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Dolce come la nonna

Dolce come la nonna

La letteratura è ricca di personaggi di nonne che raccontano favole ai bambini. Come dimenticare Regina Marcucci, protagonista de Le novelle della nonna di Emma Perodi o la nonna di Proust, descritta nella "Ricerca del tempo perduto"?

20 Ottobre 2021

ParkTime Magazine n. 17

  Per tenere buoni i nipotini le nonne ricorrono a esseri soprannaturali, fiabeschi. Tra ricordi vissuti e rievocazioni fantastiche non vi è una grossa differenza. Gli anziani conoscono tradizioni e consuetudini e con le loro storie non solo trasmettono ai nipoti i fatti genealogici, ma anche componenti culturali che andrebbero altrimenti perdute, contribuendo così alla loro educazione. La letteratura è ricca di personaggi di nonne che raccontano favole ai bambini. Come dimenticare Regina Marcucci, la deliziosa, sagace vecchietta protagonista della cornice scritta da Emma Perodi che unisce come una linea ideale le "novelle della nonna"? 

 Questa nonna indimenticabile offre con le sue narrazioni un'immagine epica del Casentino, verde vallata attraversata dall'Arno simile a un nastro d'argento, che con i suoi castelli e i suoi boschi che abbracciano l'orizzonte è uno scenario ideale per qualsiasi tipo di leggenda. Questa anziana contadina simboleggia l'unione tra passato e presente perché fa intuire ai nipoti come la sua esistenza si colleghi a quella della famiglia e a quella più vasta della collettività. Certo le sue sagge parole rispecchiano un mondo che non c'è più. "E ora tocca a te, Cecco, a mettere in casa una donna buona, e che sia del nostro medesimo sentimento. Moglie la devi pigliare, e di gusto tuo; ma prima di prenderla guarda che sia davvero una donna come si deve". "Le mie prigioni" di Silvio Pellico è un libro che anche la Vezzosa, futura moglie di Cecco, può leggere perché "codesto libro"... "non è di quelli che mettono i grilli in testa; anzi, è uno di quei libri che tutti dovrebbero leggere."

 Una figura di nonna antitetica a questa e affascinante come possono essere i personaggi vissuti e ricordati, è la nonna di Proust, descritta nella "Ricerca del tempo perduto", sensibile, intelligente, colta, attenta al nipotino di cui intuisce il doloroso e sublime destino di futuro scrittore. Balza infatti dalle pagine dell'opera narrativa con la freschezza delle persone autentiche. Era convinta, scrive Proust, in conformità alla sua natura libera e ribelle, che in campagna si dovesse uscire con qualsiasi tempo, anche quando il temporale infuriava. Sembra di vederla nelle pagine del libro quando passeggia indomita sotto la pioggia nel giardino vuoto e silenzioso mentre si rialza le ciocche disordinate e grigie dalla fronte per meglio godersi pur tremante il vento e il freddo della pioggia che la sferza. Scrive Proust: "era così umile di cuore e così dolce che il suo affetto per gli altri e il poco valore che attribuiva alla sua persona e alle sue sofferenze si conciliavano nel suo sguardo in un sorriso dove, diversamente da quanto si vede nel volto di molti uomini, non c'era ironia che per se stessa, e per tutti noi come un bacio dei suoi occhi, che non potevano vedere le persone a lei care senza accarezzarle appassionatamente con lo sguardo." 

 Viene da pensare leggendo queste parole quanto fosse fortunato lo scrittore ad avere una nonna simile, capace di influire positivamente nella formazione del nipote prediletto, di essere una presenza senza rivelarsi un peso come oggi, nei nostri giorni vorticosi e confusi dove, essere giovani è l'imperativo categorico e gli anziani, anzichè avere un ruolo di raccordo e di ricchezza per gli altri sono spesso un peso, messo in disparte dalla vera vita della famiglia. 

 Paola Benadusi Marzocca

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