Home Mission Parchi Viaggi Eventi Almanacco Multimedia Contatti
Torna all'Almanacco
Carlo Lanini. Il castagneto di Camaldoli: tra arte e letteratura

Carlo Lanini. Il castagneto di Camaldoli: tra arte e letteratura

Poesia, arte e letteratura, in un connubio tra natura ed esperienza umana in un luogo unico, dedicato ad una sosta silente dove si ha la sensazione di non sentirsi mai soli

14 Gennaio 2024

ParkTime Magazine n.27

E’ suggestivo aver scoperto quasi casualmente, nello studio che l’amico Carlo Lanini* ha nel cuore storico di Poppi, una tela nella quale ha raffigurato, in un secolare castagneto di Camaldoli, la giovane moglie di spalle e i due nipotini, uno dei quali intento alla lettura. Alla vista di quell’opera ho immaginato che il ragazzo stesse leggendo Le novelle della nonna di Emma Perodi: questa suggestione nasceva dal ricordo non troppo lontano, di un giorno di settembre, esattamente il 16 dell’anno appena trascorso, quando proprio in quel castagneto, era stata organizzata la quinta tappa del Progetto Panchine Letterarie in collaborazione con il Parco Letterario Emma Perodi e Foreste Casentinesi, il Centro Creativo Casentino e il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna. Nell’occasione erano state installate, esattamente in quel luogo, al posto delle sedute lignee così ben raffigurate dal pittore, una panchina, un totem e un leggìo, arredi che rimandavano alle narrazioni della scrittrice toscana. Quel luogo nel quale i sedili e il tavolinetto di castagno sono stati sostituiti con opere di artigianato- artistico del maestro Roberto Magni di Castel San Niccolò, mi appariva pertanto magicamente destinato alla narrazione, al racconto di favole e novelle, in una continuità concettuale e geografica che mi lasciava stupita.
Il dipinto di Carlo e gli arredi del Parco Letterario si ponevano in quel momento in correlazione: casualmente, due segni tangibili, legati all’Arte e alla Letteratura, s’incontravano in una sorta di continuità. L’opera di Carlo si poneva così come trait d’union tra il passato e il presente e acquisiva anche un valore documentario di straordinaria importanza, valorizzando il luogo prescelto per una possibile sosta di riflessione e conoscenza da parte dei visitatori. Straordinaria coincidenza di sovrapposizione di concetti e segni che le foreste del Casentino riescono ancora magicamente a produrre: cambiavano gli oggetti, lì posizionati, ma non variava la loro finalità. 
Nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, ci sono luoghi magici, fiabeschi, dove realtà e fantasia s’intrecciano, dove uomo e natura si assimilano e questo emerge chiaramente nelle novelle di Emma Perodi. Con lo sguardo fisso sulla tela, la fantasia muoveva dal realismo, per creare nuove associazioni, nuove corrispondenze tra arte e letteratura, offrendomi la possibilità di dare un valore aggiunto a quel luogo. Già, perché a ben pensare, un’altra forte suggestione suscitava in me il dipinto di Carlo: mi tornavano alla mente alcuni versi dannunziani della Pioggia nel pineto (E immensi noi siam / nello spirto silvestre/d'arborea vita viventi) versi che riuscivano a descrivere esattamente la sensazione che la tela suscitava; l’artista era riuscito infatti, con soffici pennellate, ad esprimere il fondersi uomo-natura, l’amalgamarsi di questi elementi che per definizione è detto panismo.
Tra le fronde dei secolari castagni, nel sottobosco e nelle figure, il pennello del pittore scorreva senza soluzione di continuità, l’atmosfera di calma e serenità si diffondeva tra gli alberi e le persone quasi confondendole con gli elementi naturali che li circondavano. Le forme si dissolvevano a favore di una vibrazione luminosa e in una sinfonia di colori. Intrisa di valori formali e compositivi, la luce investiva il castagneto e lo rivelava nella sua purezza, essenzialità e maestosità; con una tavolozza che si basava sulle varie tonalità dei verdi che vibravano sotto la luce del sole, le figure umane quasi si assimilavano alle piante secolari: il pittore era riuscito a fermare un frammento di vita rendendolo eterno. Quasi un senso di nostalgia emanava dalla tela, un richiamo a narrazioni lontane nel tempo.
Alla categoria del bello si aggiungeva nella mente, la componente intellettuale dell’interessante: ora l’opera era capace di stimolare sia i sensi sia il pensiero poiché ne era stata svelata un’identità nascosta, il compenetrarsi di Arte e Letteratura. Pur nella precisione di alcuni dettagli, la visione d’insieme rimandava ad atmosfere atemporali, proprio quelle del C’era una volta, l’incipit di quasi tutte le novelle, quelle del tempo indefinito e indeterminato dove c’è spazio per la creatività e la fantasia.
La visione di armonia, grazia e intesa tra la giovane figura femminile e i due ragazzi rimandava al momento magico del narrare, del trasmettere, attraverso le fiabe, una cultura identitaria che non poteva né doveva essere dispersa. La sensazione di improvvisa sospensione temporale, tipica delle favole, la liricità di questo spazio aveva il potere evocativo della riscoperta del piacere della lettura; le possibili corrispondenze tra Pittura e Letteratura, rendevano e rendono questo luogo, unico nonché magico.
Un confronto tra il dipinto e la nuova postazione costituita dai tre elementi, panchina, leggio, totem, che attraggono il visitatore, dando la possibilità di conoscere la scrittrice toscana che a Camaldoli non ha dedicato una novella specifica ma che cita più volte nel corso delle sue narrazioni, non poteva che confermare tutte le sensazioni che il dipinto aveva suscitato in me.
E ripensavo alla figura della contessa Manentessa che proprio a Camaldoli, si era recata per chiedere consiglio al vecchio monaco Celestino, nella novella L’ombra del sire di Narbona, e ai vari riferimenti al monastero nelle novelle La mula della badessa Sofia, Il diavolo alla festa, La campana d’oro fino, La pastorella di Pian del Prete, Il lupo Mannaro.
Poesia, Arte e Letteratura, in un connubio tra Natura ed Esperienza Umana in un luogo unico, dedicato ad una sosta silente dove si ha la sensazione di non sentirsi mai soli, dove c’è sempre qualcuno che ti sussurra all’orecchio e un favellìo di voci remote, ti fa compagnia!

Alberta Piroci Branciaroli

*Carlo Lanini, nato a Poppi il 20 agosto 1949, fin da piccolo manifesta una spiccata predisposizione al disegno e alla pittura. Risale al 1975 la sua prima mostra personale presso il castello dei conti Guidi di Poppi. Nel 2005 inizia un’importante collaborazione con Orler Gallerie di Venezia che lo seleziona nel gruppo degli artisti del programma “Affordable art”. Numerose le esposizioni personali e collettive in Italia e all’estero. Dal 2003 dirige il Laboratorio di Pittura presso il suo studio di Poppi: www.carlolanini.it

Carlo Lanini
Creazione Siti WebDimension®