L’eco dei combattimenti che posero fine all’epopea napoleonica continua a diffondersi nei dintorni del piccolo villaggio alle porte di Bruxelles.
Con il favore del vento François-René de Chateaubriand sentiva da lontano, all'ombra di un pioppo, il rumore dell’artiglieria arrivare da Waterloo. Se non avesse piovuto nella notte dal 17 al 18 giugno 1815, l’avvenire dell’Europa sarebbe stato diverso. Poche gocce di pioggia in più o in meno hanno messo in bilico Napoleone, sottolinea Victor Hugo ne I Miserabili.
Dall’alto della Collina del Leone che domina le campagne del Brabante Vallone, le dinamiche dello scontro appaiono ben chiare. Le mosse dell’Imperatore sono condizionate dalla impraticabilità del campo di battaglia e non riescono a sopraffare gli eserciti del Duca di Wellington e del feldmaresciallo von Blücher.
Vestiti i panni manzoniani è la guida del Museo del Memoriale a domandarsi se mai più una simile / orma di piè mortale / la sua cruenta polvere / a calpestar verrà. Per lui la vera gloria dell’Empereur inizia proprio dalla sconfitta che lo ha reso immortale. I posteri inglesi e prussiani se ne faranno una ragione davanti a un boccale di birra alla brasserie “Le Wellington”, a pochi chilometri da quella che il destino ha voluto diventasse la Capitale della moderna Europa.
Molte cruenti campagne hanno insanguinato la verde Vallonia; alcune ricordano tristemente una delle foreste più affascinanti del Continente. Nel 1333 anche Francesco Petrarca attraversò le Ardenne in tempo di guerra. Nel caso del Sommo Poeta aretino la comprensibile paura era però annebbiata dal coraggio proprio di un cuore innamorato.
Per mezz'i boschi inhospiti et selvaggi,
onde vanno a gran rischio uomini et arme,
vo securo io, ché non pò spaventarme
altri che 'l sol ch'à d'amor vivo i raggi;
…
Mille piagge in un giorno et mille rivi
mostrato m'a per la famosa Ardenna
Amor, ch'a' suoi le piante e i cori impenna
per fargli al terzo ciel volando ir vivi... Francesco Petrarca, Canzoniere
A pochi chilometri, gli 87 metri del seicentesco Beffroi di Mons, la torre civica patrimonio Unesco, ci vengono descritti da una meravigliosa signora di origini abruzzesi che ricorda divertita le parole di Victor Hugo: “Immaginate un'enorme caffettiera fiancheggiata sotto il ventre da quattro teiere più piccole. Sarebbe brutto se non fosse così imponente. La grandeur salva”. Mentre le 49 campane della torre risuonano nelle vallate intorno alla città, ci racconta poi con orgoglio la storia della sua famiglia legata alle miniere che hanno contribuito alla rinascita nel secondo dopoguerra e che si alternano ai gloriosi castelli trasformati nel tempo in dimore di campagna.
Storie di grandeur e di sofferenza, di riscatto e di giusto orgoglio che hanno fatto, disfatto e ricostruito l’Europa. Memorie di un passato che si proiettano sul futuro con una forza incredibile. Ne è consapevole la Baronne Florence de Moreau de Villegas de Saint Pierre che ci accoglie nel suo Château de Louvignies. Dalle cucine alle soffitte, passando per gli splendidi saloni, la Downton Abbey vallone ci riporta ai fasti di un mondo che non esiste più ma che è capace di rianimarsi di fronte a nuove sfide che spesso rimangono oscurate dai grandi eventi. La baronessa ha fatto del suo castello l’avamposto delle proteste contro il progetto di una linea ad alta tensione che minaccia il paesaggio agreste e la tranquilla vita della comunità del paese. Piloni che farebbero impallidire in altezza il Beffroi di Mons e che invece del suono armonioso delle campane diffonderebbero un insano ronzio a 380.000 volt. Chissà cosa ne potrebbe pensare Victor Hugo.
Altra musica e di diverso voltaggio la si apprezza a Dinant sulle rive della Mosa. Ai piedi di un argine roccioso delle Ardenne, la Collegiata romanica di Notre Dame ha sentito le prime armonie dello strumento inventato da Monsieur Sax. Non è un caso che il sassofono nasce in quello che fu il maggiore centro della fabbricazione di manufatti di ottone e, si potrebbe aggiungere, proprio di fronte all’abbazia Notre Dame de Leffe, dove nel XIII secolo nacque la birra che ancora oggi è possibile assaporare seduti comodamente davanti al fiume che ci accompagna fino a Namur.
Alla confluenza della Mosa con la Sambre, la Capitale della Vallonia svela il suo fascino nelle animate stradine del centro storico difese dalla maestosa Cittadella. Proprio nella città che custodisce il copricapo di San Pietro nella Cattedrale di Saint Aubain, avvenne l’incontro tra il poeta maledetto Charles Baudelaire e lo straordinario incisore, caricaturista e pittore Félicien Rops che illustrò Les Fleurs du mal nel 1866.
Colpito da un ictus in seguito a una caduta sulle scale della maestosa chiesa di Saint Loup, monumento gesuita alla controriforma a pochi passi dall’atelier di Rops, Baudelaire morì l’anno successivo a Parigi consumato dalla sifilide.
Il pensiero di Baudelaire influenzerà Rops per tutta la sua carriera in opere dai titoli rievocativi come La Mort au bal, La Mort qui danse, Mors syphilitica.
Una visita al Museo Rops svela il loro anticonformismo, la libertà di costume, la loro modernità che sorprende ancora nel cuore della Namur medievale, cuore della moderna Vallonia.
Stanislao de Marsanich
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