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Margherita di Savoia, la regina che amava la cultura

Margherita di Savoia, la regina che amava la cultura

Quest’anno ricorre il 170 esimo anniversario della nascita della regina. Amatissima dal suo popolo, Margherita di Savoia, amava la poesia, la letteratura e la musica. Di Antonetta Carrabs

03 Marzo 2021

Onde venisti?
Quali a noi secoli
sí mite e bella ti tramandarono?
fra i canti de' sacri poeti
dove un giorno, o regina, ti vidi?

Dall’Ode “Alla Regina” – G. Carducci

In vista dell’8 marzo, Giornata internazionale della Donna, Il Parco Letterario Regina Margherita e Parco Valle Lambro rendono omaggio a Margherita di Savoia, alla regina che amava la poesia, la letteratura, la musica; con la passione per le auto, i cavalli, gli aeroplani, la montagna (fu la prima donna a scalare il Monte Rosa, una delle più alte vette delle Alpi).

Amatissima dal suo popolo e dotata di grande fascino, grazie al quale seppe raccogliere intorno alla monarchia l’élite culturale e artistica del tempo. Non c’è da stupirsi, quindi, se anche un poeta considerato antimonarchico come Giosuè Carducci non seppe resistere all’Eterno femminino regale: quel “pasticcio da obnubilamento piccolo-borghese tra erotico e politico-ideale”, dove si legge che la regina “si muove e cammina musicalmente con certe pause wagneriane” e che gli valse la feroce definizione “di gonne regali umil lecchino”.

La celebre ode Alla regina d'Italia (“Onde venisti?/ Quale a noi secoli/ sì mite e bella ti tramandarono/ …) gli costò l’accusa di essersi “convertito” alla monarchia. Margherita considerava il Carducci “il primo dei nostri poeti viventi”, era entusiasta delle sue poesie, molte delle quali recitava a memoria.
Carducci le era grato e le dedicò anche un’altra ode: Il liuto e la lira.
 
……Dal grande altare nival gli spiriti
del Montebianco sorgono attoniti, a udire l'eloquio di Dante,
ne' ritmi fulgidi di Venosa,

dopo cotanto strazio barbarico
ponendo verde sempre di gloria
il lauro di Livia a la fronte
de la Sabauda Margherita,

a voi, traverso l'onde de i secoli,
di due forti evi ricantar l'anima,
o figlia e regina del sacro
rinnovato popolo latino.


Ma non fu l’unico poeta a subire il fascino di Margherita: Giovanni Pascoli le rese omaggio nel suo inno Pace, Gabriele d'Annunzio nel romanzo Il Fuoco; molti altri scrittori e poeti furono ospiti graditi alla sua corte e da lei trassero ispirazioni come Antonio Fogazzaro, Riccardo Zanella, Salvator Gotta, Giovanni Prati, Giuseppe Giacosa, Ugo Oietti. La scrittrice e giornalista Matilde Serao le dedicò la breve opera Come un fiore del 1900.

Margherita amava circondarsi di letterati e intellettuali. Oltre alla letteratura e alla poesia, Margherita si dilettava a suonare il mandolino, amava molto la musica da camera e fondò il Quintetto d'Archi di Roma diretto da Giovanni Sgambati che, insieme ad Ettore Pinelli, istituì a Roma il Liceo musicale di Santa Cecilia.
La regina amava la musica. Raccolse un gran numero di libri che confluirono nella sua biblioteca privata, allestita in una stanza inclusa nel suo appartamento e arredata con la preziosa libreria di Pietro Piffetti (da qui il nome Biblioteca Piffetti), uno dei maggiori ebanisti piemontesi al servizio della Casa Reale.

Dopo la morte del marito Umberto I di Savoia (il 29 luglio del 1900 a Monza) si dedicò al ruolo di regina madre, si prodigò ancora di più in opere di beneficenza e filantropiche con ingenti lasciti ad ospedali e orfanotrofi; durante la guerra trasformò in ospedale la sua residenza romana.
 «Benché (...) compirà 60 anni il 20 novembre 1911, è ancora una delle più eleganti donne in Italia. Nessun’altra conosce meglio l’arte di come valorizzarsi al massimo e di come mantenere la propria bellezza. La sua carnagione e la sua figura sono ancora l’invidia della società italiana. Sua Maestà si occupa poco della vita di corte e, dalla morte del marito, ha dedicato gran parte del suo tempo al lavoro filantropico per tutta l’Italia. Infatti è guardata dal popolo di quella Nazione, nella stessa luce in cui si guarda la regina Alessandra (consorte di Edoardo VII, re d’Inghilterra, scomparso il 6 maggio 1910, ndr) in questo Paese. La simpatia per il suo stato di vedova è unita all’ammirazione per la forza con cui ha affrontato la tragedia della sua vita» scrisse di lei Fanny Salazar Zampini.

Il 20 novembre di quest’anno ricorre il 170 esimo anniversario della nascita della regina; il 20 novembre del 1878 Carducci pubblicava la sua ode alcaica “Alla regina d'Italia” in cui ne rinnovava la sua esaltazione ideale.
Vogliamo immaginarla così come la descrisse il poeta: un’apparizione di gentilezza e di bellezza come in alcune donne delle antiche canzoni di gesta, o nelle rime dei poeti toscani del dolce stil novo, avvolta in tale luce di arte e di poesia, splendente come «bianca stella di Venere» «fulgida e bionda» immagine di donna delicata dipinta da Raffello, con i delicati colori ispirati al tramonto e i sospiri d'anima dei versi del Petrarca.

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