Percy B. Shelley – San Terenzo e il Golfo dei Poeti
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Ai tempi degli Shelley a San Terenzo si arrivava solo via mare.
Sono passati quasi duecento anni e strade e abitazioni sono state costruite. La statale La Spezia-Pisa, ultimata nel 1824, devia, dopo la galleria del Muggiano a destra, verso la piccola baia, così che vi si può arrivare direttamente, quasi sull’acqua. Ma chi proviene da est, cioè da Sarzana o da Carrara, oltrepassato il Magra su ponti (fino agli anni ‘50 bisognava guadarlo con barche) può risalire la statale che poi, a Romito (il luogo romito, cioè solitario), sale su per la collina detta della Bellavista perché da lì improvvisamente si squarcia la visione del Golfo e può quindi scendere giù a Lerici e da Lerici arrivare a San Terenzo. Ma sia che ci si arrivi in automobile o che ci si affacci, in qualche passeggiata a piedi, dalle alture che sovrastano la baia con i loro boschi fitti e i grandi forti pieni di cunicoli e corridoi impercorribili e cameroni e piazze d’armi (Santa Teresa e Pianelloni vicino al promontorio di Falconara a ovest, Canarbino a Nord, la Rocchetta a est), la scena che appare è “di una bellezza inimmaginabile”.
Le parole di Mary Shelley: “La scena era davvero di una bellezza inimmaginabile. La distesa azzurra delle acque, la baia quasi del tutto circondata dalle coste, con il vicino castello di Lerici che la chiude a est, e Portovenere a ovest in distanza: le varie forme delle rocce che delimitavano a precipizio la spiaggia sopra alla quale c’era soltanto un serpeggiante e accidentato sentiero verso Lerici, e nessuno sull’altro lato: e il mare senza maree, che non lasciava né sabbia né ciottoli, formavano uno scenario come se ne vedono soltanto nei paesaggi di Salvator Rosa”.
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