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Un amore oltre la morte

Un amore oltre la morte

A Caltanissetta con Inge Reidlich, contessa di Rosso di San Secondo e moglie di Pier Maria. Se non ci fosse stata lei a sollecitare la rivalutazione di questo scrittore moderno, tutto sarebbe finito nel dimenticatoio. Di Marisa Sedita Migliore

03 Marzo 2021

Dalla lucida follia, che obnubila il cervello, dal contrasto sogno/realtà da cui conviene partire per capire, alla serena narrazione di un incontro, di una storia che mi appartiene: “Il mio incontro con Inge Reidlich, contessa di Rosso di San Secondo - Un amore oltre la morte”
Buonasera a tutti. Ringrazio il comitato organizzatore del progetto Caltanissetta c'è. Cultura e, in particolare, l’Assessore prof.ssa Marcella Natale, la Soprintendente ai Beni Culturali arch. Daniela Vullo e il Direttore del Museo Diocesano arch. Giuseppe Di Vita (Vedi il video a cura di Caltanissetta.live)

Io la mia promessa l’ho mantenuta, Inge, ora tocca a te. Avevi 22 anni quando l’hai conosciuto nella tua Berlino, 24 quando l’hai sposato a Monfalcone contro il volere dei tuoi genitori, lui aveva 47 anni. Lasciavi la tua ricca casa e lo seguivi. Inge Reidlich, contessa di Rosso di San Secondo non conosceva le mandorle verdi. Le vide, per la prima volta, nella mia campagna, sugli alberi della mia campagna e le assaggiò.
Si entusiasmò come una bambina, voleva mangiarle con tutta la buccia… “Pier Maria non me ne ha mai parlato – esclamò con aria incredula – Come mai, secondo te?” .

Era il 1987, era venuta a Caltanissetta, felice di partecipare al Convegno su Rosso, organizzato dal Comune in occasione del Centenario della sua nascita. Ci divertimmo tanto quel pomeriggio: discutemmo di tutto e soprattutto della necessità inderogabile, del nostro dovere morale di fare conoscere Rosso al mondo, delle strategie da adottare. Su un punto fummo d’accordo: sulla mancanza di una visione complessiva dell’opera di Rosso derivante dall’inesistenza di un corpus unico su cui lavorare (Vedi il video a cura di Radio CL1).
L’avevo conosciuta nel 1965, quando il prof. Ruggero Jacobbi dell’Università di Roma venne a Caltanissetta per parlare di Rosso nell’aula consiliare del Comune e lei lo accompagnava nella speranza di rilanciarne l’opera. La manifestazione era stata organizzata dall’ACAN (Associazione Culturale Artistica Nissena) in collaborazione con l’ENAL.
In quell’occasione Jacobbi parlò della rivalutazione dell’opera di Rosso che, in quel periodo stava avvenendo grazie ai più importanti critici dell’epoca, dopo l’eclissi del dopoguerra. Finalmente in Rosso si vedeva un autore moderno, anticipatore di mode e forme divenute solo dopo sostanziali.

Si preannunciava una nuova edizione de “La Scala” per la RAI, mentre il Teatro Stabile di Roma avrebbe inaugurato la sua stagione teatrale con “Marionette che passione”. Sarebbe stato proprio Jacobbi nel 1975 a pubblicarne l’intera opera teatrale grazie a Bulzoni editore. Incontrai Inge allora come giornalista e la intervistai. La invitai 20 anni dopo.

E’ del 1983 la nascita dell’Istituto Nazionale della Narrativa e del Teatro Pier Maria Rosso di San Secondo fondato da me, quale presidente della Dante Alighieri di Caltanissetta, dal prof. Enzo Lauretta, presidente del Centro Nazionale di Studi Pirandelliani di Agrigento e dal giornalista Franco Capelvenere de La Nazione di Firenze.
Insieme organizzammo un convegno con la partecipazione di illustri critici e di docenti universitari: Andrea Bisicchia dell’Università di Milano, Sergio Campailla, di Genova, Paolo Puppa, di Padova. Interpreti d’eccezione Lydia Alfonsi e Bernardino Giuliana. Un pomeriggio indimenticabile in una sala consiliare gremita di pubblico. Inge partecipò con gioia. L’avevo invitata non solo perché partecipasse, ma anche perché volevo farle una proposta: la donazione delle carte di Rosso, dei suoi inediti, delle prime pubblicazioni, dei suoi mobili al Comune di Caltanissetta. Mi invitò a casa sua a Lido di Camaiore. Ci andai.
Il materiale era tanto ed io non ero nelle condizioni di potere stare là per tutto il tempo necessario. I Sindaci si succedettero, ma, al di là delle promesse, nulla di concreto. Il 22 giugno del 1991 mi spediva una lettera con cui mi sollecitava una risposta, visto che altri avevano manifestato interesse per il carteggio di Rosso. Nulla, i Sindaci non avevano fatto nulla. C’erano soltanto le mie reiterate richieste scritte, senza risposta, ma non ebbi il coraggio di dirglielo. Le risposi che qualcosa si stava muovendo e che sicuramente si sarebbero impegnati e così sino al 1997, Centenario della nascita di Rosso, in cui il Comune realizzò molte iniziative ed altre si riservò di realizzarne: un Convegno sul tema: “Pier Maria Rosso di San Secondo nella letteratura italiana ed europea del Novecento” con la partecipazione dei maggiori studiosi di Rosso anche a livello internazionale, organizzato con la consulenza tecnico scientifica di Natale Tedesco oltre che mia e la pubblicazione degli atti; un manifesto la cui realizzazione fu affidata a Bruno Caruso, una rappresentazione teatrale.

Fu durante quel convegno che il Comune si impegnò a pubblicare a sue spese l’intera opera narrativa di Rosso, al momento poco conosciuta perché pubblicata in volumi ormai esauriti e in parte inedita. Il suo sogno si avverava: Vedere accanto all’intera opera di teatro la pubblicazione dell’intera opera di narrativa. Si costituì un comitato scientifico, di cui assunsi la segreteria, formato dal Sindaco di Caltanissetta e dai proff. Giorgio Luti, Mario Petrucciani, Gianvito Resta, Paolo Mario Sipala, Natale Tedesco.
Il Comune impegnò 100 milioni nel suo bilancio e diede l’incarico della pubblicazione alla casa editrice Salvatore Sciascia.

Era contenta Inge di queste realizzazioni finalmente concrete che avrebbero dato la giusta visibilità al suo Pier Maria. Se non ci fosse stata lei a sollecitarne dappertutto, in tutta Italia, la rivalutazione, probabilmente tutto sarebbe finito nel dimenticatoio.
“Mi hai regalato quella foto, Inge, quella che nel volume degli atti del Convegno separa gli interventi dei politici da quelli degli studiosi. L’ho inserito lì e sotto ho scritto due versi tratti da L’Avventura terrestre: In realtà ognuno di noi è una solitudine profonda”. E’ piaciuta molto quella foto, sai? L’hanno utilizzata in più occasioni e sui manifesti più belli”

Spesso ci sentivamo per telefono per scambiarci le idee: la Fondazione Rosso di San Secondo, un centro studi internazionali dedicato al suo teatro, due premi nazionali (uno giornalistico ed uno teatrale), una mostra di manoscritti e di manifesti da allestire permanentemente in una sala del palazzo Moncada, un progetto di ricerca presso le scuole superiori per la conoscenza della produzione teatrale di Rosso: questo era quello che insieme sognavamo di fare e di questo discutevamo. Il marito era stato sepolto a Caltanissetta, in quel famoso sarcofago rosso ai piedi del Castello di Pietrarossa con una cerimonia che incuriosì noi ragazzi del Liceo Classico “Ruggero Settimo” di cui Rosso era stato alunno e in cui aveva conseguito la maturità nel 1904/1905. Avevo 15 anni e frequentavo la 1^ liceale.
Il Preside Francesco Saverio D’Angelo, Sindaco della città aveva voluto quella traslazione da Lido di Camaiore a Caltanissetta ed era riuscito a trovare i fondi per realizzarla. Un momento particolare per noi che fummo invitati a partecipare alla scopertura della lapide commemorativa sulla casa natale di Rosso, il cui testo era stato scritto dallo stesso Preside.
Fu lì che l’avevo vista da lontano per la prima volta, vestita di nero, un nero che non avrebbe mai abbandonato. Inge, intanto, cominciava a non stare molto bene in salute e ad avere dubbi vari. Un giorno mi chiese: “Ma, secondo te, io dove debbo farmi seppellire, in Germania con i miei genitori o a Caltanissetta con Rosso?”. “A questa domanda, cara Inge, – le dissi – io non posso rispondere. Devi essere tu a decidere. Io posso soltanto assicurarti che, se verrai a Caltanissetta, un fiore sulla tua tomba non mancherà mai.”

Le sue condizioni di salute si aggravarono e non ebbi più il piacere di sentire la sua voce. Era come se volesse dirmi che la sua vita senza di lui non aveva senso, ma questo non voleva confessarlo neanche a se stessa. Si sentiva svuotata dentro, senza un domani. Non parlai più con lei, ma sue notizie mi riferiva spesso, per un certo periodo, la sig.ra Anna Giordano, l’assistente sociale che le aveva assegnato il Comune di Lido di Camaiore. Poi nulla. Seppi dopo che si era fidata di me ancora una volta, aveva seguito la via del cuore. Sarebbe stata sepolta a Caltanissetta.
Quando il Sindaco Salvatore Messana me lo comunicò, mi disse che Inge il 6 giugno 2001 aveva raggiunto il suo Pier Maria, ho versato non poche lacrime per lei che non c’era più e che aveva deciso di affidare a Caltanissetta le sue spoglie mortali, le sue ceneri raccolte in una cassetta.
Aveva avuto fiducia in noi, in quella che negli ultimi anni considerava la sua città. Morendo aveva deciso di lasciare il Comune di Caltanissetta erede dei diritti d’Autore delle opere di narrativa di Rosso, il che vuol dire che aveva lasciato ai nostri amministratori l’onere e l’onore di gestire un immenso patrimonio, che avrebbe potuto porre la città al centro del dibattito culturale europeo, senza contrasti di alcun genere.

All’Università di Padova aveva da tempo donato le opere originali e i manoscritti, al comune di Lido di Camaiore altre opere, ma solo il Comune di Caltanissetta sarebbe stato nelle condizioni di considerare patrimonio proprio i fondi derivanti dalla vendita della narrativa di Rosso, edita in tutta Europa.

“Climi e stagioni non mutano l’animo umano. Il freddo nordico è un sentimentale; il tumultuoso siciliano un sofista e un razionalista” – avevo scritto nel ’65 sul Giornale di Sicilia dopo la conferenza di Jacobbi, con le medesime parole con cui lei aveva sintetizzato il messaggio rossoiano. “Oggi Inge – scrissi allora – con questo atto d’amore e di generosità, che ci richiama implicitamente al dovere morale di ricordarlo, lo ha dimostrato con i fatti. Rosso è noto in Italia, ma anche all’estero, in Francia e in Germania, in particolare; forse lasciare i diritti d’autore ad una delle Università che in questi anni si sono impegnate a studiarne l’opera sarebbe stato più razionale, almeno apparentemente. Lei ha preferito la via del cuore. Non ha dimenticato che il Comune di Caltanissetta si è impegnato seriamente per Rosso ed ha promesso di valorizzarne l’opera in tutto il mondo. La notizia ha fatto e fa indubbiamente scalpore. Saranno i fatti a dimostrare se la sua scelta è stata attenta e oculata o semplicemente e vacuamente sentimentale”. 

Andai alla cerimonia e partecipai insieme alle Autorità invitate alla sua sepoltura: una cassetta, l’urna in legno in cui erano state sepolte le sue ceneri. Mons. Liborio Campione la benedisse. Il sarcofago di Rosso fu aperto e lei fu sepolta lì, accanto all’amore della sua vita, per vivere accanto a lui l’ultima stagione.
Da quel momento pensai sempre alla mia promessa: un fiore sulla sua tomba non sarebbe mai mancato. Sapevo bene, però, che avrei dovuto fare molto di più e pensai allora a un Parco, un Parco letterario che legasse Rosso alla Sicilia, al cuore della Sicilia, che lo facesse ricordare in tutta Italia, in Europa, nel mondo: il Parco Letterario “Pier Maria Rosso di San Secondo”, che ne continua e ne continuerà ad eternare la memoria.

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Vedi anche:

-  sulla pagina facebook di Caltanissetta c'è. Cultura l'inaugurazione del 24 febbraio 2021 della nuova sede Parco Letterario Pier Maria Rosso di San Secondo all'interno della biblioteca "Luciano Scarabelli" di Caltanissetta. https://bit.ly/2NWnadH

- Da Caltanissetta c'è. Cultura il contributo della Prof.  Marisa Sedita  del maggio 2020

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