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“Non c’è il due senza il tre”. Attilio, Bernardo e Giuseppe Bertolucci

“Non c’è il due senza il tre”. Attilio, Bernardo e Giuseppe Bertolucci

Casarola, Monchio delle Corti (Pr): “una terra per viverci". Dal 17 luglio grazie al Comune, al Parco Nazionale dell’Appennino Tosco – Emiliano e al Parco Regionale dei 100 Laghi, i Parchi diverranno tre.

06 Luglio 2021

ParkTime n. 15

Non c’è il due senza il tre” è un proverbio che si presta a descrivere un fatto che sta succedendo nel Comune di Monchio delle Corti (Pr), più precisamente nella frazione di Casarola. Su questo territorio esistono due Parchi: il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco – Emiliano ed il Parco Regionale dei 100 Laghi. Il numero (fantasioso) sta ad indicare quella che è una delle caratteristiche salienti sul piano ambientale e paesaggistico: la presenza di numerose pozze, torbiere e laghi di origine glaciale. Dal prossimo 17 luglio i Parchi diverranno tre, con l’istituzione del Parco Letterario Attilio, Bernardo e Giuseppe Bertolucci, per la regia del Sindaco Claudio Riani, il Presidente del Parco Nazionale Fausto Giovanelli ed il Presidente del Parco Regionale Dr. Agostino Maggiali

Perché a Casarola? Questo minuscolo paesino attestato in Alta Val Bratica, fra le Valli dei Torrenti Parma e Cedra, è salito più volte agli onori della cronaca per essere la terra d’origine della famiglia Bertolucci, un nome che ha spopolato, dapprima per la fama del grande Poeta Attilio, quindi per il rilievo mondiale assunto, come registi, dai figli Bernardo e Giuseppe. Quest’ultimo si è pure cimentato nella nobile arte poetica, con una raccolta pubblicata dalla Casa Editrice Diabasis

Da Nazaret può uscire qualcosa di buono?” rispose Natanaele a Filippo che lo informava dell’incontro col Messia, volendo significare che un villaggio tanto marginale quanto sconosciuto non avrebbe potuto produrre nulla di importante. Ma a volte la realtà supera ogni immaginazione. La risonanza che Casarola ha assunto dimostra quanto sorprendenti siano le vicende umane. “La camera da letto” è la storia in versi della famiglia. Il titolo del primo brano (fantasticando sulla migrazione dei maremmani) dice che le congetture sulle origini sono incerte. Verosimilmente la famiglia, al pari di tante altre insediatesi in zona, proveniva dalla Toscanella (per dirla con Attilio). Legarla alla Maremma significa far palpitare l’aura di avventura e nobiltà proprie del mondo equestre. Non è il fatto storico ad interessare il Poeta, tuttavia immagina lo scalpellino che imprime sull’arenaria del portale l’ A.D. 1798

La casa si trova in cima al paesino ed è una delle costruzioni più importanti e scientificamente conservate. I lavori di ampliamento e sistemazione si sono svolti sotto l’occhio vigile di Attilio, nel rispetto delle tipologie architettoniche d’origine, conservando la pietra a vista ed il manto di copertura con lastre dell’arenaria del Groppo Sovrano, una formazione sedimentaria che si erge verticalmente sulla sponda opposta del Bratica, ove ora nidifica l’aquila reale. Quella casa che “su tutte le altre sovrasti fieramente e guardi la valle da padrona”. E’ logico supporre che una famiglia di pastori appena giunta non avrebbe potuto erigere un edificio di tal consistenza da un giorno all’altro, quindi l’arrivo in zona avvenne molto prima. I registri parrocchiali ci dicono che dopo il 1618 venne costruita la nuova chiesa e i Bertolucci furono fra i più munifici nel sostenere le spese. Possiamo dedurre che giunsero in Val Bratica già nel ‘500 divenendo una delle famiglie più importanti, in grado di fornire, oltre alle pietre d’arenaria, le pietre vive della Chiesa con vari sacerdoti. Come lo zio di Bernardo, padre di Attilio, che ne favorì la discesa al piano e la possibilità di istruirsi. 

Credo che la parte iniziale del Romanzo sia quella che più di altre affascini il lettore del luogo, che vede proiettare la sua storia nella vicenda impressionante di una delle famiglie più conosciute al mondo, consapevole pure che Casarola fu definita dallo stesso Attilio la principale sua fonte d’ispirazione. Conserviamo la memoria visiva di quando passeggiava lungo la strada che conduce a Riana, con giornale e notes in mano, il cappello chiaro di paglia sul capo ed il bastone, infilato sotto l’ascella. Quello che si farà il 17 luglio è solo un punto di partenza che ci consente di collocare la memoria dei Bertolucci in un ampio contesto, il circuito appunto dei Parchi Letterari, con le persone che ci hanno manifestato interesse e simpatia: il dott. Stanislao de Marsanich, rappresentante dell’Ente Paesaggio Culturale Italiano” e presidente dell’ “Associazione I Parchi Letterari”; il dott. Stefano Mangoni, presidente del Parco Letterario Virgilio e segr. gen. dell'Associazione; il professore Giovanni Capecchi presidente del Parco Letterario Policarpo Petrocchi; il Generale Fabrizio Mari, comandante Carabinieri forestali dell'Emilia-Romagna; il prof. Michele Guerra, Assessore alla Cultura del comune di Parma

 Casarola, quante volte il tuo Poeta ha cantato i tuoi castagni, peri e meli selvatici; la tua lucertola; le tue acque... 
A Roma solo una piccola ode, ma tu eri sempre nei suoi pensieri, ovunque fosse e qualsiasi cosa facesse. Ora custodisci le spoglie dei suoi figli da poco collocate nella tomba pensata con raffinata semplicità dal cugino Simone, architetto e cultore della storia familiare. Semplicità che è stata una caratteristica di Attilio, profonda e schietta, sconosciuta a chi non lo conosceva a fondo. 

Poeta della gioia, lo ha definito Paolo Lagazzi. Poeta della famiglia lo ha definito Francesco Zaccherini di Ravenna, suo grande amico, collega di insegnamento al Liceo Romagnosi e grande frequentatore ed estimatore della nostra montagna. Fraterno amico di Benigno Zaccagnini aveva fatto nascere con Attilio stima ed amicizia profonde, senza che mai si incontrassero. A questo ebbi la ventura di provvedere e non potrò mai dimenticare lo slancio del loro incontro, il lungo abbraccio, come fra amici che si conoscono da sempre. In molte cose li ho trovati simili, soprattutto nella gioia e nel grande amore per la famiglia. Il rapporto che Attilio aveva con i figli e la moglie Ninetta – persona gioviale ed intelligentissima - era qualcosa di edificante. Grande responsabilità quella della gente locale e delle Istituzioni, nel custodire questo patrimonio artistico ed umano e grandi le opportunità che ne possono derivare. Un tesoro immenso, un regalo postumo che può diventare un elemento importante perché questa plaga appenninica possa tornare ad essere “una terra per viverci”.

Corrado Mansanti

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