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Concerto per la pace in onore di Aurelia Josz a Monza

13 Dicembre 2022
Concerto per la pace in onore di Aurelia Josz a Monza
Intervento di Amy Rosenthal in occasione del Concerto della Pace del 22 ottobre 2022 alla Reggia di Monza davanti alle personalità politiche del territorio del Parco Regionale della Valle del Lambro.

Il concerto per la Pace dedicato ad Aurelia Josz ha avuto luogo sabato 22 ottobre nel Salone delle Feste della Reggia di Monza con un’ampia partecipazione di autorità in rappresentanza del territorio del Parco Regionale Valle del Lambro, di Monza, della Brianza e della provincia limitrofa di Como (visita la pagina fotografica).

Aurelia Josz: è con grande entusiasmo che mi accingo a raccontarvi delle mie riflessioni su questa donna straordinaria a cui è dedicato questo concerto della pace

 Devo ammettere subito che la mia conoscenza della figura di Aurelia Josz è avvenuta, come spesso mi capita, per puro caso: mentre svolgevo delle ricerche per la mia tesi di dottorato in Storia dell'Europa contemporanea e in particolare sul Partito d'Azione italiano, ero rimasta affascinata dal ruolo di forti figure femminili come Sara Levi Nathan e Amelia Pincherle Rosselli, entrambe ebree italiane; la storia del loro impegno politico, culturale e sociale confermavano ancora una volta la mia tesi del grande impatto e del notevole ruolo che gli ebrei italiani, e in particolare le donne ebree, hanno avuto nella storia della penisola.
 È durante questi studi che ho scoperto Aurelia Josz, che non solo mi ha piacevolmente colpito, ma con la quale ho sentito subito un legame profondo. Era un personaggio dalle mille sfaccettature e dai tanti interessi: donna astuta critica sociale, sionista, pioniere agricolo, educatrice, scrittrice e amante della poesia, sostenitrice dell'emancipazione delle donne. Rivedevo in lei temi che mi hanno sempre appassionata, ma quel suo amore per le aree rurali e quella sua curiosità per le tecniche agricole mi riportavano alle mie origini, alle fattorie del Wisconsin dove sono cresciuta, a quell’”America’s Dairyland” della mia adolescenza.

 Ritrovavo quel contrasto con la iconografia mondiale che spesso rappresenta l’ebreo come un commerciante, un banchiere o addirittura un nevrotico intellettuale tralasciando ad esempio come oggi Israele sia un leader mondiale nel campo delle tecnologie agricole.
 E quella donna forte, pratica e dinamica mi faceva tornare in mente le donne della mia famiglia: eh si povero mio padre, anche la mia era una famiglia dominate dalle donne!
Josz scriveva che le donne erano dotate di “uno spirito rurale” e un “senso della dignità del lavoro agricolo”, e come non ritrovare questo in me da ragazza che raccoglievo pietre nei campi, davo da mangiare e mungevo le mucche, raccoglievo il fieno e supervisionavo insieme a mio padre la semina di mais, grano, soia, piselli, che sorridevo alla vista di 100 acri di girasoli alti e colorati, e la tristezza di vederli raccolti.
E quanto è stato formativo quel sodo lavoro rurale sui nostri caratteri prima e poi nella professione in banca di mia sorella e nella mia vita universitaria.

La Josz propugnava all’inizio del ‘900 un qualcosa che ai nostri giorni è dato per scontato: che le donne svolgono un ruolo chiave nel progresso sociale. E considerava l'istruzione agricola per le donne come un primo passo verso questa emancipazione. Come ha scritto, "[Esso] eviterebbe così tanto spreco di energia e garantirebbe alle giovani donne un ambiente di lavoro più stabile". Inoltre, le ragazze da una tale istruzione avrebbero ottenuto esperienze pratiche “nel campo, nell'orto, in caseificio, nel pollaio, lavoro che avrebbe fortificato muscoli e nervi, le ragazze si sarebbero preparate al disimpegno di tutti gli uffici di casalinga”.
Josz non stava sminuendo il ruolo delle donne all’interno della famiglia ma vedeva invece attraverso l’istruzione la loro elevazione del loro ruolo all'interno del regno familiare. In sintesi, incoraggiava le donne a scoprire come il loro contributo potesse migliorare non solo la famiglia, ma anche la comunità, la nazione e il mondo in generale.

 Alice Hallgarten Franchetti, filantropa ebrea tedesco-americana, descriveva la Josz come una “signorina piccola, magra e pallida, vestita in modo molto semplice”, ne divenne una cara amica e insieme condivisero un viaggio, spirituale fondato sull’importanza della cultura e dell’emancipazione femminile. Entrambe le amiche non erano apertamente religiose o discutevano spesso di valori ebraici, ma la loro visione del mondo era influenzato dal giudaismo. In esse si ritrovavano concetti come il Tikkun Olam (riparazione del mondo, che invita all'azione sociale e al perseguimento della giustizia sociale) o come il Tzedakah (beneficenza o donazione caritatevole, che è considerata un obbligo morale per gli ebrei, che tradotto dall’ebraico significa letteralmente giustizia per cui donare o aiutare chi è meno fortunato è, in sostanza, “fare giustizia”). 
 Questi concetti spinsero Alice, insieme al marito Leopoldo, a dedicare se stessi e le proprie ricchezze allo sforzo umanitario di aiutare gli italiani più poveri e meno istruiti, il cui numero stave crescendo notevolmente, causato anche dal divario nelle condizioni di vita tra Nord e Sud del paese, divario che si era manifestato negli anni successive all’unificazione nazionale e che era stato aggravato dall'esordio della Rivoluzione industriale al Nord tra il 1897 e il 1913, e dalla crisi agraria al Sud dell'epoca.
 Josz, che lasciò la natia Firenze per Milano nel 1890 per insegnare storia e geografia nella Scuola Normale Gaetana Agnesi, acquisì notorietà ideando metodi di insegnamento innovativi attraverso l’uso del teatro per catturare l'attenzione dei suoi allievi. I due manuali scolastici che scrisse a tal proposito ebbero successo e suscitarono l'attenzione della signora Hallgarten Franchetti, che divenne la sua incrollabile sostenitrice insieme alla Società Umanitaria, un'associazione milanese di ispirazione socialista fondata nel 1893.

 Come i Franchetti, anche la Josz aveva assistito in prima persona al fenomeno dei migranti interni che si riversavano a Milano in cerca di lavoro nelle fabbriche, dove in genere lavoravano in condizioni di sfruttamento, e che per le donne in particolare, spesso non lasciava altra scelta che la prostituzione. 
 Il suo rimedio al degrado sociale e morale in atto era quello di fermare lo spopolamento delle campagne, infatti a questo scopo istituì nel 1902 la prima scuola pratica di agraria femminile presso la Cascina Frutteto all'interno del Parco di Monza, per un gruppo di ragazze dell’orfanotrofio della Stella. 
Tre anni dopo, nel 1905, la scuola fu trasferita a Niguarda e l’iscrizione fu estesa alle figlie dei piccoli proprietari terrieri con l'obiettivo di fornire alle ragazze una formazione professionale specialistica e innovativa in ambito agricolo. La scuola di Josz attirò subito l'attenzione di importanti agronomi sia in Italia che all'estero e che si offrirono di tenere corsi sulle nuove tecniche agricole, come la l'introduzione di attività quali la bachicoltura e l'apicoltura.
Josz fu premiata per il suo lavoro pionieristico con la Medaglia d'Oro del ministero dell'Istruzione nel 1914. Inoltre, nel 1921 le fu chiesto di partecipare ad un altro importante progetto statale: affiancare ai corsi ordinari del tempo il nuovo Corso magistrale di Agraria per la specializzazione delle maestre rurali, e al quale lavorò instancabilmente fino al 1931. 

 Visitò scuole agrarie femminili in Francia, Belgio, Svizzera e Inghilterra e scrisse nel suo saggio del 1905, "Le scuole femminili agrarie all'estero: appunti e impressioni di viaggio" che tali scuole erano "madre di energie, un esempio per la Patria” e favorivano il “progresso sociale”. 
Come la Josz vedeva nel ritorno alla terra una risposta pratica ai terribili effetti della rivoluzione industriale nel bel Paese, forse non sorprende il suo interesse per un altro movimento che si stava sviluppando e che sosteneva una idea simile: il sionismo che promuoveva la ricostituzione di una nazione ebraica nella terra d'Israele. Insieme a molti altri ebrei italiani dell'epoca, vedeva nel sionismo uno strumento di riscatto sociale e morale. O meglio, come sostenne il filosofo ebreo tedesco Moses Hess nella sua opera fondamentale del 1862 intitolata Roma e Gerusalemme: gli ebrei sarebbero diventati un popolo agricolo attraverso un processo di "redenzione del suolo" che avrebbe trasformato la comunità ebraica in una vera nazione in quanto gli ebrei avrebbero occupato gli strati produttivi della società invece di essere una classe mercantile non produttiva intermedia: ecco come Hess rappresentava a quei tempi gli ebrei europei.
Probabilmente le tesi di Hess, e in particolare quelle del sionismo laburista o socialista, toccarono profondamente Josz che non solo si impegnò nello studio e nella discussione di questioni difficili come l'istruzione e i modi per migliorare la produttività del lavoro, ma soprattutto nello sviluppo di soluzioni concrete.
 Per questi motivi entrò a far parte attivamente del Gruppo Sionista Milanese di Bettino Levi.

 Volendo descrivere brevemente Aurelia Josz e le sue tante attività e idee potremmo dire che questa singolare figura femminile dell’Italia liberale dell’epoca era una ebrea italiana all’avanguardia e una vera patriota.
Infatti cercò con passione di migliorare la condizione delle donne attraverso l'istruzione sia per il loro benessere, ma anche per quello di tutti i cittadini.
Con questo obiettivo in mente, Josz adottò un approccio pratico e di buon senso, pur rimanendo ferma e incrollabile nelle sue convinzioni; come ad esempio quando rifiutò di giurare fedeltà al fascismo e di prendere la tessera del partito. Questa scelta le costò la rimozione dal ruolo di direttrice della prima scuola pratica agricola femminile che lei aveva fondato e la scuola stessa vide perdere i finanziamenti. Un'altra sede della scuola agraria femminile anch’essa da lei idealizzata a Sant’Alessio in provincia di Roma, venne affidata a un'altra donna, simpatizzante del Partito Nazionale Fascista di Benito Mussolini.

Il regime le tolse il lavoro al quale lei aveva dedicato la vita e poi con l’avvento della barbarie antisemita nazifascista e la tragedia della guerra, il suo destino segui` quello di altri 6 milioni di ebrei d’Europa, vittime della Shoah.
 Josz infatti si rifiuto` di espatriare dopo le leggi razziali del 1938 e nel 1944 venne arrestata ad Alassio, internata a Fossoli e deportata ad Auschwitz, dove venne assassinata al suo arrivo, il 30 giugno 1944. Tuttavia nel difficile periodo che precedette la sua tragica fine, Aurelia Josz si dedico` a due delle sue grandi passioni: la letteratura e la poesia. Infatti scrisse due libri, uno su Matteo Maria Boiardo e l’altro sul filosofo tardo-romano Boezio. Scrisse inoltre anche di un suo illustre antenato materno, il poeta ebreo settecentesco Salomone Fiorentino. Nonostante le leggi razziali e il periodo di ristrettezze economiche, umiliazioni e difficolta` per gli ebrei della penisola che ne seguì, Josz riuscì a mantenere la sua energia e il suo impegno intellettuale, coltivando le sue passioni coerentemente con quella sua frase che può essere considerata un testamento della sua vita e del suo ideale femminile: “Di qualche cosa che sembri degna, oltre il pane, bisogna pur vivere.”

 Davvero una figura storica italiana splendida, Josz merita il riconoscimento del nome della strada che conduce alla Scuola di agraria fondata da lei, come ha proposto Antonetta Carrabs, presidente della Casa della Poesia dI Monza e del Parco Letterario Regina Margherita e il Parco Valle Lambro. Antonetta Carrabs auspica che questo venga fatto in occasione del Giorno della Memoria il prossimo 27 gennaio. Sarebbe davvero un piccolo ma significativo riconoscimento alla figura di una grande donna ebrea italiana! 

Amy K. Rosenthal 


Credits Photos: La Casa della Poesia di Monza

Riproduzione riservata © Copyright I Parchi Letterari

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Il concerto per la Pace dedicato ad Aurelia Josz
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