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A Guardialfiera e Agnone il Convegno Internazionale sulla figura di Francesco Jovine

A Guardialfiera e Agnone il Convegno Internazionale sulla figura di Francesco Jovine

20 e 21 aprile, Guardialfiera (Is) e Agnone (Cb). Il Parco letterario Francesco Jovine celebra il più significativo “mentore” della regione Molise.

21 Aprile 2023

Regione Molise Comune di Guardialfiera Comune di Agnone

20 aprile Guardialfiera (Is) e 21 aprile Agnone (Cb)
Il Parco letterario Francesco Jovine celebra il più significativo “mentore” della regione Molise
Francesco Jovine
Un uomo senza tempo 

A cura del Parco Letterario e del Paesaggio “Francesco Jovine “, il convegno vedrà impegnati, in una due giorni, 20 e 21 aprile, relatori di fama internazionale quali Jean Pierre Pisetta, Alberto Barausse, Francesco d’Episcopo, Alberto Sana. Non di minore spessore li altri relatori quali Rossano Pazzagli, Maria Stella Rossi, Antonio Mucciaccio, Gioconda Marinelli, Sebastiano Martelli, Plinio Perilli, Angelo Piemontese

Patrocinato dai Comuni del Parco Letterario, dai Parchi letterari d’Europa, dall’Ufficio Scolastico Regionale, dall’Unimol, con il contributo della Regione Molise, grazie al Bando "Turismo e Cultura", vedrà tra gli ospiti il Magnifico Rettore dell’Università del Molise, Luca Brunese, la direttrice dell’Usr Molise, Anna Paola Sabatini

 Le due giornate di studio saranno dislocate nei comuni di Guardialfiera (20 aprile) e Agnone (21 aprile).

Aprirà i lavori l’assessore Vincenzo Cotugno. All’uopo verrà presentato l’inno del Parco a cura di Lino Rufo. Moderatrici delle giornate di studio Italia Troilo e Gina Di Pietro, rispettivamente componente del Cts e segretaria del Parco. Relazioni introduttive di Vincenzo Di Sabato e Francesco Paolo Tanzi. Presenti il presidente dei Parchi Letterari Stanislao de Marsanich e Maurizio Varriano, presidente del Parco Letterario e del Paesaggio “F. Jovine”. 

 Ospitalità e saluti iniziali da parte dei Sindaci Vincenzo Tozzi e Daniele Saia e dei sindaci aderenti al Parco rappresentati dal Sindaco di Pietracatella Antonio Tomassone e Antonio Di Pasquo. Non si escludono presenze di rappresentanti del Governo Nazionale. 

Verranno proiettati, a termine delle due giornate due documentari quali “Gocce” a cura di Simone D’Angelo e “C’era una volta la terra” di Ilaria Iovine e Roberto Mariotti.

Un itinerario emozionale che si sviluppa da Guardialfiera dove il 9 ottobre 1902 nacque Francesco Jovine, che la sua vita di scrittore dedicò alla terra molisana, all’amore della libertà ed al progresso civile e umano/ delle sue genti laboriose - e i luoghi che hanno ispirato le sue opere, fino ad Agnone e a tutte quelle zone corrispondenti ad una comune identità territoriale e socio culturale. E così il principale motivo conduttore dell’opera joviniana, che il Convegno intende riprendere ed evidenziare, consiste nell’appassionata descrizione della realtà contadina molisana: le parole, i gesti, le case, le tradizioni, il duro lavoro dei campi, le sofferenze e le ingiustizie. Il tutto calato in luoghi ben precisi, spesso volutamente riconoscibili. Per questo il Parco si sviluppa sui due principali centri logistici, che sono appunto Guardialfiera, paese di nascita di Jovine, e Agnone, citata dall’autore nel suo “Viaggio nel Molise”, cittadina ricca di storia e tradizioni culturali, definita non a caso da Francesco D’Ovidio “L’Atene del Sannio”; per poi estendersi ad altre zone del Molise, che siano o meno citate dall’autore, depositarie comunque di un’unica identità socio-culturale e ambientale. 

Ecco allora che il Convegno internazionale Francesco Jovine “Un uomo senza tempo”, che abbiamo voluto fortemente realizzare per celebrare l’Autore, uno dei maggiori esponenti del neorealismo italiano, coinvolgerà alcuni tra i maggiori studiosi della sua opera toccando così gli aspetti più salienti della sua vita e della sua scrittura, dalla storia molisana e nazionale alla società contadina, dalla scuola alla sua formazione gramsciana, fino all’impegno politico e sociale che lo ha sempre caratterizzato. Una consapevole rivisitazione dei suoi scritti e del suo amore per la terra natia, sempre presente nelle vicende dei suoi personaggi, e del suo ruolo di primo piano negli anni sofferti e rivoluzionari al tempo stesso del neorealismo. 

Nel ringraziare i relatori e le istituzioni che hanno permesso tutto ciò, siamo convinti che queste due giornate di studi saranno dunque per tutti motivo di orgoglio e fiducia nello sviluppo culturale e turistico del Molise tutto, nel nome di Francesco Jovine e di tutto ciò che ha rappresentato e rappresenta.

 “Il tempo pareva volesse benedire il viaggio di Don Matteo. Era spuntato il sole sulla neve. Il cielo, sgombro di nuvole fino ai limiti dell’orizzonte, era cristallino e lieto; la campagna era senza vapori, era appena macchiata dai tronchi degli alberi e dalle mura grigie delle masserie. Ma giù verso la terra di Puglia, oltre Monte Nevoso, non c’erano che rade chiazze di bianco, che il sole ora nascente avrebbe cancellato. Dopo una scesa piuttosto ripida che conduceva al fiume, c’era un lungo tratto pianeggiante che arrivava fino alle falde di Monte Peloso. Egli decise di camminare ancora: un po’ per riscaldarsi un po’ per il piacere del moto con un tempo così gradevole. Don Girolamo seguiva soffiando dalle froge la sua umida indiscrezione sul collo di Don Matteo, il quale guardava l’orizzonte alla marina dorato dei primi raggi del sole nascente, che montava verso l’alto facendo più profondo e luminoso il cielo; udiva tra le siepi cariche di neve il pigolio gentile dei passeri; da una masseria gli giunse il mansueto belare di pecore: Don Matteo camminava rapido e sorrideva ai suoi pensieri che erano gai e quieti come la mattina… (Signora Ava, Einaudi, Torino 1990, Pag. 98-100) 

"All’alba si sparsero per i campi. Erano arrivati anche una cinquantina di contadini di Pietrafolca che Luca aveva fatti avvertire durante la notte. Il cielo aveva nuvole alte che andavano rapidamente verso il sud. Il solicello di novembre faceva fumigare blandamente la terra. Gli uomini spargevano il seme attingendolo dalle sacche annodate alla cintola; le donne sarchiavano con minuto, rapido zappettio per seppellire i chicchi. Luca girava per i campi e gli uomini dicevano - buongiorno - ; le donne esclamavano – è Luca - , e gli facevano un sorriso”. (Le terre del Sacramento, Einaudi, Torino 1974, Pag. 245) 

Il vagoncino carico di legna anzi decide di trascinarselo dietro: e all’inizio, con un declivio dolce e rettilineo lo fa senza troppa fatica; ma poi via via che monta, le ruote cominciano un diverbio sibilante con i binari. A mano a mano che si sale l’ira cresce e tra le ruote e la linea la lite si fa aspra, sono sberleffi, singulti, ruggiti. I binari hanno sgropponate improvvise e il treno si impenna, caracolla, beccheggia e rulla; ha un moto combinato di brigantino nella tempesta e di cavallo brado. Poi, ad un tratto, s’acquieta, ha la buona grazia di farci ammirare questo bellissimo bosco di abeti, profondo, sterminato e salutare, questi tre denti immani di roccia che annunziano Pietrabbondante. Di qui si vede tutta la vallata del Verrino, ampia, austera, solitaria, a boschi, a macchie, a burroni, a botri. Terra varia, tormentata da rocce, da valloni, da frane, ma tutta coltivata con una sapienza antica; quella stessa che conoscevano i Sanniti che qui ebbero forse il centro più cospicuo della loro civiltà. Il treno. Ora contento della fatica già compiuta, si è addolcito e canta nelle curve strettissime con acuti metallici, in quelle più ampie con tonalità gravi e lente da canto liturgico… Ma ora rimontato il costone, la strada si svolge in volute più ampie ed arriviamo ad Agnone con un ritmo riposante da diligenza”. (Viaggio nel Molise, Ed. Marinelli, Isernia 1976, Pag. 41-44) 

… Il cafone sapeva che tra i due padroni, il duca o il marchese che abitavano a Napoli o a Palermo e che conoscevano appena l’ubicazione delle loro terre, e l’avvocato, il notaio, l’usuraio locale che avevano tutto l’impeto e l’avidità di una classe nuova in progresso, che lesinava invece di sperperare, che conosceva il valore del denaro che era la sua unica arma di dominio, preferiva il duca e il marchese." (Viaggio nel Molise, Ed. Marinelli, Isernia 1976, pag. 118-119)

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