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Storia, scrittura e moralità in Nino Chiovini. Di Gianmaria Ottolini

Storia, scrittura e moralità in Nino Chiovini. Di Gianmaria Ottolini

"Era la parola sorretta dalla memoria che suppliva agli scritti"

09 Dicembre 2020

Era la parola sorretta dalla memoria che suppliva agli scritti, non solo nella trasmissione delle testimonianze e della cultura delle comu­nità montane, ma in altre circostanze, quali le contestazioni, le liti, la perpetuazione delle usanze civili e religiose. (“A piedi nudi”) 

 … campeggia, quasi a voler essere personaggio e imporre una sua presenza, la selvaggia e quasi mitica Valle del Fiume Grande dei nostri predecessori di cinque e più secoli or sono, la Val Grande partigiana e martire, in quel periodo testimone di episodi abbietti e di eventi esaltanti, di avvenimenti tanto drammatici da rasentare l’irrealtà, da sembrare incredibili. (“Val Grande partigiana e dintorni”) 

Un Parco Letterario
Sabato 24 ottobre 2020, con le firme dei Presidenti della Rete dei Parchi Letterari, del Parco Nazionale ValGrande e della Casa della Resistenza, si è costituito il Parco Letterario Nino Chiovini che, ventiseiesimo in Italia e primo nel territorio piemontese, viene dedicato al “partigiano, storico e scrittore verbanese, figura chiave della ricerca etno-antropologica, storico-geografica, socio-economica della Val Grande e del suo territorio, nonché scrittore dalla riconosciuta valenza letteraria”.

 Riprendo, rielaborandolo ed ampliandolo, l’intervento che a nome della Casa della Resistenza ho preparato per l’occasione. Pochi giorni prima una caduta fatale in montagna ci aveva privato di Erminio Ferrari che della cifra umana e letteraria di Nino Chiovini è stato il più coerente interprete e prosecutore, per cui è stato spontaneo, nel mio come in molti degli altri contributi, accostare le due figure.

Tutta la storia è storia locale

Un filo diretto di continuità, come persona e come scrittore, lega Erminio Ferrari – di recente tragicamente scomparso – con Nino Chiovini; in particolare aveva introdotto nel 2002 le riedizioni di due opere di Chiovini: Mal di Valgrande (la precedente era del 1991) e Valgrande partigiana e dintorni che risaliva al 1980.

Nella prefazione di quest’ultima Erminio Ferrari, dopo aver sottolineato il nesso fra il lavoro di Chiovini e quello di Nuto Revelli , citato in epigrafe al saggio introduttivo del volume (Guerriglia nel mondo dei vinti), e diClaudio Pavone , l’autore di Una guerra civile, aggiungeva:

Revelli-Chiovini-Pavone: non siamo qui, s’intende, a stabilire gerarchie di valori tra le opere né, all’oppo­sto, a illuminare di luce riflessa (quella del professore) lo storico di periferia; il parallelo serve, casomai, a rilevare come, pur da una collocazione defilata, il fare storia di Nino Chiovini fosse nel solco della più seria e accorta ricerca.

Perché è questo che conta: non esiste storia locale. Di “locale” possono esservi semmai il valore di una “storia”, o le capacità, le fortune, di un autore; mentre, come hanno dimostrato storici superlativi del nostro tempo, anche di uno sputo di terra si può narrare una storia che parla al mondo. In questo senso si è anche detto, ribaltando la prospettiva, che tutta la storia è storia locale; e allora sì siamo d’accordo. Ed è certo che quella di Nino Chiovini lo era con questo significato...

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