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Aliano, Carlo Levi e il Risorgimento. 160° anniversario della proclamazione del Regno d'Italia

Aliano, Carlo Levi e il Risorgimento. 160° anniversario della proclamazione del Regno d'Italia

17 marzo 1861 - 17 marzo 2021. Aliano non rimase estranea ai fermenti liberali, anzi diede alle lotte risorgimentali un contributo rilevante. Se ne riscontra una labile traccia anche nelle pagine iniziali del “Cristo” di Carlo Levi. Di Angelo Colangel

09 Marzo 2021

La lirica apertura del “Cristo si è fermato a Eboli” è segnata da alcune note tenere e suggestive, riguardanti la terra che per oltre nove mesi accolse Carlo Levi da confinato. Nel commosso inno, innalzatole dallo scrittore, la Lucania è ricordata come un «mondo serrato nel dolore e negli usi, negato alla storia e allo Stato, eternamente paziente».

E non è senza significato che l'immagine di una realtà atemporale si riproponga, quasi a suggello dell'opera, nel malinconico explicit: «E pensai con affettuosa angoscia a quel tempo immobile, e a quella nera civiltà che avevo abbandonato». Ma, tornando al memorabile incipit, va segnalata un'ulteriore importante annotazione dell'autore: «Cristo non è mai arrivato qui, né vi è arrivato il tempo, né … la Storia».
Conseguenza di tutto ciò è che la Lucania è rimasta avvolta in una «immobile civiltà» mai toccata dagli eventi, per cui si conclude che: «Le stagioni scorrono sulla fatica contadina oggi come tremila anni prima di Cristo: nessun messaggio umano o divino si è rivolto a questa povertà refrattaria».

È il caso di chiedersi, allora, a commento delle riflessioni leviane, se l'idea di una Lucania che ha vissuto da sempre fuori dalla Storia, ribadita più volte nelle pagine del “Cristo”, sia rispondente al vero.
Rispondere a tale domanda può forse contribuire anche a meglio comprendere un'opera multiforme, quella del “Cristo” appunto, che ha molte sfaccettature per la sapiente commistione di diversi generi letterari realizzata dall'autore.
Si potrà alla fine constatare che nel famoso libro di Levi sarebbe erroneo ricercare una fedele ricostruzione storica, poiché in esso assiduamente si intersecano e armoniosamente convivono autobiografia e storia, ma anche realtà e magia, curiosità antropologiche e riflessioni sociologiche. Insomma, i fatti sono solo un pretesto per costruire una originale e polisemantica narrazione poetica.

A sostegno delle considerazioni appena fatte e in vista della imminente ricorrenza del 160° anniversario della proclamazione del Regno d'Italia (17 marzo 1861), può risultare forse opportuno richiamare un evento specifico, vale a dire il significativo coinvolgimento negli eventi risorgimentali di Aliano, che così viene descritta in un documento del tempo: «borgo di Basilicata, distretto di Matera, cantone di Stigliano, situato sopra un'alta roccia, ai cui piedi verso borea scorre il Sauro. Vi si fruisce di una aria saluberrima. Conta circa 2500 abitanti, e sta quasi a 30 miglia a libeccio da Matera,12 a scirocco da Corleto e 6 ad ostro da Stigliano. I suoi dintorni abbondano di cereali, di canape e pascoli».

Proprio in un paese dei dintorni, nella Corleto Perticara del succitato documento risalente al 1832, Carmine Senise e i fratelli Pietro e Michele Lacava, costituirono il 21 giugno 1860 il Comitato Centrale Lucano, che assunse nell’agosto successivo la guida dell’insurrezione contro i Borbone.
Essi, infatti, erano stati a ciò delegati da Giacinto Albini, il «Mazzini lucano» destinato a diventare, dopo l'annessione, Governatore della Basilicata.

Aliano, non rimase estranea ai fermenti liberali, anzi diede alle lotte risorgimentali un contributo rilevante. Se ne riscontra una labile traccia anche nelle pagine iniziali del “Cristo”, quando Carlo Levi, passando in rapida rassegna le persone che a sera amano intrattenersi nella piazzetta, ha modo di presentarci un «vecchio dalla lunga barba bianca che gli scende su petto», che gli è stato indicato come «Poerio, l'unico resto di un ramo gaglianese della famosa famiglia di patrioti».

La fuggevole evocazione dei Poerio nel “Cristo” e della loro presenza nel piccolo comune lucano ha solidi riscontri documentali. Già fra i rei di Stato processati dopo la caduta della Repubblica Napoletana, infatti, s’incontra il nome del frate domenicano alianese Pietro Luigi Poerio.
Ci s’imbatte, poi, nella figura di un Giovanni Poerio affiliato alla Carboneria, in cui si era introdotto durante gli studi di medicina a Napoli. Coinvolto nei moti del 1821, dieci anni dopo egli prese le distanze dal movimento liberale e divenne, oltre che medico condotto, capo urbano e sindaco di Aliano.

Nel paese del confino di Levi è documentata anche l’esistenza di un'importante vendita carbonara, che partecipò attivamente ai moti scoppiati in Basilicata negli anni Venti dell’800 e di cui fu Gran Maestro Nicola Maria De Leo. Nel 1848, invece, sembra che non vi sia nato nessun Circolo Costituzionale, ma nel 1860 Aliano ricompare alla ribalta della storia risorgimentale, perché rientra nel sottocentro insurrezionale di Corleto, presieduto da Carmine Maria Senise.

Presidente del Comitato cittadino alianese fu Giambattista De Leo, che, nato intorno al 1805, si fece anche promotore di una pubblica colletta. I suoi concittadini versarono nelle casse del Comitato di Corleto la ragguardevole somma di 152 ducati e il 16 agosto 1860 furono in grado di inviare un contingente di ben 17 patrioti in sostegno delle forze insurrezionali. Per quanto concerne il periodo risorgimentale si può concludere, insomma, che Aliano non rimase estranea alla storia nazionale, come le affermazioni di Carlo Levi indurrebbero a credere.

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