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Poppi: un castello, la sua storia e le sue leggende

Poppi: un castello, la sua storia e le sue leggende

Il Castello di Poppi,simbolo del Casentino terra di castelli e simbolo dei castelli emblema del Medioevo, anche di quel Medioevo ottocentesco, ricco di romantiche rovine e di atmosfere da romanzo gotico, non può non avere le sue leggende...

13 Settembre 2021

ParkTime Magazine n. 16

 Il Castello di Poppi, simbolo del Casentino che è terra di castelli, simbolo dei castelli che sono l’emblema del Medioevo, anche di quel Medioevo ottocentesco, ricco di romantiche rovine e di atmosfere da romanzo gotico, non può non avere le sue leggende, non può non essere legato al mondo del fantastico e di quel fantastico nella sua versione più cupa. Il tema è anche tornato di moda ultimamente e molti cercatori di misteri hanno incluso Poppi tra i siti ispezionati o menzionati, ma spesso facendo un po’ di confusione: se si parla del castello di Poppi, la prima leggenda che viene in mente è quella di Matelda, quella della Torre dei Diavoli, che però evidentemente si riferisce alla Torre citata e non al Castello, o meglio si riferisce al castello di Poppi con la minuscola, al borgo fortificato nel suo insieme, non al cosiddetto Castello, con la maiuscola, al palazzo che corona il poggio di Poppi e rende inconfondibile il panorama casentinese.

 Nel Castello trova invece la sua sede e ambientazione un’altra leggenda, tramandataci in questo caso da “Le novelle della nonna”, mentre la tradizione relativa alla citata Matelda è più che altro orale, anche se non sono mancati episodi di pubblicazione che vanno dal componimento poetico tardo-ottocentesco di Gattesco Gatteschi, citato anche dal Beni, a scritti di questi ultimi anni tra i quali trova posto anche qualcosa di mio. La novella è “Il morto risuscitato” e il protagonista è tale ser Grifo, o forse è meglio dire che il protagonista è la cosiddetta cariatide, semmai più propriamente un telamone: ci si riferisce alla statua di guerriero in armatura che accoglie il visitatore in cima alla monumentale scalinata del cortile interno del Castello. Si dice che raffiguri Guido di Battifolle: figlio di Simone dei Guidi e capostipite del ramo dei Guidi di Battifolle, è colui che terminò la costruzione del palazzo iniziata dal padre nel 1274. Il ritratto non dovrebbe essere contemporaneo alla figura ritratta, se non altro per la foggia dell’armatura che la statua indossa, più compatibile col secolo XV che con gli inizi del Trecento. Probabilmente quindi la statua fu realizzata insieme con la citata scalinata, durante i lavori quattrocenteschi che adattarono la struttura alla sua nuova funzione di sede dei rappresentanti del potere fiorentino.

 Come spesso accade, le leggende si configurano anche come una fonte storica e ci aiutano ad illustrare la storia di un sito, come in questo caso; le poche note esposte qui sopra, infatti, sottendono tra le pieghe della leggenda importanti verità storiche e già delineano l’intera storia del centro nei suoi momenti fondamentali. Come si fa in archeologia scavando dall’alto verso il basso, iniziamo dallo strato più recente: il passaggio del castello alla Repubblica fiorentina. Siamo nel 1440 quando i conti Guidi, alleatisi coi Milanesi contro Firenze, sono sconfitti nella Battaglia di Anghiari e sono costretti a cedere Poppi e gli altri castelli casentinesi ancora non passati a Firenze; poco dopo, nel 1477, si collocano i citati interventi di adattamento della struttura, attribuiti a Jacopo Turriani, ma si fa anche il nome del Brunelleschi tra i progettisti.

 La statua di guerriero realizzata in questa occasione raffigura poi Guido di Simone e quindi celebra un altro momento chiave della storia di Poppi: la costruzione del Castello, di quella struttura ibrida a metà tra il cassero di un castello e un palazzo cittadino, che è il simbolo dei castelli casentinesi, come dicevamo, ma che in realtà testimonia la fine dell’era dei castelli. Costruito con capitali fiorentini concessi al fratello minore Simone convertito al guelfismo, come un castello nel castello di fronte al cassero originario controllato da Guido Novello (che rimarrà invece esponente ghibellino di spicco fino a Campaldino ed oltre), fu anche architettonicamente influenzato dall’ambito urbano, con le sue forme che ricordano il Palazzo della Signoria di Firenze, somiglianza non casuale a quanto dice il Vasari, che lo considera una sorta di prototipo, realizzato da un certo maestro Lapo per il quale sono attestati collegamenti con Arnolfo di Cambio.

 L’ultima leggenda, procedendo ancora a ritroso nel tempo, ci porta sull’altro lato del pianoro del Pratello: qui si trova la Torre dei Diavoli, dimora della spietata Matelda, assassina dei propri numerosi amanti, e poi dimora del suo fantasma, dopo essere stata nell’ordine sua prigione, strumento di morte e tomba. Ma qui si trovava soprattutto il cassero del primo castello, che dopo Campaldino subì il guasto dei vincitori per poi decadere nei secoli successivi a tutto vantaggio del nuovo palazzo. Il castrum di Poppi è attestato esplicitamente dalle fonti scritte nel 1169; doveva occupare il solo lato corto della “L” cui può essere paragonata la pianta di Poppi: il lato lungo, con il borgo che si era sviluppato ai lati della strada che congiungeva il primo castello al monastero di San Fedele, fu cinto di mura solo nei primi anni Sessanta del Duecento, come dichiarano esplicitamente le epigrafi conservate presso Porta a Badia e Porta a Porrena.

 Doveva essere costituito da cinte murarie concentriche, in maniera simile all’esempio meglio leggibile di Romena: all’interno del circuito murario esterno, con le sue quattro porte, si trovava il ridotto fortificato interno che cingeva l’intero pianoro che corona il poggio, il Pratello, e un lato di questa seconda cinta era isolato da un muro trasversale a costituire il cassero, la parte più munita del castello che doveva ospitare il palatium del signore, la cisterna, il mastio.

Resti di tutte queste strutture si conservano in un giardino privato in questo punto e in particolare la torre principale, il mastio, che ridotta in altezza e divenuta semplice torre limitanea è quella attualmente nota come Torre dei Diavoli. Le leggende nascono in punti topograficamente importanti che hanno perso il loro ruolo, il quale lascia memoria di sé in un’eco leggendaria che continua a risuonare tra mura impoverite; questo è quello che è avvenuto a Poppi e questo è quello che fa di una leggenda una fonte storica.


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