Luglio, in continuità con quello di giugno, è rappresentato da un giovane contadino ed è dedicato alle messi e al grano.
HIC EST IULIUS: la scultura relativa al mese di luglio ha perso alcune sue parti fondamentali. Mancano la mano destra del giovane contadino e buona parte dell’attrezzo che impugnava, forse utilizzato per incitare i cavalli al lavoro di battitura delle messi. E’ infatti probabile che vi fossero raffigurati uno o due cavalli, come si può evincere dai resti volumetrici, ridotti a pietra informe, che si trovano in alto a destra e che rimandano ad un equino.
Proprio sfruttando il calpestio degli zoccoli dei cavalli, si procedeva alla trebbiatura del grano raggruppato in covoni stesi a terra. Sono le immagini antelamiche similari dei cicli di Parma, Cremona e Ferrara a sopperire alle mancanze della pieve di Arezzo e a permetterci l’integrazione della lettura della personificazione di questo mese, dedicato, in continuità con quello di giugno, alle messi, al grano, alimento basilare per l’alimentazione umana.
Il mese di luglio deve il suo nome a Gaio Giulio Cesare. Fu Marco Antonio che decise, dopo la morte del generale, di dedicare il mese Quintile a Cesare da cui deriva il nome Iulius.
Cesare contribuì a rendere il calendario quello che in parte è ancor oggi: nel 46 a.C infatti promulgò il calendario giuliano, elaborato sul ciclo delle stagioni dall’astronomo greco Sosigene di Alessandria, a stabilire che l’anno avrebbe avuto 365 giorni e che ogni quattro anni si sarebbe dovuto intercalare un giorno in più rendendo quell’anno bisestile.
Nel 1582, con bolla papale, Gregorio XIII introdusse il calendario gregoriano che è quello ancor oggi utilizzato nella maggior parte dei paesi occidentali.
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