ma anche da molti di quei viaggiatori e scrittori che nel passato si trovarono a percorrere a piedi, a cavallo o in carrozza, questi suggestivi luoghi d’incanto. La storia si unisce alla natura in un connubio perfetto, tra l’orrido di terreni impervi e il sublime di colori e paesaggi che, invano, come scrive Fontani, artisti illustri hanno tentato di rappresentare nelle loro opere.

 Per uno che ami d’occuparsi nella contemplazione della natura […] non vi ha altro luogo forse in Toscana dove nel suo orrido ei la possa ravvisare più piacevole ed attraente, quanto nei contorni di Valle Ombrosa. Nel più folto de’ suoi boschi si incontrano ora ameni floridi prati, ora discorrenti e limpidi ruscelli d’acque freschissime, che con varj giri scherzosamente formano le più vaghe cadute, ora massi spaventevoli di nudo alberese, o d’altro genere di pietra che minacciano quasi imminente la loro rovina da molti secoli e che sembrano sostenuti dal troppo debole appoggio di verdeggianti faggi ed abeti […]. Infiniti Artisti d’un merito insigne e singolare qua si portarono apposta per vedere di colpirla nel suo giusto punto, e le loro opere sono bene a ragione riputate eccellenti: ma troppo è il divario che passa tra l’originale e la copia per potere egualmente rimaner soddisfatti e dell’uno, e dell’altra.

 E cosa c’è di più suggestivo, in questo meraviglioso autunno, dell’addentrarsi nelle sacre foreste di Vallombrosa, camminare tra le fitte foglie e lasciarsi incantare dai colori più belli che la natura ha in serbo? Magari, imitando i viaggiatori del passato, con una copia del Paradiso Perduto sotto il braccio, alla ricerca delle molte altre evocazioni letterarie, la mente piena di memorie.

Raffaella Cavalieri

Immagini di Vallombrosa a cura di Raffaella Cavalieri 

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