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La Storia della letteratura italiana di Francesco De Sanctis

20 Settembre 2022
La Storia della letteratura italiana di Francesco De Sanctis
Rispolverando la mia piccola biblioteca personale ritorno su uno dei libri che più impressionarono a un tempo il mio animo di lettore alle prime armi; un testo che rimane di fondamentale importanza per la letteratura e la critica letteraria internazional

Rispolverando la mia piccola biblioteca personale - composta perlopiù di occasioni, di testi usati acquistati alla chetichella per qualche soldo in giro per le bancarelle del centro di Napoli; di libri dalla carta ingiallita e incartapecorita casualmente avvistati sugli scaffali polverosi delle antiche librerie di Port'alba, ora purtroppo soppiantate dalla gelida ascesa dei negozi online -, ritorno su uno dei libri che più impressionarono a un tempo il mio animo di lettore alle prime armi; un testo che rimane di fondamentale importanza per la letteratura e la nascita di una critica letteraria di livello internazionale.

 Mi riferisco alla Storia della letteratura italiana di Francesco De Sanctis (1817-1883), scrittore, critico letterario, filosofo e politico di spicco dell'allora neonato Regno d'Italia, nell'ambito del quale rivestì più volte la carica di Ministro della pubblica istruzione.

 Pubblicata nel 1870, si articola in venti capitoli - dalla Scuola siciliana presso la corte di Federico II di Svevia, passando per il Dolce stil novo, man mano fino all'Ottocento -; René Wellek (1903-1995), professore di letterature comparate a Yale, parlò di questo libro come "la più bella storia letteraria che sia mai stata scritta".

 Non è solo il contributo pesante alla critica letterarIa a fare di De Sanctis uno dei più grandi del genere; gli era riuscito scrivere una storia letteraria che fosse al tempo stesso storia e letteratura: qui l'evoluzione dello spirito di una nazione viene scandito dalla letteratura, la quale è la manifestazione più intima del suo carattere. De Sanctis fuse perfettamente i due elementi: una concezione storica della letteratura italiana, il cui sviluppo è visto all'interno della storia politica, sociale, morale della nazione, e uno studio e un giudizio critico intensamente personali dei grandi testi di quella letteratura. Per De Sanctis la letteratura è essenza della storia di una nazione.

Non solo un suo riflesso, è la storia.

Qui si risente dell'influsso della filosofia di Hegel che De Sanctis studiò approfonditamente e che si chiarisce in luogo della sua critica estetica: "L'opera d'arte è considerata come un prodotto più o meno inconscio dello spirito del mondo in un dato momento della sua esistenza. L'ingegno è l'espressione condensata e sublimata delle forze collettive, il cui complesso costituisce l'individualità di una società o di un secolo".

 Concepita originariamente come testo scolastico (il De Sanctis infatti esercitò la professione di insegnante alla Nunziatella di Napoli), successivamente si sviluppò in un'opera di vasta complessità e più ampio respiro.

 Ma De Sanctis non fu esclusivamente, in linea col giudizio di Croce, il più grande critico e storico della letteratura italiana, ma fu un personaggio molto attivo politicamente. Sposò apertamente la causa del Risorgimento e gli ideali mazziniani: nel 1850, per aver partecipato insieme ad alcuni suoi allievi ai moti insurrezionali del 48', venne arrestato e recluso a Napoli nelle prigioni di Castel dell'Ovo, dove rimase fino al 1853, quando, espulso dalle autorità borboniche in America, riuscì a fermarsi a Malta e a scappare a Torino.

Qui fruttò la collaborazione con vari giornali dell'epoca; iniziò a tenere conferenze e lezioni, tra cui su Dante, le quali per lo spessore critico e l'impostazione poetica, gli fecero ottenere una cattedra universitaria a Zurigo.

 Forse nella sua Storia nessuna pagina è più appassionante di quelle dedicate a Dante. L'opera dantesca rappresenta una metafora suprema del mondo medievale, di tutti i motivi dominanti del tempo che vengono spiritualizzate fino a diventare sublime sintesi poetica. La Commedia conchiude in sé l'essenza di quel mondo, ne manifesta lo spirito, proietta la visione della sua scienza e la concezione più alta. Si raggiunge il culmine della sensibilità artistica quando la filosofia, servendosi della Poesia come forma e strumento, anela e raggiunge la Sapienza: l'Amore come principio primo e ultimo, incarnato nella figura di Beatrice, ispira il sentimento, disvela il mistero della morte e ci guida verso l'Aldilà.

 De Sanctis si dedicò ininterrottamente ora all'attività di politico e di ministro, ora a quella di giornalista, ora a quella di critico e storico della letteratura e infine a quella di professore. Nella ultima fase della vita, rivolse i suoi interessi al naturalismo francese, come testimoniano i suoi studi su Emile Zola; di quest'ultima è anche un importante saggio su Leopardi.

 Colpito da una grave malattia agli occhi, De Sanctis morì a Napoli nel 1883. In suo onore la città natale, Morra Irpina, è stata ribattezzata Morra De Sanctis.

 Riscoprire questo testo fondamentale è stata una seconda rivelazione. Col passare degli anni solo i grandi classici meritano d'essere riletti e riscoperti. In questo caso nessun libro è capace di accompagnare la passione per la lettaratura a una finezza critica assoluta, impareggiabile. 

Oltre a fornici mezzi per comprendere elementi politici, storici, sociali, d'interesse scientifico e culturale delle varie epoche, i brani antologici disseminati qua e là lungo gli scorrevoli capitoli, fanno di questa lettura un piacevolissimo passatempo. E un giovane che si accosta alla letteratura non può, componendo la sua piccola biblioteca privata, non inserire tra i suoi autori prediletti, la stupenda Storia della letteratura italiana del grande De Sanctis.

Gennaro Cardenio

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Francesco De Sanctis
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Francesco De Sanctis

Alta Irpinia (Avellino)

"La vita è azione ; ma solo la dignità è la chiave della vita, e l'onestà la prima qualità dell' uomo politico." Francesco De Sanctis

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