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I vincitori del Premio Letterario Carlo Levi 2019

I vincitori del Premio Letterario Carlo Levi 2019

di Angelo Colangelo per Stigliano.net la voce del popolo

03 Dicembre 2019

I vincitori del Premio Letterario Carlo Levi ed. 2019 

 di Angelo Colangelo per Stigliano.net la voce del popolo 

 Il Premio Letterario “Carlo Levi” vide la luce nel lontano 1988 grazie a una bella e meritoria iniziativa del Circolo Culturale “Nicola Panevino”, presieduto da don Pietro Dilenge, e si avvalse del concreto sostegno dell’Amministrazione Comunale di Aliano e poi anche del Parco Letterario Carlo Levi. Oggi la kermesse letteraria alianese, giunta alla prestigiosa meta della XXII edizione, si conferma la più longeva nella nostra regione dopo il “Premio Basilicata”. 

Per la edizione 2019, che si concluderà il 20 dicembre ad Aliano con la tradizionale manifestazione della consegna dei Premi ai vincitori e l’incontro degli stessi con gruppi di studenti di S. Arcangelo e Stigliano, un Premio Speciale fuori concorso è stato assegnato all’editore Franco Esposito, lucano di San Costantino Albanese, dove nacque nel 1935. Trasferitosi nel 1959 a Torino, s’impose nel campo dell’editoria d’arte fondando nel 1968 la “Espolito”. Nel 1974 pubblicò le litografie in cui Carlo Levi intese trasporre momenti significativi del suo libro “Cristo si è fermato a Eboli”. L’artista torinese volle donarne una cartella al Comune di Aliano, il suo luogo di confino tra il 1935 e il 1936, e oggi le sette opere fanno bella mostra di sé nella Pinacoteca a lui dedicata. 

Sono state poi giudicate meritevoli di menzione speciale due opere della sezione regionale: il bel volume Visitatio, curato da Giuseppe Filardi, parroco di Accettura, raccoglie gli scritti ufficiali relativi alla visita pastorale, negli anni 1588 e 1589, del vescovo Giovan Battista Santonio, rivelandosi una fonte di straordinario interesse storico per la vita della diocesi tricaricese nel periodo immediatamente successivo al Concilio di Trento; L’uomo dei taccuini, romanzo di esordio di Candio Tiberi, nato a Campomaggiore, il paese dell’Utopia, propone l’efficace narrazione di una intrigante storia umana che si snoda tra la metropoli romana e Campecchio, un immaginario eppur riconoscibile piccolo comune lucano, legato alle tradizioni della cultura contadina. 

 E’ stata premiata anche la tesi di laurea “Carlo Levi e il Cristo si è fermato a Eboli nella testimonianza dei grassanesi e degli alianesi” che Grazia Verre discusse all’Università di Bari nel 1975, relatore il professor Michele Dell’Aquila. 

 Per la sezione riservata ad autori lucani, è stato premiato Oreste Lo Pomo. Nato a Potenza nel 1959, è volto noto del giornalismo lucano, essendo entrato in Rai nel 1987, dopo aver lavorato per qualche tempo all’Ansa e per altre testate regionali. Ha collaborato anche come inviato speciale con Sergio Zavoli, con il quale ha realizzato molti importanti reportage sulla criminalità organizzata e su altre tematiche sociali riguardanti le regioni meridionali. 

 Oreste Lo Pomo 

 Appassionato di poesia, ha scritto versi fin da giovane sotto l’egida del poeta potentino Vito Riviello, pubblicando quattro raccolte di liriche, tra cui qui si ricorda Ampexando. Al suo attivo anche una significativa produzione saggistica nella quale spicca I telecomandati, un saggio sulla dipendenza, soprattutto dei bambini, da televisione e computer. Il lavoro nel 2009 meritò un riconoscimento speciale al Premio Basilicata. 

In Malanni di stagione, il romanzo di esordio per cui Oreste Lo Pomo ha meritato il Premio Levi, protagonista è Davide, giovane cronista giudiziario, che improvvisamente si ritrova a vivere un’esperienza umana e professionale drammatica. Accade dopo l’arresto di Marco, un impiegato comunale suo amico da una vita e vittima di un caso di malagiustizia, che lo segnerà nel fisico e nel morale. Con loro sono coinvolti nella terribile vicenda le mogli Miriam e Linda, pur esse amiche fra loro, e le figliolette Carla e Giulia, compagne di asilo. 

Grazie a una scrittura ossificata e attraversata da una corrente di sottile ironia, la narrazione, intensa e drammatica, lascia apparire in filigrana, sapientemente tratteggiata, la vita grigia e pettegola di un piccolo anonimo centro di provincia. Magari Potenza, chissà ….! 

Daniela Sacerdoti è nata nel 1973 a Napoli. Cresciuta in Piemonte e laureatasi in lettere classiche, insegna per qualche tempo in Italia. Si trasferisce poi in Scozia, il Paese del marito, e risiede per 15 anni a Glasgow, prima di tornare a vivere, almeno periodicamente, con la famiglia in un piccolo villaggio alpino e fare la spola tra l’Italia e la Scozia. Daniela Sacerdoti La sua attività letteraria testimonia che ha vissuto in un ambiente familiare ricco di stimoli culturali, ma che non si è lasciata condizionare dalla fama dell’illustre parente Carlo Levi. Il romanzo di esordio, Ho bisogno di te, risale al 2014 e dimostra che l’autrice da tempo ormai pensa e scrive in italiano e in inglese. Come confermano le due opere successive Se stiamo insieme ci sarà un perché e Amaro, zucchero e caffè, che riscuotono un grande successo e la rendono un’autrice bestseller con oltre un milione di copie vendute e tradotta in ben dodici lingue. Nell’ultimo romanzo, Tienimi accanto a te, vincitore del Premio Levi 2019 per la narrativa nazionale, protagonista è Ava, una bimba londinese che, abbandonata dal padre Toby all’età di sei anni, subisce un forte trauma. Dopo alcuni giorni di completa afasia la sua mente è assediata da strane visioni, per cui si crea una continua sovrapposizione di realtà e immaginazione. 

Prendono vita altri luoghi e altre persone e in lei si insinua addirittura la figura di un’altra mamma. 

 Anna, la madre reale, nel disperato tentativo di aiutare la figlia, decide dunque di trasferirsi con la bambina a Seal, una minuscola isola delle Ebridi, in cui Ava ritiene siano la sua casa e l’altra sua madre. Il romanzo risulta avvincente grazie ad una scrittura luminosa e ad un racconto che cattura il lettore, tenendone l’animo sospeso con grande sapienza narrativa. L’autrice, sensibile interpetre di quel guazzabuglio che è il cuore umano, non solo coinvolge emotivamente, ma induce a riflettere sul rapporto fra genitori e figli e su altri temi esistenziali di eterna attualità.

 Mario Tozzi, nativo di Margherita di Savoia, è apprezzato divulgatore scientifico e saggista. Laureato a pieni voti in geologia alla Sapienza di Roma, consegue il dottorato di ricerca in Scienze della Terra ed entra a far parte, in qualità di primo collaboratore, del Centro Nazionale di Ricerca. Negli anni ha dispiegato un’intensa attività socio-culturale nelle vesti di Presidente Nazionale dell’Arcipelago Toscano, Commissario Regionale dell’Appia Antica e Membro del Consiglio Scientifico del WWF, ma soprattutto come collaboratore e autore di rinomati programmi sulle più importanti reti televisive nazionali. 

Attraverso Geo & Geo, Gaia, Terzo Pianeta, Atlantide, Fuori luogo ha sollecitato un numeroso pubblico radiotelevisivo ad affrontare tematiche socio-ambientali di grande rilevanza, di cui ha scritto con competenza e passione anche sul quotidiano La Stampa e sulla rivista Vanity Fair. Per questo ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti quali il “Premio Capo d’Orlando” e il “Castello di Lerici”. 

Il libro L’Italia intatta di Mario Tozzi, in quattro splendide sezioni, offre al nostro sguardo incantato prima la visione del variegato territorio delle Alpi, dalle Dolomiti alle Alpi Liguri di Ponente. Poi quello delle isole, dalla Barbagia, al mare dei “balenti” del Supramonte di Baunei, al paradiso di Montecristo, alle Eolie, che furono dimora degli dei, alla valle di Demetra, ai luoghi misteriosi di una Palermo sotterranea.

 Terza tappa dell’affascinante viaggio alla ricerca dell’intatto, in compagnia di scrittori, artisti e intellettuali di ogni epoca, sono l’Aspromonte incontaminato e il Pollino, terra degli ultimi patriarchi, ossia dei maestosi pini loricati. Subito dopo le Dolomiti lucane e i calanchi di Aliano, «fantastici da lontano e irresistibili da vicino», si procede, attraversando una regione che rischia di snaturarsi a causa del petrolio, verso l’immensità piatta della valle del Bradano e delle Murge pugliesi, fino a Napoli. 

 Il viaggio si conclude, infine, nel sorprendente ventre di Roma, passando per le “terre moderatamente cognite” della Maiella, il bastione intatto dell’Adriatico, per la Marsica degli orsi e delle faggete vetuste, per la pianura fiorita delle Marche e il cuore caldo della Toscana. 

Mario Tozzi ci dona insomma una stupenda rappresentazione della bellezza della Natura prima e ancor più che del Paesaggio italiano. E denuncia, allarmato, i molti e gravi danni che l’una e l’altro hanno subito e rischiano ancora di subire per gli interventi dissennati degli uomini: dalla estinzione di alcune specie faunistiche, alla distruzione della flora, all’erosione delle spiagge.


Vedi anche Premio Letterario Nazionale Carlo Levi


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