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I dieci anni di Paesaggio Culturale Italiano: la rete dei Parchi Letterari e la Convenzione di Faro

24 Novembre 2020
I dieci anni di Paesaggio Culturale Italiano: la rete dei Parchi Letterari e la Convenzione di Faro
2010 - 2020 I dieci anni di Paesaggio Culturale Italiano: la rete dei Parchi Letterari e la Convenzione di Faro. Di Stanislao de Marsanich

E' di poche ore fa la notizia della ratifica della Convenzione di Faro** da Parte della Camera dei Deputati. Per la rete dei Parchi Letterari è un motivo di grande soddisfazìone e anche di speranza.

Quando nel 2005 il Consiglio d'Europa stipulava nella città portoghese la "Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore del patrimonio culturale per la società” il sistema Parchi Letterari stava purtroppo implodendo. Solo nel 2010 insieme alla contessa Nievo, moglie di Stanislao Nievo che per primo ebbe la magnifica intuizione di unire paesaggio e  letteratura, e ad Enrico Ducrot, proprietario del Tour Operator Viaggi dell'Elefante che investì generosamente nel progetto, decidemmo di ripartire da zero e creammo una società che avrebbe legato a doppio filo paesaggio, Comunità ed economie locali. Non un'associazione, nè una fondazione ma volutamente una piccola società di capitali che in quel periodo di profonda crisi fosse da sola abbastanza forte per costruire e supportare una rete territoriale adatta a fornire uno strumento in più ai piccoli centri dell'Italia interna per arginarne lo spopolamento. Dei presidi culturali che facessero economia a partire dalle risorse culturali, ambientali e agroalimentari dei diversi territori. 

A dire la verità all'inizio ero piuttosto preoccupato. La mia formazione era giuridica e non sono mai stato un grande imprenditore. Mi ero laureato anni prima in diritto costituzionale comparato con una particolare attenzione alle riforme costituzionali in Europa in materia di diritto d'asilo, libera circolazione delle persone e relativamente allo status di rifugiato in seguito agli accordi di Schengen (1985 / 1990) e ai trattati di Dublino (1990), Maastricht (1992) e  Amsterdam (1997).

Ebbi però una grande fortuna. A partire dalla Aliano di Carlo Levi, dalla Valsinni di Isabella Morra, dalla Galtellì di Grazia Deledda, e “con” Gabriele d’Annunzio ad Anversa degli Abruzzi e Francesco De Sanctis in Irpinia, si decise di non riprendere il progetto originario ma di stravolgerlo e svilupparlo per farne un mezzo straordinario di coesione e sviluppo locale basandoci sulle nostre deboli forze. 

Una rete che non si esaurisse in semplici passeggiate o in una antologia di poeti e scrittori, né diventasse una lista di bei borghi da piazzare sulla App di turno - che peraltro abbiamo anche noi ed è molto bella: abracapp.com. Non più solo un percorso del narrato, ma una cornice dove fare convergere le risorse di comunità antiche, desiderose di raccontarsi e di proiettarsi con energia verso il futuro. (Art.1 della Convenzione)

Uno straordinario aiuto morale lo ricevemmo da alcuni funzionari del Mibact; una dirigente in particolare mi istruì pazientemente sul concetto di paesaggio culturale e ancora oggi sono indeciso se attribuirLe la colpa della mia scelta di vita o esserLe gratissimo come in effetti sono sia nei suoi confronti che nei confronti dei funzionari della  Commissione Nazionale Italiana per l'Unesco le cui linee guida cerchiamo tutti i giorni di seguire in tutta Italia. Una rete che è cresciuta grazie al supporto negli anni di realtà specializzate come il magazine L'Agenzia di Viaggi (presente dal primo giorno)  e la Dante Alighieri con i suoi Comitati. 

Anche io come Carlo Levi la prima volta “Sono arrivato a Gagliano un pomeriggio di agosto, portato da una piccola auto sgangherata”. Faceva caldissimo. La macchina sgangherata era la mia. Non avevo “le mani impedite” ma ero accompagnato, lì come poi in altre parti d’Italia, da coloro che hanno reso questi luoghi modelli da studiare e seguire con attenzione.

L’altra Italia, provvisoria o minore, non esisteva dieci anni fa e non esiste oggi. C’è invece un’Italia ambiziosa che vuole crescere ma non da sola; che include e non esclude e la cui tenacia ha reso possibile restituire alle nuove generazioni parte di un patrimonio materiale e immateriale che rischiava di dissolversi e che invece vuole evolvere. Senza la partecipazione delle comunità locali sarebbe oggi impossibile rivivere emotivamente la tragedia di Isabella Morra e la poesia di Albino Pierro; non si capirebbe perché Eugenio Montale e Grazia Deledda amassero tanto le Cinque Terre e Galtellì da arrivare entrambi ad conquistare il Premio Nobel; perché Federico II privilegiasse Melfi o per quale ragione Petrarca bramasse di mostrare “… il secondo Elicona che per te e per le Muse ho allestito sui Colli Euganei”. (Artt.2 e 3)

Partendo dal principio che la “cultura non è una merce”, è stato più volte sottolineato quanto il nostro patrimonio sia unico al mondo. Risorsa preziosa, irripetibile, non clonabile né de localizzabile, sulla quale sarebbe colpevole non investire mezzi ed energie.

Non sfruttare il territorio, ma bilanciare le necessità di residenti e visitatori affinché il viaggio porti benefici ad entrambi. Anche gli italiani all’estero originari di questi posti li guardano oggi con orgoglio, tornano a visitarli e a volte ci si fermano a vivere. Un lavoro certosino portato avanti grazie al supporto delle Ambasciate, degli Istituti di Cultura, dei comitati della Dante e delle tante associazioni regionali presenti nel mondo. (Art. 4)

Sostenere i piccoli centri significa non solo apprezzarne le straordinarie risorse architettoniche e artistiche, ma riconoscere l’importanza di tutto ciò che li circonda a partire dalla filiera agroalimentare che preserva dall’abbandono nel nome di quella “infinità di uomini senza nome” che nei secoli hanno contribuito a creare una ricchezza culturale unica da difendere. ...qualcosa che non è sanzionato, che non è codificato… e che è opera, diciamo così, del popolo, di un’intera storia, dell’intera storia del popolo di una città”. (Pier Paolo Pasolini, La forma della città, 1973). (Artt. 5, 6 e7)

Il paesaggio è testimonianza dell’evoluzione dell’interazione tra uomo e ambiente e identificazione delle sensibilità locali, delle credenze e delle tradizioni. Un territorio incontaminato che ad un visitatore può sembrare vergine ed addirittura selvaggio, agli occhi di un nativo può rappresentare un libro aperto sul proprio passato, la propria storia, i propri miti. Sono i luoghi stessi che comunicano le sensazioni che hanno ispirato tanti autori per le opere che a loro volta offrono un metodo nuovo di interpretazione dello spazio in un equilibrato connubio tra paesaggio, patrimonio culturale e attività economiche, in cui l’esperienza del passato rivela una proposta per il futuro. (Artt.7 e 8)

 Un viaggio reso reale dall'incontro con personaggi viventi che introducono a un racconto inseparabile dalla località che li ospita. Il risultato è che una visita nell’Irpinia di Francesco De Sanctis ci rende inevitabilmente partecipi della sua Giovinezza e del suo Viaggio Elettorale, per non parlare dei borghi, delle foreste e delle miniere descritte da Giuseppe Dessì in Paese d’ombre; così come passeggiando per Anversa degli Abruzzi non si può non essere coinvolti dalle sensazioni che ispirarono Gabriele d’Annunzio nella stesura de La Fiaccola sotto il moggio. E’ il pastore di Anversa che ti spiega la figura del Serparo protagonista de "la perfetta delle mie tragedie". E’ la locandiera di Aliano che ha la responsabilità di spiegare gli Gnemurielli che la santarcangiolese preparava a Carlo Levi durante il confino. E’ il contadino di Galtellì che impreziosisce le ricette che Grazia Deledda ha minuziosamente riportato in Canne al vento. E’ il viticoltore delle Cinque Terre che trasforma il nettare cantato da Montale, Carducci e Pascoli nell’elemento fondamentale per la salvaguardia di un territorio fragile e da proteggere, così come l’apicoltore di Borgo Virgilio ci racconta Georgiche e Bucoliche. (Artt. 8, 9 e 10)

 Un impegno quotidiano per appassionare il visitatore alla tutela di quel paesaggio fotografato dalla sensibilità di un poeta ma che è necessariamente in evoluzione dal Mincio di Virgilio fino alle foreste del Casentino di francescana e dantesca memoria ripopolate di orchi, fate, cavalieri e streghe nelle novelle di Emma Perodi.

Una sfida che è diventata una realtà nella Sicilia di Giuseppe Giovanni Battaglia, Giuseppe Antonio Borgese e di Rosso di San Secondo; nella Recanati Città dell’infinito di Giacomo Leopardi, nella Ciociaria de Le due zittelle di Tommaso Landolfi fino ai luoghi che videro lo psicologo tedesco Ernst Bernhard internato nel Campo di Ferramonti di Tarsia vittima delle leggi raziali.(Artt. 6 , 7, 8, 9 e 10)

L’impegno è oggi indirizzato a creare sinergie ed offrire valore aggiunto a realtà che sulla tutela e la conservazione dell’ambiente basano i loro principi. Per iniziativa del CHM-Lipu è nato il Parco dedicato a Pier Paolo Pasolini all’Idroscalo di Ostia (Roma); il Parco Gabriele d’Annunzio partecipa alle attività della Riserva Wwf “Gole del Sagittario”, il Parco Letterario Eugenio Montale è gestito dal Parco Nazionale delle Cinque Terre, il Parco Regina Margherita dal Parco Valle Lambro, Virgilio rivive nel Parco del Mincio, Francesco Lomonaco torna ad affacciarsi sulla Riserva dei Calanchi di Montalbano Jonico e Mario Pagano rientra a Brienza nel Parco Nazionale dell'Appenino Lucano. Il Parco Letterario dedicato a Emma Perodi è legato al Parco Nazionale delle Foreste casentinesi e il Parco Letterario Marguerite Chapin Caetani comprende il Giardino di Ninfa considerato dal New York Times “il più romantico del mondo” e dove lo stesso Bassani fu ispirato per il Giardino dei Finzi Contini. (Artt.8, 9 e 10)

 In questo contesto di conoscenza, coinvolgimento e salvaguardia del territorio, la presenza dei “robusti rappresentanti dello Stato, dalle bande rosse ai pantaloni” che accompagnarono Levi a Gagliano, ha onorato la rete dei Parchi Letterari con un protocollo siglato nel 2018 con l’Arma dei Carabinieri (C.U.F.A.) finalizzato a fare evolvere Parchi Letterari e Aree naturali protette in Riserve Culturali. L’Unesco stessa riconosce l’opportunità di un approccio che metta in risalto la stretta relazione fra sviluppo turistico, crescita economica e conservazione del patrimonio culturale e ambientale. Così in un luogo Unesco è nato il primo Parco Letterario all’estero dedicato a Johan Peter Falkberget a Røros, in Norvegia. Al viaggio e alla filiera agroalimentare è dedicato il Parco Pietro Querini di Røst, oltre il Circolo Polare Artico. (Artt. 3, 8, 9 e 10)

Una delle ragioni per cui crescono i viaggi culturali è che il visitatore vuole vivere esperienze originali del luogo, non omogeneizzate. Non vuole conoscere solo nomi e date, ma interpretare il territorio e farne parte. E’ fondamentale quindi insistere sulla qualità dei servizi per introdurre alla storia, alla cultura, ai monumenti e al paesaggio di un posto. Chi arriva in treno, in camper, a piedi, in moto o in biciletta, non solo trova nei Parchi tutti i servizi di cui ha bisogno ma scopre perché quel luogo è unico rispetto a tanti altri. Le risorse storiche e naturali di una comunità sono insostituibili. Se è vero che il paesaggio culturale è oggi al centro dei piani per rilanciare il turismo, è importante che sia accompagnato nella sua naturale evoluzione da una politica condivisa di riscoperta e tutela dell’ambiente. 

Per questo motivo non ci sovrapponiamo alle realtà che già operano localmente, ma cresciamo insieme in una rete che ha i requisiti qualitativi necessari per accogliere da subito le nuove direttive turistico sanitarie: dai B&B, agli agriturismo, dalle piazzole per camper, alle reti museali, dalle guide autorizzate ai sentieri naturalistici fino ai ristoranti. (Artt.7, 8, 9, 10 , 11, 12)

Il 2019 ha confermato l'interesse per i Parchi Letterari che oltre ad essere aperti tutti i giorni hanno anche "prodotto" quasi 500 manifestazioni in 12 mesi coinvolgendo circa 700.000 persone tra residenti e visitatori. Il 2020 ci ha spinto a guardare oltre e malgrado le difficoltà che oggi riguardano tutti noi senza esclusione, solo questa estate abbiamo organizzato e coordinato più di 80 eventi mantenendo altissima l'attenzione sulla sicurezza in linea con le normative igienico sanitarie. 

Un successo che permette oggi ai Parchi Letterari di unirsi idealmente attraverso la ratifica dell'Italia agli altri 39 Paesi che hanno già firmato la Convenzione di Faro e di rilanciare le nostre attività in Italia e all'estero con progetti importanti di sviluppo della rete sia a livello strutturale che comunicativo. (Artt. 3 e 14)

Noi ci siamo e da oggi iniziamo un nuovo percorso. Tutti insieme!


Stanislao de Marsanich 


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