Il Pantheon degli Arborea. Quando rivolgiamo lo sguardo indietro nel tempo, un periodo a noi caro del Parco Letterario Giuseppe Dessì, dopo il periodo Nuragico è senza dubbio quello Giudicale....Di Tarcisio Agus*
Parco Letterario Giuseppe Dessì
Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna
Il Pantheon degli Arborea
di Tarcisio Agus*
Forse perché dopo tante influenze
e conquiste, a cominciare dai fenici, punici, romani, bizantini, sino ai
genovesi, pisani, aragonesi e spagnoli, abbiamo, intorno al 900 d.C,
accarezzato una sorta di auto governo dell'isola, anche se suddivisi in quattro
regni indipendenti di Cagliari,Torres, Arborea e Gallura, governati ciascuno da
un proprio re, chiamato in sardo Judikes, del luogo o Stato.
I quattro Stati sardi venivano
chiamati Giudicati. Ognuno era un regno sovrano, ma non di proprietà del
re, perché di natura democratico. Le decisioni più importanti che coinvolgevano
il Giudicato erano affidate ai
rappresentanti del popolo, eletti nelle diverse circoscrizioni, chiamate Curatorie,
che costituivano il parlamento, detto Corona de Logu.
Il territorio ed i centri abitati
del Parco Letterario Dessì appartenevano al Giudicato di Arborea e
ricadevano entro la curatoria, oggi diremmo provincia, di Bonorzuli.
Per quasi trecento anni i nostri
Stati vivevano più o meno in pace, anche se le alleanze, ora con i genovesi da
una parte ed i pisani dall'altra, creavano frizioni e scontri al loro interno.
A complicare la situazione, ci
pensò Papa Bonifacio VIII, quando nel 1297, per porre fine alla guerra del
Vespro, scoppiata nel 1282, tra gli Angioini e Aragonesi, per il possesso della
Sicilia, motu proprio, istituì il Regno di Sardiniae et Corsica,
infeudandolo successivamente a Giacomo II il Giusto, re della Corona d'Aragona,
con la promessa di aiuto se si fosse mosso alla
conquista dell'isola, in cambio della Sicilia.
Giacomo II nel 1323 si alleò con
il re del Giudicato di Arborea e
conquistò i territori in mano ai pisani di Cagliari, della Gallura e della
città di Sassari, che chiamò Regno di Sardegna e Corsica, dando
parzialmente corpo all' istituito ideato
da Bonifacio VIII.
La nascita del nuovo regno
aveva spazzato via tre dei quattro stati
giudicali, ma evidentemente per ragioni di sopravvivenza, temendo
l'unificazione catalana della Sardegna con la soppressione dello stesso
giudicato di Arborea, nel 1353 scoppiava la guerra tra Mariano IV, re di
Arborea ed il suo ingombrante alleato aragonese, Pietro IV d'Aragona. Nel 1354
gli aragonesi conquistarono anche Alghero, facendola diventare pienamente
catalana.
Quel piccolo Regno di Sardegna,
ormai circoscritto al giudicato d'Arborea, riuscì, con i suoi ultimi re,
Mariano IV, Ugone III, Eleonora, Mariano V, sotto l'egida della madre
Eleonora, e Guglielmo III, a mettere
alle corde gli aragonesi, tra 1365 ed il
1409, conquistando l'intera isola di Sardegna ad accezione della città di
Cagliari ed Alghero.
Si accarezzava l'unità dell'isola
e la sua piena indipendenza, tutta sarda, ma gli eventi mutarono la storia e
proprio nel 1409 Martino il Giovane, re di Sicilia ed erede d'Aragona,
sconfisse i sardi nella battaglia di Sanluri, meglio nota a noi sardi Sa batalla.
Questa grande pagina della storia
medioevale sarda aveva il suo centro nella città di Oristano, ove si presumeva
riposassero le spoglie dei re sardi di quel valoroso regno che per un soffio
avrebbe cambiato i destini dell'isola, mentre come a noi noto finimmo sotto il
dominio degli aragonesi prima e degli spagnoli poi. Diventammo così Regno di
Sardegna, sotto la Corona di Spagna nel
1479, perché la Corsica non fu mai conquistata. Per quattrocento anni fu uno
stato imperfetto della Corona, perché privo di potestà, pur avendo un
territorio ben definito ed un popolo.
Solo con il trattato di Londra nel 1718, quando il Regno di Sardegna
venne ceduto ai duchi di Savoia, questi lo resero perfetto, attribuendoli la totalità del
potere, summa potestas.
Di molti regnanti si conservano i
mausolei, come per i Savoia, distribuiti in Italia, fra la basilica di Superga
a Torino, il Pantheon a Roma e perfino a Cagliari, nella cattedrale, ma dei
nostri re nessuna traccia, neanche nel capoluogo del regno.
Questo perché i conquistatori,
certamente, come la storia ci insegna, avranno volutamente cancellato ogni
traccia per meglio sottomettere i popoli conquistati, eliminando ogni legame
con il glorioso passato.
Della storia del regno di
Eleonora per fortuna rimangono molti documenti che ci hanno permesso di
conoscere meglio il nostro Stato giudicale, con un proprio parlamento e proprie
leggi, come le Cartas de Logu, le carte dello Stato che raccoglievano le
leggi in lingua sarda condivisa da tutti i giudicati sardi. L'importante
documento legislativo ebbe una sua prima versione ad opera del giudice Mariano
IV d'Arborea e successivamente aggiornata ed ampliata da Ugone III ed Eleonora
alla fine del XIV secolo. Furono talmente importanti e radicate nel tessuto
isolano le norme della Carta del Logu che restarono in auge sino all'entrata in
vigore del Codice Feliciano, nel 1827.
All'interno dei confini del
primordiale Giudicato d'Arborea, dotato di propria cancelleria, propri emblemi
araldici, nonché di proprie frontiere incastellate, non molti anni fa, un
giovane ricercatore, Giovanni Battista Mallica, nonché studioso di storia
medievale della Sardegna di un comune del giudicato, San Gavino, si incuriosì
per le strane effige rappresentate nell'abside gotica della chiesetta di San
Gavino Martire, un tempo esterna all'antico abitato ed oggi annessa
all'Istituto delle suore del Cenacolo Cuore Addolorato e Immacolato di Maria.
L'attenta osservazione di
Giovanni consentì al Prof. Cesare Casula, il 22 Marzo del 1984, di fare
l'importante annuncio, presso la sede del C.N.R, sui rapporti italo - iberici,
della storica scoperta,: quei peducci pensili rappresentavano gli ultimi re del
grande Giudicato d'Arborea, Mariano IV, Ugone III, Eleonora con i figli
Federico e Mariano V e suo marito Brancaleone Doria.
Parte restante di una più
complessa rappresentazione, non solo scultorea ma anche pittorica, purtroppo
andata dispersa nel tempo, é oggi la prima ed unica rappresentazione plastica
dell'affascinante civiltà medioevale della Sardegna e del nostro Parco
Letterario.
A buon titolo viene considerato
il Pantheon degli Arborea, tanto che si pensava custodisse una cripta,
ove riposassero le importanti spoglie. Purtroppo sin'ora non è dato sapere,
così come non si ha notizie del perché di questa scelta, presso una piccola
chiesa ad unica navata, posta ai margini dell'allora borgo di San Gavino
Monreale.
Quando l'importante edificio
religioso veniva eretto, intorno al 1347 - 53, sotto il vigile controllo del
castello di Monreale, che dal 1324 diveniva anche residenza regale, al governo del giudicato sedeva Mariano IV de
Bas-Serra, e proprio nel 1353 che gli Arborea
cominciarono a cambiar politica sino a dichiarare guerra al Regno Sardegna e Corsica, in mano alla Corona di
Aragona.
Possiamo dire che il solitario ed
unico monumento agli Arborea, distante circa 5 km a sud del Castello di
Monreale ed a 50 km dal capoluogo del giudicato, rimare ancora un mistero, ma
con i documenti d'archivio e queste nostre rappresentazioni plastiche degli
ultimi regnanti, resta aperta la via per
ulteriori conoscenza e scoperte che ci aiuteranno meglio a capire del
mancato stato, ma anche la portata culturale e sociale raggiunta ed in parte
protrattasi durante tutta la conquista catalana e spagnola, sino alla soglia
della costituzione del Regno d'Italia.
Professore Tarcisio Agus, 24 luglio 2020
*Presidente del Parco Geominerario, Storico e Ambientale della Sardegna
Vedi anche :
www.parcogeominerario.eu
www.fondazionedessi.it
Riproduzione riservata © Copyright I Parchi Letterari
Le foto tratte dal sito del
Comune di Sangavino
1) Facciata della Chiesa di San
Gavino Martire
2) Peduccio che rappresenta
l'immagine di Eleonora d'Arborea
3) Campana bronzea con gli stemmi
araldici dell'Arborea e dell'Aragona