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#iorestoacasa e leggo Dante e Il nascondiglio del diavolo nel Parco Emma Perodi. Di Alberta Piroci

#iorestoacasa e leggo Dante e Il nascondiglio del diavolo nel Parco Emma Perodi. Di Alberta Piroci

#iorestoacasa con il Parco Letterario Emma Perodi e le Foreste Casentinesi e leggo IL NASCONDIGLIO DEL DIAVOLO: la novella che Emma Perodi dedicò a Dante. Di Alberta Piroci*

31 Marzo 2020

Parco Letterario Emma Perodi e le Foreste Casentinesi

IL NASCONDIGLIO DEL DIAVOLO : LA NOVELLA CHE EMMA PERODI DEDICO’ A DANTE

di Alberta Piroci

 Nella novella “Il nascondiglio del Diavolo” la scrittrice toscana incentra la sua narrazione sul poeta fiorentino ser Bindo de’ Bindi (Dante Alighieri) e sul mistero della genesi della Commedia, argomento che a tutt’oggi appassiona gli studiosi di Dante non ancora giunti ad una conclusione unanime. Gli esperti infatti ritengono che gli originali primi sette canti del poema siano andati perduti e non ancora ritrovati.

Ancora una volta dunque Emma, traendo spunto dalla storia/leggenda che circolava fin dai tempi di Boccaccio, invita il lettore a seguirla nel mondo dell’immaginazione ma anche a riflettere su un argomento che si rivelò misterioso fin dal secolo XIV.

La novella ambientata presso il castello dei conti Guidi a Stia prende spunto dalla notizia relativa ai primi sette canti della Commedia che ser Bindo /Dante perde durante il viaggio intrapreso per raggiungere il castello guidigno. I riferimenti al poeta esule fiorentino che Emma introduce nel racconto, quasi fossero indizi, sono molti: "bisogna sapere che ser Bindo aveva incominciato un poema diviso in canti di cui ne aveva scritti sette; e ancora riferendosi a ser Bindo scriverà il più grande e gentile poeta di quel tempo; chiaro risulta il riferimento alla Commedia in queste parole: "il famoso poema col quale intendeva di sferzare i vizi dei suoi ingrati concittadini … cosa tanto pregevole da vincere tutti i poeti dell’antichità".

Emma narra dunque di un poeta Ser Bindo dei Bindi (Dante) fiorentino, fuoriuscito che durante il viaggio per raggiungere, su invito del conte Romano de’ Guidi, il castello di Stia, a seguito di una bufera di neve nel mese di marzo al passo della Consuma, perde la mula che trasportava, oltre i suoi bagagli, anche una valigia con i suoi preziosi scritti (i primi sette canti del poema): da qui si sviluppano le vicende e le peripezie che ser Bindo dovrà affrontare prima di poter portare a termine il suo capolavoro. Come in molte novelle della Perodi saranno necessari interventi soprannaturali della Madonna per contrastare il Diavolo cui l’antagonista Ciapo, poeta di poco valore che dopo aver trovato i canti li fa propri affidandosi ad Diavolo e nascondendoli in una camera del castello di Poppi: "nella parete a fianco del letto si aprì una specie d’imposta che lasciò vedere una cassa di ferro. Ciapo ripose dentro a quella la busta che conteneva i canti e la cassa si richiuse con fracasso, l’imposta sbatacchiò e nessun occhio umano avrebbe potuto trovarne traccia”.

La Perodi, con fantasia, tesse la trama della novella prendendo spunto dalla versione di Boccaccio che nel Trattatello e poi nelle Esposizioni, riferisce un episodio accaduto cinque anni o più dopo che Dante fu bandito da Firenze: l’indicazione cronologica, riporta pertanto all’incirca al 1306-7. Messer Giovanni Boccaccio narra di un ritrovamento a Firenze dei primi sette canti dell’Inferno dopo l’esilio di Dante quali tracce testuali di un copione primitivo la cui origine potrebbe forse risalire ad un viaggio di Dante a Roma in occasione del giubileo. 

 La seconda versione, più ampia e dettagliata della prima, racconta che Gemma Donati, prevedendo che a seguito della condanna del marito la loro casa sarebbe stata saccheggiata, ne aveva asportato alcuni forzieri con certe cose più care e con iscritture di Dante e li aveva fatti nascondere in luogo sicuro. Dopo «cinque anni o più» Gemma cerca di ottenere le rendite che le spettavano sui beni dotali confiscati, ma per intentare la causa deve esibire alcuni documenti che si trovavano per l’appunto in quei forzieri. Allora incarica un amico o un parente, in compagnia di un legale (procuratore), di compiere la ricerca. Nei forzieri, fra altre cose, questi trovano più sonetti e canzoni in volgare e un quadernetto contenente i primi sette canti dell’Inferno. Il quadernetto è dato in visione a Dino Frescobaldi, poeta (famosissimo dicitore in rima) e rampollo di una cospicua famiglia di banchieri. Dino, ammirato di ciò che ha letto, prima ne fa copie e le distribuisce agli amici, e poi decide di far riavere il quadernetto a Dante perché possa continuare la composizione interrotta. Venuto a sapere che si trovava in Lunigiana presso il marchese Morello Malaspina, lo invia al marchese, il quale, pieno di ammirazione lui pure, incita Dante a riprendere la scrittura del poema.

Nessuno è in grado di stabilire con esattezza se il lavoro sia proseguito proprio dal punto in cui era rimasto interrotto, quale fosse il punto in cui era rimasto interrotto, se le parti scritte fossero solo un abbozzo o avessero raggiunto una loro compiutezza. Tuttavia non può essere trascurata la circostanza che le testimonianze esterne combaciano con i dati ricavabili dal testo. È sufficiente anche solo scorrere la bibliografia critica per accorgersi quanto largamente sia riconosciuto il fatto che i primi canti dell’Inferno, all’incirca fino alla città di Dite, presentano una serie di caratteristiche formali, strutturali e di contenuto che li distingue dai successivi.

Alberta Piroci, 31 marzo 2020

Riproduzione riservata © Copyright I Parchi Letterari

Per la lettura della novella: Il nascondiglio del Diavolo
Per saperne di più sull’argomento relativo ai primi sette canti del poema dantesco:
Marco Santagata nel saggio “Sulla genesi fiorentina della Commedia” in “Biografia di Dante. Il romanzo della sua vita. Milano, Mondadori, 2012 pp 181-198

*Alberta Piroci Branciaroli. Laureata in Lettere e Filosofia con indirizzo in Storia dell’Arte presso l’Università degli Studi di Firenze, docente di Lettere presso gli Istituti Secondari di primo grado, ha collaborato con la Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici di Arezzo per la catalogazione dei beni mobili del territorio provinciale. Vive e lavora in Casentino, vallata che con la sua storia, le sue tradizioni e leggende, con i suoi conventi , castelli e abbazie, ritorna spesso nei suoi scritti accomunati da ricerche storiche e piacevole narrazione. Tra i numerosi saggi e pubblicazioni sono da segnalare: “La città immaginata”, “Camaldoli. Il monastero,l’eremo e la foresta” e “La Verna.Guida al sacro monte” (Edimont Editore). Per ASKA Editrice ha curato “Valtiberina. Un itinerario di colori e di luce” e “Casentino.Terra di santi e cavalieri” della collana Itinere. Risale a luglio 2018 la cura del catalogo della Mostra ”Nel segno di Leonardo. La Tavola Doria dagli Uffizi al Castello di Poppi”.

Per il Parco Letterario Emma Perodi e le Foreste Casentinesi, di cui è Direttore Scientifico, ha pubblicato La valle dei racconti. In Casentino con Emma Perodi (Aska Ed, 2019), Casentino da favola! (Aska ed. 2019)

Il Parco Letterario Emma Perodie le foreste casentinesi. In un equilibrato connubio tra paesaggio, patrimonio culturale e attività tradizionali il Parco Letterario è ambientato negli storici Comuni di francescana e dantesca memoria di BibbienaPoppiPratovecchio StiaChiusi della VernaOrtignano Raggiolo, Castel Niccolò, riuniti sotto l’egida del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna.

Vedi la cartografia del Parco Letterario Emma Perodi

In foto

Matteuzzi, Castello di Palagio Fiorentino (Pratovecchio - Stia)

de Marsanich, Busto di Dante a Poppi

Firenzepost, neve al passo della Consuma


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