Da domenica 30 giugno 2024, percorrendo il Viale Cavriga del Parco di Monza, ci si accorge di una nuova nascita, forse della nascita del più grande fiore del mondo: si erge con il suo lungo stelo argenteo ad indicarci la via che porta alla Scuola Agraria. Porta la scritta: “via Aurelia Josz Firenze 1869 – Auschwitz 1944 Fondatrice della Scuola Agraria del Parco.” Il grande fiore è spuntato fra l’erba e il fogliame investiti dal sole, con un nuovo timbro, un nuovo profumo. Eravamo lì per lei, per Aurelia Josz, ad accoglierla con quell’emozione che arriva come momento magico supremo. Nessuna via, bordata di luce d’oro, potrà mai condurmi, così dolcemente, fra braccia di una delle donne più coraggiose, fiere e libere che io abbia mai conosciuto.
E’ tornata a casa, Aurelia, in quella scuola che ha tanto amato, è tornata alla storia e all’idea di un’opera, a quella sua visione moderna che aveva dell'agricoltura, al valore che diede al lavoro agricolo. Voleva trasmettere un pensiero nuovo negli ambienti rurali e nelle professioni legate alla terra. Voleva agevolare le donne nella possibilità di intraprendere carriere nuove e più remunerative. Era convinta che rendere accessibili gli studi agrari avrebbe potuto aprire loro nuovi sbocchi professionali nelle industrie agrarie considerate minori come la bachicoltura, l’apicoltura, la floricoltura, le attività casearie. L’apprendimento di un mestiere sarebbe stato per le donne una reale opportunità di riscatto sociale. Era fermamente convinta che la donna fosse un elemento attivo della società e quindi sarebbe stata un indice di progresso. Voleva frenare l’esodo dalle campagne scoraggiando le donne a scegliere mestieri in crisi e scarsamente retribuiti. Pensava che l’istruzione avrebbe potuto aiutarle, voleva formarle e trasmettere loro un patrimonio di sapere e di valori spirituali.
La passione ha caratterizzato tutta la sua vita, la ricerca l’ha resa instancabile e combattiva. Il suo più grande amore è stato, senza dubbio, quello per la Scuola Pratica Agricola Femminile, la sua impresa più grande.
La sua scuola aveva l’obiettivo di formare “una donna assetata, svelta e gioviale che ti prende un buon libro moderno, studia il risultato della scienza e lo applica, che riceve giornali e cataloghi d’agricoltura, pollicoltura, di apicoltura, e di tutto quanto concerne l’opera sua, che intende l’importanza dell’igiene e della nettezza, che tiene i conti dell’azienda, che dirige le subalterne nei vari lavori della fattoria.”
Nel giugno 1922 il professor Giovanni Vidari, fu incaricato dal Ministero di fare un’ispezione alla Scuola pratica agricola femminile di Niguarda. Sulla rivista Levana così scriveva: “L’aura di pace, di serenità di purezza che si respira alla scuola di Niguarda, il culto quasi tolstoniano del lavoro come fonte di energia morale, il rispetto pressoché francescano della natura e degli animali, l’applicazione quasi immediata e consapevole del pensiero scientifico alla pratica, si compongono nell’animo del visitatore, in una espressione sola di simpatia e di plauso. In modo particolare mi sembra che la scuola di Niguarda sia adatta a preparare la vera e buona maestra della scuola rurale.”
La scuola chiuse nel 1931. A nulla valsero le sue suppliche. Calò il sipario su una vita di dedizione, di grandi entusiasmi, di tante innumerevoli fatiche. Aurelia si congedò dal suo deodara: “non resta ormai che comprimere l’affanno, forti di una coscienza tranquilla, ed accettare l’inevitabile, senza troppa amarezza, perdonando e sperando ancora senza rimpiangere la propria follia se tale fu, perché di qualche cosa, oltre il pane, per qualche cosa che sembri degna, bisogna pur vivere.” Intendeva il socialismo nei suoi risvolti umanitari e morali. Voleva contribuire a costruire un mondo nuovo e migliore. Monza le ha reso omaggio, finalmente. La Scuola Agraria del Parco che continuerà la formazione delle giovani generazioni nel suo solco: il seme è stato gettato.
Antonetta Carrabs
Immagini: Rodolfo Zardoni, La Casa della Poesia di Monza
Il video che segue racconta l'esperienza di tre donne: Argentina Altobelli, sindacalista, Aurelia Josz, fondatrice della scuola agraria femminile e Emma Schwarz, fondatrice delle donne rurali della Coldiretti
"La prima regina d'Italia, nella vita privata, nella vita del paese, nelle lettere e nelle arti"