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Leggi ParkTime Magazine n.15

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In una piccola cittadina vicino Chartres era solita passare le vacanze una famiglia che si era stabilita a Parigi tempo addietro. All'ombra della vecchia chiesa con il tetto di ardesia e l’alto campanile abitato dai corvi...

08 Luglio 2021

Leggi ParkTime Magazine n.15

In una piccola cittadina vicino Chartres, nella Francia centro settentrionale, era solita passare le vacanze una famiglia che si era stabilita a Parigi tempo addietro. All'ombra della vecchia chiesa con il tetto di ardesia e l’alto campanile abitato dai corvi, le persone si comportavano seguendo un codice misterioso, spesso indecifrabile per chi veniva dalla città. Un ritorno ad origini lontane per i grandi, un vortice di sensazioni per un giovane ragazzo che prima ancora di scendere dal treno era già rapito dalla gioia incontenibile di poter correre nei campi di grano macchiati dai papaveri. Illiers è ancora là. In mezzo ai campi di grano svetta ancora il campanile con i suoi corvi, ma qualcosa è cambiato. Oggi si chiama Illiers-Combray seguendo la denominazione che le ha dato Marcel Proust nella sua Ricerca del tempo perduto. 

Lontano da Illiers, sulle montagne d’Abruzzo, è a sua volta un colonia di gracchi corallini a riunirsi in volo la sera intorno vecchia torre normanna dei Sangro nel piccolo borgo di Anversa arroccato sulle Gole del Sagittario.  Come Illiers anche Anversa ha aggiunto versi scolpiti nella letteratura alla sua storia millenaria. Gabriele d’Annunzio vi ha ambientato la perfetta delle sue tragedie: La fiaccola sotto il moggio. Due luoghi lontani, due piccoli villaggi così diversi ma gemellati da anni, le cui popolazioni danno oggi dimostrazione di una amicizia e una solidarietà straordinarie che superano i confini e accorciano le distanze.

Sono tanti i treni, le barche e anche le torri che ritornano nelle opere e nei ricordi di scrittori e poeti.  Dai viaggi in treno di Montale alle Cinque terre, a quello di Carlo Levi che si ferma alla stazione di Eboli; dalla torre di Recanati da cui il passero solitario canta alla campagna finché non more il giorno, ai cammini di Efix in Baronia raccontati da Grazia Deledda. Non sempre vacanze, non sempre viaggi vissuti.

Nello Zibaldone Leopardi scrive quanto sia stato colpito dalla cronaca del viaggio a Bukhara del 1820 del barone Meyendorff che annotava sul diario come i nomadi “appaiano inclini alla riflessione …e passano la metà della notte seduti su una pietra a guardare la luna e a musicare parole melanconiche …” . 200 anni dopo, in una notte d' estate ho avuto la fortuna di assistere al bacio sensuale tra Giove e Venere mentre mi trovavo nel deserto di Kyzylkum, in Uzbekistan. Un congiuzione planetaria che la luna piena aveva trasformato in un idillio. Una o due vodka con quattro amici intorno al fuoco e il canto di un pastore Kazako hanno materializzato ai nostri occhi commossi l'immaginario di Leopardi e il “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia” . 

Nel 1522 il missionario portoghese Francisco Álvares rapito dalle meraviglie della Città Santa di Lalibela, nella regione etiope degli Amara, annotava: “Non mi affanno a scrivere di più perché mi pare che non sarei creduto se ne scrivessi ancora”. A soli tre quarti d'ora di volo da Lalibela si trova la biblica Axum (Unesco) residenza della Regina di Saba, citata nel Libro dei Re e oggi martoriata dalla guerra che coinvolge la regione del Tigray. A pochi passi dal piazzale con le decine di stele monolitiche, mito, religione e storia speriamo si fondano ancora nella cappella della Chiesa di Santa Maria di Sion dove un monaco solitario ha il compito di custodire l’Arca dell’Alleanza, dono di re Salomone al figlio Menelik I e portata qui da Gerusalemme. 

"Mai, in tutta la mia vita, vedrò fiumi belli come il Mekong e i suoi bracci che scendono verso gli oceani. Nel paesaggio piatto a perdita d’occhio questi fiumi scorrono veloci, si riversano in mare come se la terra si inclinasse”, scrive Marguerite Duras ne L’amante.  "Addio Monti nascenti dall’acqua, ed innalzati al cielo; vette differenti, conosciute a chi è maturato tra voi, e segnato nella sua mente...", pensa tristemente Lucia sulla barca mentre saluta i luoghi e le persone che teme di non rivedere più.

Non vado oltre ma dalla Norvegia all'Africa subsahariana il messaggio che vorremmo inviare ricordando Ulisse, lo affidiamo alle parole di Pier Paolo Pasolini. Preservare il ricordo di quella “infinità di uomini senza nome” che nei secoli hanno contribuito a creare una ricchezza culturale unica da difendere. “…qualcosa che non è sanzionato, che non è codificato… e che è opera, diciamo così, del popolo, di un’intera storia, dell’intera storia del popolo...” (Pier Paolo Pasolini, La forma della città, 1973).

 Stanislao de Marsanich
Responsabile Pro Tempore ParkTime Magazine

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nb. Le manifestazioni e le proposte estive dei Parchi Letterari sono in continuo aggiornamento nella sezione Eventi del sito e in quelle dei singoli Parchi Letterari

Immagine di copertina di Valeria Crispino


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