Home Mission Parchi Viaggi Eventi Almanacco Multimedia Contatti
nel parco Grazia Deledda

La Cucina Letteraria

I Menu Deladdiani raccontano Galte

Caffè e bistoccu: da “ Elias Portolu”...bevi il caffè, figlio mio - disse zia Annedda - prendi questo biscotto, sta allegro che siam in festa …
il caffè con su bistoccu sardu (biscotto) è da sempre l'invito per eccellenza, che anche nelle case più povere viene offerto ai visitatori.

Ricotta e abbathu: da “ Marianna Sirca”... era un uomo da nulla, Berte Sirca: lasciatelo con le sue giovenche, con i suoi arnesi da pastore, con la ricotta e il cacio fresco ...
Il pastore dal latte degli armenti produce il formaggio e lo vende, dagli avanzi del siero del formaggio estrae la ricotta che tiene per la provvista famigliare. Anche il miele, che veniva prodotto in grande quantità era destinato alla vendita, mentre per il consumo famigliare si consumava s'abbathu, che si ottiene dalla spremitura dei favi da cui viene estratta la rimanenza del miele, poi questi favi dopo la spremitura, vengono sottoposti a bollitura con arance e melacotogna, fino ad ottenere un caramello scuro e denso detto appunto abbathu.
Quest'alimento era il miele dei poveri; s'abbathu accompagnato alla ricotta diventa una sorta di dolce.

Formaggio fresco di pecora arrostito con miele:
da “L'Assassino degli alberi”... più che vino, il miele, raffreddandosi ma non del tutto, condiva il pranzo, in esso immergevano le bianche fette del formaggio fresco, il formaggello arrostito …
Il formaggio fresco è un caccio di latte pecorino con circa 24 ore di salamoia e 15 o 20 giorni di stagionatura. Questo alimento molto semplice, all'origine veniva e viene ancora, arrostito fino ad ottenere una morbida pasta filante, la quale spalmata sul pane carasatu era arricchita con il miele. Questo dolce rustico risulta essere l'antesignano dell'odierna seata, ed era principalmente il dolce dei ricchi.

Sa frue: da “ Canne al Vento”... << io non capisco come avete fatto a lasciare la casa sola, comare Kallì; come?>> disse una ragazza alta che portava sotto il grembiule un vaso di latte cagliato, dono del prete alle dame Pintor … Sa frue è un latticino molto leggero e fresco, al latte appena appena tiepido si aggiunge il siero che fa si che il latte si compatti morbidamente, essa può essere dolciastra o leggermente acidula oppure salata.

S'irvuzzu: da “Marianna Sirca” ...il pasto era frugale, un pasto quasi di povera gente: pane cotto ed erbe ... Questo piatto povero è realizzato con erbe selvatiche, che vengono bollite e poi rosolate con olio d'oliva; i poveri anticamente lo condivano con olio di lentischi, mentre i ricchi usavano il lardo. La pietanza si accompagna con il pane carasatu bagnato o pane lentu a mo di involtino. Porcheddu arrostu: da “Anime oneste”... poi venne in tavola il clou della cena, il porchetto che fumava, in una apoteosi di aromi, tutto d'un rosso dorato su uno sfondo di un enorme vassoio di porcellana …
Questa pietanza contraddistingue la cucina sarda e la stessa G. Deledda lo propone come piatto quasi comune nei vari romanzi a iniziare da “ Canne al Vento”.

Sa sartizza: da “Ferro e fuoco”... Si trasformavano in rosee collane di salsiccia. I loro festoni venivano appesi alle travi della cucina, e per farle essiccare presto si accendeva il focolare centrale ...
Anche la salsiccia è un alimento di origine agro – pastorale comune in tutte le case del paese.

Pane
: da “L'edera” ...questo retrobottega...serviva anche da sala da pranzo: c'era una tavola apparecchiata, con un canestro ricolmo di quel caratteristico pane sardo …
Nota particolare merita il pane sardo che si contraddistingue per la varietà delle tipologie

Pane carasatu: è il pane sardo per eccellenza, si ottiene da una sfoglia sottile di pasta di semola di grano duro, che dopo essere stata stesa viene sottoposta a doppia cottura: la prima fase, detta cottu in crudu o iffurratta, fa si che la sfoglia si gonfi e sia possibile separarla in altre due sfoglie ancora più sottili, dette pane lentu perché hanno una certa morbidezza; la seconda fase di cottura è detta carasare, ossia biscottare e vede riportare in forno le sfoglie di pane lentu che così acquisiscono quella fragranza che solo il pane carasatu ha. Questa tipo di cottura consente la conservazione di questo pane a lungo termine, fino anche a tre mesi.

Coccone lenta: questo pane è una sorta di focaccia il cui impasto, sempre di farina di semola è arricchito con lo strutto che gli conferisce la morbidezza. Si può conservare fino a 5 o 6 giorni.

Pane 'e gherda:
è realizzato con lo stesso impasto di sa coccone lenta solo viene aggiunta sa gherda, che sarebbero i ciccioli ottenuti dal deposito dei ritagli dei maiali che si usano per produrre lo strutto. Questo pane è molto gustoso e calorico.

Su coro de sa cuffitura
: da “Canne al Vento”... Anche Don Predu andava laggiù. Dalla sua bisaccia a fiorami usciva l'odore del gattò che portava in regalo al rettore suo amico ...
Questo dolce molto ricco e gustoso è realizzato con mandorle dolci tostate insieme a fili di arancia e limone e al miele. A Galtellì era ed è il dolce tipico dei matrimoni. Solo i ricchi a quel tempo potevano permettersi il lusso di farlo anche per altre occasioni o feste, proprio come fa Don Predu.

Vino: da “ Canne al Vento”...infine bevette: era un vino dolce e profumato come l'ambra e a berlo così, dalla bocca stretta della zucca, dava quasi un senso di voluttà …
Il vino è buon compagno di ogni pasto,o incontro tra amici e conoscenti.


Sas Origliettas

Dolce tipico del Carnevale della zona del Nuorese che si distingue per originalità e laboriosità nella preparazione.

Ingredienti per 1 Kg di impasto:

750 gr di farina di semola 
250 gr di farina "00" 
5 uova intere  1
50 gr di strutto  1
50 gr di zucchero 
acqua q.b 
1 buccia di un limone grattugiata 
miele e olio di semi di girasole

Preparazione

In una spianatoia si impastano le farine, lo zucchero , le uova, lo strutto e la buccia di limone. Gli ingredienti si devono amalgamare fino ad ottenere un impasto liscio ed omogeneo, aggiungendo dell'acqua quando serve. Si lascia riposare in frigorifero per mezz’ora.
Montata poi la macchinetta per sfogliare la pasta, si tirano delle sfoglie (che saranno poi tagliate di lungo) lunghe 50 cm con uno spessore di 1 cm. A questo punto verrà data loro una forma di fiore sollevando la "tagliatella" e con le dita premendo per far attaccare i lembi. Andranno dopo fritte nell'olio e fatte dorare. Ultimare con il miele.  

Questi menù della cucina Sarda e altri ancora, raccontano la vita semplice e il mangiare sano del Popolo Sardo. 

A Galtellì, Paese musa ispiratrice di Grazia Deledda, dove tutto sembra essersi fermato nell'incanto delle magie e delle melanconie cantate dall'Autrice nuorese, sono proposti dall'agriturismo “Tanca e Gaia” di Francesca e Donato Monne, che rappresentano il fiore all'occhiello della cucina locale.

I testi e le descrizioni delle pietanze sono state curate da Anna Masala, guida turistica nel territorio di Galtellì e socia della Tramas Soc Coop che da anni cura i percorsi guidati nel Parco Letterario® Grazia Deledda di Galtellì.


Per info:
Francesca Giobbe Agriturismo “Tanca e Gaia”, via Aldo Moro 29, tel 0784 90421
Anna Masala reperibilità al cell. 347 5011819
email:
tramas.galte@gmail.com
anna.mas67@gmail.com

 

Creazione Siti WebDimension®