La tesi di laurea di Milena Mantovani "Goethe a Mantova - Una tappa significativa del II viaggio in Italia (1790)”, ci apre uno sguardo interessante sulla vita culturale e sugli interessi artistici di alcuni importanti visitatori della città virgiliana nel Settecento.
Il Grand Tour, un viaggio nelle culture di altri paesi europei, era di moda tra gli intellettuali, gli aristocratici e i nobili anche tedeschi interessati principalmente, all'inizio, a conoscere i resti delle antichità classiche dell'Italia. Tappe fondamentali erano perciò Roma, Firenze, Napoli, Venezia e la Sicilia.
Tra questi ricchi viaggiatori , un rilievo particolare lo ha avuto la famiglia Goethe. Johann Caspar Goethe (Francoforte sul Meno, 28 luglio 1710 - 25 maggio 1782), giurista, scrittore, studioso dell'arte classica e padre del più famoso e illustre Wolfgang (Francoforte sul Meno, 28 agosto 1749 - Weimar, 22 marzo 1832), poeta scrittore drammaturgo, filosofo, scienziato critico d'arte e musicale.
Caspar, dopo aver visitato l'Italia alla fine del 1739 viaggiando da Nord a Sud, prese appunti e scrisse un libro, in lingua italiana, di questo suo peregrinare dal titolo "Viaggio per l'Italia", che il figlio lesse sicuramente e che influì molto sulle sue conoscenze e scelte. In questo testo egli dice che partendo da Venezia si fermò anche a Mantova il 22 luglio 1740, probabilmente solo per qualche giorno perché è certo che il 2 agosto era già a Milano. Il poco tempo di sosta non gli impedì di annotare e descrivere minuziosamente Mantova e iniziò il racconto osservando quanto essa distasse da Verona: "non sono che ventiquattro miglia italiane" e continuava sottolineando che per arrivare in città si dovevano attraversare "cinque ponti piccoli e grandi, tra il quale il principale si chiama San Giorgio" e che i cannoni hanno provocato (le guerre tra gli austriaci e le truppe napoleoniche) molti danni agli edifici e alla povera popolazione. Caspar cita poi la Chiesa di San Francesco, il Palazzo di Giustizia, si meraviglia di trovare poche reliquie del sommo poeta Virgilio, che era nato in un piccolo villaggio nei pressi di Mantova, Andes, e rimane entusiasta del Palazzo Ducale anche se spogliato di diversi tesori dai vincitori delle guerre. Ricorda però del palazzo gonzaghesco, in modo didascalico, i pittori Palma, Paolo Veronese, Tiziano, Annibale Carracci, la chiesa dei Barnabiti (San Barnaba), la cattedrale alla quale associa Giulio Romano, la Chiesa di Sant'Andrea per la reliquia del Preziosissimo Sangue, la chiesa di Sant'Egidio con il sepolcro di Bernardo Tasso padre di Torquato Tasso, il Teatro di Mantova che "è del medesimo gusto di quello di Verona, eccetto che non è così grande". Parla poi dei Palazzi più importanti della città: quelli della Donna Maria Rosa Gonzaga, di Arrivabene, di Benedetto Sordi, del Cavriani; di Castiglione e poi passa a Bozzolo "città bellina e appartenente al Duca di Guastalla".
Il figlio Wolfgang giunse in Italia nel suo primo viaggio del 1786-1788, quando stava scrivendo il libro su Torquato Tasso, con molte notizie sul nostro paese attinte dai documenti presenti nella biblioteca del padre, da lettere degli amici e dalle descrizioni di intellettuali che avevano già girato la penisola, fra i quali: Johann Georg Keyssler, che descrive il paese natale di Virgilio chiamandolo "Pietola"; Maximilien Misson che parla anche lui di Andes; Asmus Jacob Carstens che venne a Mantova qualche anno prima di Wolfgang per studiare Giulio Romano. Ma il giovane Goethe si avvale anche delle indicazioni lette nella prima guida scritta dal colto studioso d'arte e amico Johann Jacob Volkmann.
Quasi tutti questi turisti avevano avuto modo di visitare Palazzo Ducale e Palazzo Te, di scrivere di Giulio Romano e Mantegna, citano Andes la patria di Virgilio ed è così che Wolfgang Goethe si appassiona dell'arte antica e resta ammirato di fronte agli affreschi di Andrea Mantegna nella Cappella Ovetari della chiesa degli Eremitani a Padova ma conosce pure le opere di Giulio Romano a Roma.
In questo primo viaggio il giovane poeta teneva il "libro dei conti"- abituato com' era a curare anche le finanze per il ducato di Weimar- in cui annotava tutte le spese dei mezzi di trasporto, degli alberghi, degli acquisti di abbigliamento e di oggetti d' arte rinascimentali. Nel castello di Weimar, infatti, si trovano nella "Stiftung Weimar Klassik" le xilografie con tecnica innovativa in chiaroscuro dell'incisore Andrea Andreani (Mantova,1540-1623) di un'opera mantegnesca "I Trionfi di cesare", tele nate per il Ducale ma raccolte inizialmente in San Sebastiano, per poi essere vendute nel 1628 da Carlo I Gonzaga Nevers a Carlo I Stuart e ora nelle Orangerie reali di Hampton Court a Londra. Si trovano pure a Weimar, tra gli acquisti di Wolfgang, disegni anonimi tratti da stampe di Diana Scultori (Mantova,1547-Roma, 1612), artista autrice di molte incisioni di soggetti mantovani di Giulio Romano.
Cinquant'anni dopo il padre, esattamente il 28, 29 e 30 maggio 1790, come testimoniano molte lettere di amici studiosi, anche se nei suoi appunti "Italienische Reise" (Viaggio Italiano) non ne parla, Wolfgang Goethe visita Mantova. E' il suo secondo viaggio di soli tre mesi in Italia, dopo il primo di due anni, chiamato a Venezia dalla duchessa di Sassonia-Weimar Anna Amalia di Brunswick-Eisenach di ritorno dalla penisola e che vuole farsi riaccompagnare in patria. In questo viaggio che il poeta affronta malvolentieri, perché la giovane compagna Christiane Vulpius gli aveva dato un figlio, visitò solamente le città di Venezia, Vicenza, Padova, Verona e Mantova.
Prima di partire per l'Italia Wolfgang riceve ad inizio marzo 1790 dall'amico filosofo Johann Gottfried Herder una lettera in cui gli indica Mantova come una delle città che merita di essere visitata , sottolineando dove si trovano le maggiori opere di Giulio Romano, a Palazzo Ducale e a Palazzo Te, gli segnala la tomba del Mantegna e la pala della Madonna della Vittoria, trafugata in seguito dalle truppe napoleoniche e che oggi si trova al Museo del Louvre di Parigi.
Il quarantenne Goethe non visiterà, come gli altri viaggiatori prima di lui, la Camera degli Sposi, l'opera più importante del maestro , che non era nemmeno segnalata dalla guida di Volkmann.
All'epoca il Castello di San Giorgio era la sede dell'Archivio di Stato non accessibile al pubblico e quindi escluso dal consueto giro turistico della città. Anche lui nominerà solo la pala della "Madonna della Vittoria" nella chiesa di San Filippo Neri.
Nel secondo viaggio Wolfgang era accompagnato, fra gli altri, dai pittori Johann Heinrich Mayer, che era il suo consigliere più importante sui temi artistici e Friedrich Bury, conosciuti precedentemente a Roma. A quest'ultimo assegnò il compito di copiare gli affreschi di Giulio Romano, i cui disegni si trovano ora nella "Staatliche Kunstsammlungen zu Weimar". Un'altra opera mantovana che si trova a Weimar è la copia in "Rilievo con trono" di Palazzo Ducale, eseguita dallo scultore del poeta, Gottlieb Martin Klauer, negli anni successivi al secondo viaggio del poeta, pare su disegno di Mayer o dello stesso Wolfgang e che dimostra quanto egli fosse rimasto affascinato dalla visita alla nostra città.
Il giovane Goethe non venne più in Italia e a Mantova, anche se aveva programmato il terzo viaggio nel 1797 con Mayer, ma continuerà a trattare di Mantova, di Giulio Romano e di Andrea Mantegna.
Graziano Mangoni
Immagini a cura di Graziano Mangoni
...propter aquam, tardis ingens ubi flexibus errat Mincius et tenera praetexit harundine ripas. (Georg. III, 10-15)