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Dante in Calabria. “Il luogo delle anime” di Coriolano Martirano

19 Aprile 2021
Dante in Calabria.  “Il luogo delle anime” di Coriolano Martirano
A Dante pensava da “tempi non sospetti” senonché, proprio in quei resti presso Cerenzia e in quei dintorni, ha trovato la chiave che gli dava la possibilità di legare Dante alla Calabria, e quindi di rivolgere la sua ricerca in quella direzione.

Quando l’amico Stanislao de Marsanich mi chiedeva di scrivere un “pezzo” per il nuovo numero di Parktimemagazine in occasione della Giornata del Libro sul tema particolare Libro e Ambiente, mi è subito balzato alla mente, nell’anno di Dante, il libro di Coriolano MartiranoIl luogo delle anime” (Pellegrini Editore) che mi sta particolarmente a cuore innanzi tutto perché lo ha scritto mio marito che non c’è più, perché è uno dei suoi ultimi libri quasi un suo testamento spirituale, infine perché parla di Dante e in questo 2021 quando Dante sbuca da tutti gli angoli, in tutte le salse più o meno appetibili, mi sembra che anche questo libro meriti di essere portato alla ribalta, almeno dalla sottoscritta che adesso sono la persona più interessata, dal momento che l’autore non può farlo più.

Restando nel tema richiesto: Libro ed Ambiente, inoltre, questo romanzo in cui si ipotizza addirittura la presenza di Dante in Calabria e precisamente in Sila, ritengo che rientri perfettamente. Brevemente ne tratteggio la trama: Dante si trova a Napoli alla corte angioina come ambasciatore di Firenze, quando gli arriva la notizia della condanna. Per evitarla accetta l’invito del Vescovo di Siena in viaggio verso la lontana Sila, dove a Cerenzia, una sede priva di strade e quindi sicura, c’è una Abbazia rifugio dei templari sfuggiti all’eccidio. Dante, cavaliere dell’ordine, può entrarvi anonimamente con il nome di LUI. L’Abbazia inoltre, in un archivio segreto, conserva documenti di estrema importanza sottratti da Tiberio, comandante in seconda dell’Imperatore Tito, al Tempio di Gerusalemme e caduti in possesso dei monaci guerrieri. LUI, dall’ambiente che circonda il convento: una selva oscura, solcata da un fiume, una grotta che sprofonda in una specie di cono rovesciato, un luogo dove le anime si assembrano in attesa della loro destinazione, e dove tutto parla ancora di Gioacchino da Fiore, riceve suggestioni e intuizioni che saranno poi alla base della COMMEDIA.
Questo il romanzo dove la realtà documentata si dissolve nell’arte creativa dell’autore in un altalenante equilibrio tra vero e verosimile. Ma, per quanto si possa concedere alla fantasia, non mancano certamente gli indizi ambientali che l’hanno alimentata…a cominciare dal nome dell’attuale Cerenzia, il cui centro oggi si trova più a ovest rispetto alla vecchia rocca, che deriva da Akerenthia , detta anche Acheronthia o Acerenthia con chiaro riferimento al fiume Acheronte (o Akeronte), antico nome dell’attuale fiume Lese, che scorre ai piedi della rupe e che per assonanza ricorda il Lete. Nella zona, al di là dei ruderi di Cerenzia abbiamo la grancia del Vurdoj del monastero florense fondato dall’Abate Gioacchino da Fiore e presso Calusia la porta degli Inferi nella palude di acque sulfuree, detta palude infernale ( oggi terme di Bruciarello ). E ancora la selva oscura, la grotta dello Stige, il cono rovesciato…Tutt’intorno alla palude l’odore di zolfo nell’aria, i fumi dell’acqua calda, la presenza degli asfodeli i fiori dei morti nella mitologia greca: oggi come ai tempi di Dante e prima di Virgilio.
Da qui il titolo del libro: IL LUOGO DELLE ANIME. Questo romanzo non è un libro che si legge facilmente perché, come i libri a sfondo storico di Coriolano Martirano, presuppone la sua stessa conoscenza e familiarità con la storia che non è da tutti. Coriolano riusciva a spaziare da un’epoca all’altra con una facilità impressionante ed, anche se nei suoi libri il contesto storico è quasi sempre quello calabrese con particolare attenzione a Cosenza, i suoi riferimenti alla Grande Storia sono sempre presenti e numerosi. E proprio perché conosceva profondamente la storia, vantandosi di essere uno scrittore e non uno storico, anche qui si è sentito libero di giocare con la storia, come solo chi la conosce riesce a fare, cosa che probabilmente fa storcere il naso agli storici di professione: cosa che lo divertiva moltissimo e lo spingeva di più “a creare” come diceva lui… “a provocare” ( gli dicevo io )… 
Tornando al libro, il periodo storico in cui si svolge il racconto, come dicevo, non è affatto semplice perché ci troviamo nell’Italia meridionale nel momento del passaggio dalla dominazione normanno sveva a quella angioina con una serie di conseguenze politiche nel rapporto tra Chiesa e Stato, qui evidenti nello scontro sulla nomina dei vescovi e conseguenze sociali qui evidenti nella trasformazione della feudalità e nel suo rapporto con il Regno…tutto ciò non è oggetto di disquisizione a parte dell’autore, ma si evince dal dialogo dei vari personaggi appartenenti alla sfera ecclesiastica e laica, coinvolti nella nomina dell’abate di Cerenzia e del suo Rettore.
Nel libro ancora sono codificati alcuni topoi del suo pensiero, come tra tutti il dibattito sulla verità che lo ha accompagnato in tutte le sue esternazioni. Comunque, affinché si possa comprendere meglio il senso del libro, vorrei percorrerne brevemente la genesi.
Il ragionamento che sta alla base del racconto si fonda sulla premessa - che l’autore condivide con la maggior parte degli studiosi - che Dante sia un seguace di Gioacchino da Fiore ma - in più per lui - che la conoscenza e l’approfondimento del pensiero dell’Abate siano avvenuti sul posto.… Coriolano Martirano come ho già detto è uno scrittore appassionato della storia soprattutto di Calabria ed ancora di più di Cosenza, attraverso la cui lente in tutti i suoi libri guarda alla Grande Storia.
A Dante pensava da “tempi non sospetti” senonché , proprio in quei resti presso Cerenzia e in quei dintorni ha trovato la chiave che gli dava la possibilità, di legare Dante alla Calabria, e quindi di rivolgere la sua ricerca in quella direzione. Ed il materiale non gli è mancato, curioso com’era e allenato in questo genere di attività, dai testi specializzati, dalle riviste locali e non, e perché no? anche dai contributi e dalle provocazioni degli amici, durante le accese discussioni pro e contro, nelle riunioni mattutine al gran Caffè Renzelli o al Caffè Telesio. E poiché poca favilla gran fiamma seconda , Coriolano dotato com’era di grande capacità creativa ha iniziato ad elaborare il suo racconto. Quell’ abbazia dei Templari in mezzo alla Sila, la Silva di virgiliana memoria, era effettivamente il posto ideale dove Dante, cavaliere templare lui stesso, potesse avere voluto rifugiarsi in anonimato. Gli indizi per potere proseguire in quel senso non sono mancati alla fantasia dello scrittore: parole dialettali calabresi ( il De Chiara ne riporta 59 nel suo prezioso libro “Dante in Calabria”) che Dante avrebbe appreso sul posto …corrispondenze di antichi toponimi del luogo presenti nella Commedia … vecchie credenze…la notizia vagheggiata di un viaggio di Dante in Calabria fosse pure per proseguire in Sicilia…la presenza di buchi neri nella vita di Dante specialmente durante l’esilio, tutto ciò, arricchito da personali suggestioni e da certezze documentate, ha dato a Martirano la spinta per volare alto sulle ali della sua creatività , fino ad ipotizzare la presenza di Dante nei luoghi di Gioacchino da Fiore, non facendosi scrupolo di introdurre qualche anacronismo o altro espediente , secondo quel suo gusto di giocare con la storia , quando ciò gli dovesse servire nel racconto. Alle osservazioni su questo proposito non si stancava di ripetere che lui era uno scrittore di storia e non uno storico e che pertanto non aveva responsabilità di perseguire il vero “storico”, ma come scrittore, di inseguire il verosimile vale a dire il vero “poetico”…che “poi- diceva- è l’unica via per entrare nello spirito del tempo così come per capire la storia della Russia al tempo di Napoleone bisogna leggere Guerra e Pace; per la guerra di secessione americana Via col Vento, e per la guerra civile spagnola Per chi suona la campana…e così via”…
Dante in Calabria : una leggenda? …se anche fosse, una bella leggenda da investire per quella promozione territoriale in cui la Calabria dovrebbe impegnarsi di più nel proporre un turismo culturale alla riscoperta di pagine belle della nostra storia regionale.

Maria Cristina Parise Martirano


Martedì 27 aprile, si è costituita a Cosenza l’Associazione Culturale Coriolano Martirano (A.C.C.M). La nuova realtà associativa, che non ha fine di lucro, sorge per volontà della famiglia Martirano e trova la sua sede presso l’antico palazzo della stessa, ubicato nel centro storico cittadino all’interno del quartiere “Spirito Santo”. L’associazione è significativamente dedicata all’omonimo scrittore recentemente scomparso, insigne accademico e letterato, che ha fatto della storia della Calabria e di Cosenza la protagonista indiscussa delle sue numerose pubblicazioni e romanzi.


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