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Ovidio nelle leggende locali

 Lo spirito di Ovidio aleggia nei luoghi, nei racconti e nelle dicerie del popolo, nell’immaginario. Se la casa paterna cittadina potrebbe in effetti esser stata nei pressi della Chiesa di Santa Maria della Tomba, per secoli a Sulmona si è stati certi che la sua “villa” fosse alle pendici del vicino monte Morrone, affacciata al sole, sulla bella conca peligna. I contadini mormoravano del suo tesoro sepolto sotto la frana che la distrusse e ricoprì... In molti lo avevano cercato, inutilmente… ché Ovidio è anche un po’ mago! E perciò capace di incantare… addirittura fare miracoli… tanto saggio da saper leggere coi piedi!

 Ovvio che ad aver alimentato un repertorio tanto fantasioso sia stata la permanenza, attraverso i secoli e le diverse culture, della figura ovidiana nell’immaginario comune. Delle “meraviglie” di villa, magie, carrozze trainate da cavalli infuocati, dei suoi incontri amorosi con bellissime fate, di fonti d’amore, di filtri e pozioni… un giorno tutto sparì, diradato proprio dalla stessa campagna di scavi - effettuata nel 1957 in occasione del bimillenario della nascita del poeta - che avrebbe dovuto invece restituirlo definitivamente alla sua città natale. Emersero così resti di robuste mura in opera cementizia, in incerta e quasi reticolata, emerse un grandioso tempio al posto di una villa, emerse un dio al posto del poeta: la storia riconsegnò al culto di Ercole Curino un luogo che, per secoli, era stato creduto di Ovidio. 

Eppure, se si prova a guardare da lontano il sito, a far scorrere lo sguardo in linea d’aria verso sud di qualche centinaio di metri, leggermente più in basso… ecco delinearsi la struttura di un vecchio e ampio casale di origine agricola dove sono stati rinvenuti resti di muri appartenenti a un edificio di epoca romana, forse proprio la villa di Ovidio della “fantasia” popolare? 

Il volto di Ovidio nella sua Città
Il volto di Ovidio pare sia stato anche ritratto su una leggendaria moneta ai suoi tempi, tuttavia le molteplici testimonianze figurative che abbiamo sono frutto della fantasia di scultori, incisori e artisti successivi all’epoca in cui visse. Raffigurato in “moderni” abiti dottorali o monacali, incappucciato, con le lunghe chiome cinte d’alloro, in cattedra o nello studiolo… tutte le immagini sono il segno di quanto i suoi testi circolino in Europa e di quanto si abbia bisogno di rappresentarlo. 

A Sulmona, dove si dice che prima del terremoto del 1706 fosse del poeta una statua addirittura in ogni via, restano in realtà poche tracce: una testa quattrocentesca di buona fattura, forse appartenuta alla scultura fatta realizzare dal capitano della città, Polidoro Tiberti ; la statua in pietra (XV secolo) collocata nell’atrio del Palazzo della SS. Annunziata, che ritrae Ovidio in abiti dottorali; il volto sul sigillo municipale, recante la scritta S.M.P.E. (Sulmo Mihi Patria Est), sancito nel 1410 da re Ladislao di Durazzo; la figuretta scolpita nel raffinato fregio della cornice marcapiano del Palazzo dell’Annunziata, come vorrebbe la tradizione. Ai primi del Novecento risale la statua bronzea nella centralissima Piazza XX Settembre, fusa dallo scultore Ettore Ferrari sui calchi di quella che gli era stata commissionata per la città di Costanza, in Romania.

Città di Sulmona.
Testi di Maria De Deo

Per informazioni: tel. 392-9126080
cultura@comune.sulmona.aq.it

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