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Storia della fine di due giovani principesse della corte medicea: Isabella e Leonora

12 Giugno 2023
Storia della fine di due giovani principesse della corte medicea: Isabella e Leonora
La tragica morte di Isabella de’ Medici, bellissima figlia di Cosimo I ed Eleonora di Toledo, per mano del marito duca di Bracciano, è uno dei miti del Cinquecento italiano.

La tragica morte di Isabella de’ Medici, bellissima figlia di Cosimo I ed Eleonora di Toledo, per mano del marito duca di Bracciano, è uno dei miti fondanti del Cinquecento italiano. Ancora oggi l’omicidio di Isabella appare coerente con il contesto storico in cui sarebbe avvenuto, s’inserisce perfettamente nel clima di dissolutezze della Firenze dei Medici e della Roma cupa dei baroni e dei pontefici. Questa tesi è sostenuta dalla scrittrice Caroline P. Murphy (Isabella de 'Medici: The glorious life and tragic end of a renaissance princess, Faber & Faber; 2008).

 Al contrario l’archivista romana Elisabetta Mori, dopo accurate ricerche, sostiene che la vera storia di Paolo Giordano Orsini e Isabella de’ Medici sia scritta negli innumerevoli faldoni e pergamene della famiglia Orsini conservati a Roma e nelle centinaia di lettere che il duca di Bracciano e la figlia di Cosimo I si scambiarono nel corso di circa venti anni dal 1556 al 1576, dalle quali emerge il ritratto vero e commovente di una giovane donna intrappolata tra accordi diplomatici, calcoli politici e sentimenti profondi, restituendole l’onore cancellato da mille calunnie, avvalorando la versione dell’accaduto che parla di morte naturale (E. Mori, L’onore perduto di Isabella de’ Medici, Garzanti, 2011). 

L’aspetto che mi preme approfondire riguarda due interessanti tele conservate presso il Museo del santuario della Verna raffiguranti due giovani, eleganti nonché raffinate e aristocratiche donne in vesti di sante, databili alla fine del secolo XVI che ipotizzo possano ritrarre le due giovani sfortunate donne di casa Medici, Isabella e Leonora Alvarez de Toledo. Mi è d’obbligo precisare che era consuetudine acquisita dalla famiglia Medici farsi ritrarre in vesti di santi e sante come si vede nel dipinto di Giovanni Maria Butteri Sacra Conversazione con membri della famiglia di Cosimo I in vesti di santi, realizzato nel 1575, ( Cerreto Guidi, Villa Medicea) nel quale la madre di Cosimo I , Maria Salviati è ritratta nelle vesti di Sant’Anna, Eleonora di Toledo al centro nelle vesti della Vergine, Cosimo I e il figlio Ferdinando, Francesco I e Paolo Giordano Orsini come santi non meglio identificati; in basso a sinistra seduta a terra Isabella nei panni di Santa Caterina di Alessandria regge un libro sul quale è riportata la data di esecuzione del dipinto. Accanto ad Isabella il cardinal Giovanni con le fattezze del San Giovannino, fratello prediletto di Isabella. La villa medicea di Cerreto dove morì Isabella probabilmente per ostruzione delle vie urinarie, rimane avvolta come la morte della giovane, nel mistero.

 La sottoscritta per prima ipotizzò che i dipinti del Museo della Verna potessero raffigurare i ritratti delle due principesse di casa Medici (Catalogo Museo della Verna, 2010) ma non tutti gli studiosi hanno in seguito accettato tale ipotesi come la Goldenberg Stoppato (scheda n.7, in LaVerna, I Medici, 2013, pp.68/69).Nel 2018 Laura Morelli riprende l’argomento e accoglie l’ipotesi dalla sottoscritta relativa all’identificazione dei soggetti raffigurati ma non l’attribuzione ai pittori Valore e Domenico Casini. La studiosa propone infatti una nuova attribuzione al pittore Filippo Furini detto Pippo Sciamerone (1570 ca. 1623/24).

 Non volendo in questa sede ritornare sulla questione attributiva, mi limito a riconfermare l’identificazione dei due ritratti con le principesse di casa Medici Isabella e Leonora così somiglianti ai ritratti ufficiali, in vesti di sante che nasce sulla scorta dell’analisi delle ricche vesti e i preziosi gioielli indossati dalle effigiate, dall’analisi delle corone che cingono loro la testa e che rimandano per i puntali con perle e i gigli a quelle del tesoro dei Granduchi, dalla fulva capigliatura di Dianora Alvarez di Toledo e soprattutto dalla presenza di alcuni elementi che sembrano aggiunti in un secondo momento alla raffigurazione originaria: vedi le palme del martirio e gli attributi di riconoscimento delle sante (Canne d’organo per Cecilia/Isabella e piattino con gli occhi per Lucia/Leonora) posizionati in un secondo momento quasi forzatamente sul fondo scuro da mano inesperta. Si può quindi supporre che i ritratti fossero già stati completati quando a seguito dei drammatici avvenimenti, qualche membro della Compagnia dei Benefattori di Firenze (iscrizione presente in entrambe le tela in alto a lettere dorate) deve aver pensato di farne omaggio alla Verna luogo caro ai Medici. Si potrebbe anche supporre che fossero destinate al decoro della costruenda Beccia destinata ad accogliere le pellegrine, quali esempi di virtù e fede ma anche, come suggerisce la Morelli, in occasione dell’ascesa alla Verna di Cristina di Lorena accompagnata nel 1598 dalle giovani Maria de’ Medici e Eleonora Orsini che dovettero alloggiare nel Quartiere dei Principi dove i due dipinti si trovavano ancora nel 1913.

 Due opere affascinanti sia per il raffinato ductus pittorico che permette di inserirli a pieno titolo nell’ambito della ritrattistica di corte, sia per il potente e drammatico messaggio che le giovani raffigurate inviano allo spettatore infondendo un sentimento di pietà per le drammatiche vicende legate alla loro vita e soprattutto alla loro morte: esse infatti unite da legami di parentado, Leonora era nipote di Eleonora di Toledo, madre di Isabella, trovarono la morte in giovane età a distanza di soli sei giorni l’una dall’altra nell’anno 1576. 

Isabella Romola de’ Medici aveva trentaquattro anni e amava il canto e la musica cosa che spiegherebbe la scelta del committente di accostarla a Santa Cecilia, Leonora detta anche Dianora Alvarez de Toledo, cognata del Granduca Francesco I, uccisa dal marito Pietro Medici all’età di ventitré anni nel castello di Cafaggiolo, viene descritta di grande bellezza e raffinatezza e secondo la testimonianza di Agostino Lapini “aveva due occhi che erano come due stelle splendenti” forse un indizio che spiegherebbe la scelta dei committenti ad accomunarla a santa Lucia.

Alberta Piroci Branciaroli

Riproduzione riservata © Copyright I Parchi Letterari

Immagine, Giovanni Maria Butteri Sacra Conversazione con membri della famiglia di Cosimo I in vesti di santi, realizzato nel 1575, ( Cerreto Guidi, Villa Medicea) 


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