Quando Pietro Citati racconta della passione di Marguerite Chapin per la letteratura descrive in realtà il ruolo dei luoghi per uno scrittore. Secondo Citati, la letteratura doveva infatti donare a Marguerite “una nuova visione delle cose: un nuovo modo di ascoltare i suoni, di vedere i colori, la luce e le ombre”.
Quando si entra nel Parco letterario dedicato a Marguerite Chapin e ai luoghi dei Caetani nel Giardino di Ninfa, è il giardino stesso a far sentire sulla pelle la profonda differenza tra ‘spazio’ e ‘luogo’. Il principio di misurazione che dà origine alla parola ‘spazio’ scompare per lasciare il passo al suo antagonista: ‘il luogo’.
Come spiega il geografo e filosofo Franco Farinelli, a differenza del concetto di ‘spazio’, il ‘luogo’ prende forma attraverso un intricato rapporto di relazioni con tutto ciò che lo compone, relazioni che hanno un tempo, una soggettività e che si creano ed assimilano solo nell’essere al suo interno.
ll Giardino di Ninfa cattura i suoi ospiti in relazioni profonde che li emozionano e li interrogano sull’esistenza e sul significato di vivere un ‘luogo’. Di questo erano pienamente coscienti i suoi creatori. A cominciare dal marito di Marguerite, Roffredo Caetani, che si appassionò talmente alla musicalità dello scorrere dell’acqua da studiare altezze diverse per le piccole cascate del fiume Ninfa allo scopo di riprodurre note musicali.
La scelta della flora alla luce delle sue fioriture, dei colori e dei profumi stagionali ha invece visto protagoniste soprattutto tre generazioni della famiglia Caetani, tra cui spiccano Marguerite e sua figlia Leila. Grazie a loro il Giardino di Ninfa ha tradotto nel clima mediterraneo la tradizione dei giardini all’inglese. Hanno infatti intrecciato il microcosmo della vita e della morte di piante e animali con quello delle rovine della citta perduta.
La creazione di questo giardino ci pone di fronte ad alcuni interrogativi che ben rappresentano il nostro presente. Il termine ‘luogo’, che più di ogni altro descrive il Parco Letterario e il Giardino di Ninfa, è oggi al centro di un cruciale dibattito filosofico sulla crisi esistenziale della contemporaneità. Certamente Marguerite Chapin non poteva immaginare la globalizzazione, l’avvento dei non-luoghi descritti da Marc Augé, né la deriva pandemica che oggi ci tormenta. Eppure aveva certamente compreso i segreti per creare un ‘luogo’ e renderlo un antitodo a tutto questo. Perché è solo attraverso il luogo che l’artista crea, che l’uomo esiste. La bellezza che ci fa ancora godere a distanza di anni è il risultato di un’imponente ricerca botanica con l’inserimento di oltre 1300 varietà di piante in totale armonia con un’altrettanto ricca fauna e dove le cure sono dedicate ai minimi particolari.
Eppure ciò che rende veramente unico il Giardino di Ninfa ed il Parco Letterario è il far sentire la magia di una relazione tra coloro che vi entrano, le cose e le creature che vi abitano. Come diceva Giorgio Bassani, i Caetani hanno creato un mondo.
All’indomani del centenario della nascita del Giardino di Ninfa come ‘luogo’ nuovo, reinventato appunto dai Caetani, chi visita Ninfa oggi si immerge in una realtà dove anche le immagini virtuali, i video di droni e Google Earth pur senza odori e profumi, devono contribuire ad un ipertesto letterario. E’ la poesia che deve dettare le regole anche nel mondo digitale. Se non riusciamo a far convergere i nuovi modi di vedere il mondo attraverso le nuove tecnologie e linguaggi con i ‘luoghi’ e tutto ciò che essi comportano perderemo una importante e affascinante sfida per l’avvenire.
Foto di Oliviero Pratesi
Riproduzione riservata © Copyright I Parchi Letterari