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Sposarsi in un campo di internamento

21 Gennaio 2021
Sposarsi in un campo di internamento
di   Foto: Dina Smadar Dina Smadar

A Ferramonti mio padre si innamorò immediatamente di mia madre ed iniziarono a parlare del matrimonio che si tenne in una capanna del campo. Mio padre ed i suoi amici pulirono la capanna e lavarono il pavimento. di Dina Smadar
traduzione di Marco Giandomenico

Berlino, 1933: mia madre aveva l'età di 9/10 anni. Hitler era salito al potere. Mio nonno e mia nonna hanno vissuto dei momenti difficili ed hanno avuto bisogno di prendere delle decisioni cruciali. Volevano andare in Palestina ma i limiti all'immigrazione erano molto rigidi e tutti gli affari con gli ebrei proibiti. Le Sinagoghe bruciavano, i negozi e le attività commerciali di proprietà ebraica venivano distrutti e le scuole ebraiche chiuse. 

Mia madre è stata testimone oculare della Notte dei Cristalli. Mio nonno fu portato al campo di Sachsenhausen. Il linguaggio umano è troppo misero per poter descrivere le torture e le sofferenze viste e subite. 

Hitler diede istruzioni affinché gli ebrei potessero essere rilasciati e autorizzati a lasciare la Germania entro una settimana; la mia famiglia ottenne i documenti richiesti e così mia madre, mio ​​nonno e mia nonna, attraverso la Jugoslavia, viaggiando di villaggio in villaggio e dopo un lungo viaggio tortuoso, arrivarono ​al campo di Ferramonti

Ammantato dall'oscurità e dalle voci che avevano sentito su questo posto, tutto li aveva lasciati molto incerti sul futuro. Condivisero due piccole stanze con una coppia. In italia venne data loro un'indennità giornaliera sufficiente per acquistare una piccola quantità di cibo. Avevano fame tutto il tempo ma le condizioni al Ferramonti non potevano essere paragonate a quelle che avevano vissuto in Germania. 

Mio padre, Zvi Neumann, lasciò la casa dei suoi genitori in Slovacchia quando l'antisemitismo era in ascesa. Aveva solo di 17 o 18 anni. Nel maggio 1940 lasciò Bratislava. A questo punto ha inizio la sua avventura col battello fluviale Pentcho

Nel campo di Ferramonti tutti cercavano di vivere una vita più o meno normale, aprendo attività e guadagnandosi da vivere. Mio nonno, mia nonna e la coppia con cui vivevano aprirono un ristorante; servivano i pasti nel loro soggiorno.Gli utensili ed il cibo venivano acquistati al mercato nero. I rifornimenti venivano contrabbandati da soldati italiani, che in questo modo guadagnavano ingenti somme. Ottenevano farina, olio e altri prodotti. 

Mentre l'acqua era un problema. Non c'era acqua corrente nel ristorante ed era necessario portarla dai pozzi nelle vicinanze. La mia famiglia aspettava che gli sforzi avrebbero fruttato loro un profitto sufficiente da investire per il futuro, ma i guadagni furono molto bassi. 

Il campo Ferramonti sembrava il "Giardino dell'Eden". Gli italiani li hanno trattati bene e gli hanno permesso di gestire la loro vita, a patto che non uscissero dai confini del campo. I sopravvissuti hanno sempre raccontato in maniera benevola delle guardie e dei gestori del campo. Non c'è dubbio che oggi siamo vivi anche grazie a loro; gli dobbiamo le nostre vite.

La fame, la penuria, le pulci e altri problemi erano trascurabili rispetto a quanto avevano sperimentato prima di lasciare il loro paese di origine. Tutto quello che avevano visto, tutto quello che avevano sentito ed i membri della nostra famiglia portati alle camere a gas. E così, la vita comunitaria iniziò a svilupparsi dentro i confini del campo Ferramonti.

Mio padre ha studiato falegnameria in Slovacchia e ha trovato una varietà di lavori occasionali. Faceva sandali, delle comode sedie e qualsiasi altra cosa le persone gli richiedessero. Residenti e gruppi nel campo erano arrivati ​​separatamente da tutta Europa. 

Mio padre si innamorò immediatamente di mia madre ed iniziarono a parlare del matrimonio che si tenne in una capanna del campo. Mio padre ed i suoi amici pulirono la capanna e lavarono il pavimento. Lenzuola bianche coprivano i tavoli e vecchi barattoli di marmellata, trovati sul posto, vennero usati come bicchieri. Preparavano "caffè" di cicoria e torta di ricotta, ecc. Il pasto comprendeva datteri e fichi, che erano abbondanti e poco costosi. 

C'erano altri due matrimoni nello stesso giorno; ed hanno anche fatto un addio al celibato ... Tutti hanno preso molto sul serio la cerimonia di matrimonio e l'intero evento. Mia madre indossava un abito che una sua amica le aveva cucito con alcuni resti di stoffa bianca, il suo velo era fatto di zanzariere e i fiori per il bouquet da sposa vennero raccolti nel campo. La cerimonia nuziale è stata condotta dal rabbino Deutsch e il rabbino capo Pacifici inviò un certificato che attestava il matrimonio.

Quando I miei genitori si furono sposati, gli fu assegnata una camera singola da dividere con i genitori di mia madre. Gli amici gli donarono alcuni oggetti artigianali, che li hanno aiutati a decorare la loro stanza. Gli sforzi dei residenti del campo per vivere una vita più o meno normale hanno superato ogni immaginazione. Tra amici organizzavano la vita culturale e quella sportiva. 

Le cabine avevano i tetti in paglia ed enormi pulci cadevano dalla paglia…. Hanno trattato i materassi infestati da insetti con il cherosene. 

Sono nata, il 15.3.1944. Dato che nel campo non c'era un ospedale, mia madre si è ammalata ed è stata portata all'ospedale di Cosenza. I miei genitori sono morti in Israele, in tarda età. Dalla loro unione sono nati: una figlia, un figlio, sei nipoti e nove pronipoti.

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Ferramonti di Tarsia (Cs)

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