Uno snodo significativo nell’evoluzione del viaggio poetico di Battaglia matura con l’elaborazione della silloge
Luoghi di terra e cielo del 1982 cui si lega la scelta della lingua italiana in un impianto concettuale ed espressivo che, pur alimentandosi dei medesimi nuclei ideativi, si assesta sulla sospensione meditativa, sul respiro esistenziale, sul piglio gnomico – Al vernacolo […] succede una
langue soprattutto fatta di rapporti in
absentia, di referenti che non sono più quelli dell’immediatezza del vissuto, come un tempo, ma piuttosto quelli della mediatezza dei concetti. Nasce così, abbastanza incredibilmente, dal tronco di una lirica sanguigna e istintuale, concreta e tattile, un discorso in versi che si potrebbe con buona approssimazione dire “filosofico”. La geometria che oggi persegue Battaglia è una geometria della riflessione, che rallenta la velocità del suo occhio per aumentarne la profondità. – Così rileva opportunamente Mario Lunetta nella prefazione alla raccolta dell’82.
Qui, “terra” e “cielo” si ergono a metafora del percorso vitale su cui grava con tutta la sua insondabilità il mistero dell’esistere; “mancanza” di risposte e ansia di “domanda” connotano il “sentiero” solitario dell’io poetante che pure sceglie di “sopportarne” l’incertezza sfidandone l’esplorabilità. Ancor di più, il lettore familiare di Battaglia, che ne ha frequentato i versi sin dagli esordi, si trova dinanzi ad un dettato poetico, linguistico, lessicale, sintattico, metamorfizzato nel segno della rarefazione simbolica, dell’ellissi dei nessi logici, del ritmo iterativo che, alla linearità degli eventi, preferisce la circolarità delle suggestioni.
Donatella La Monaca
(4° di copertina, Giuseppe Giovanni Battaglia, Poesie. Lithos Ed, 2015)
Giuseppe Giovanni Battaglia nasce ad Aliminusa nel 1951, e vi muore nel 1995 a quarantaquattro anni. Ha abitato il suo tempo con gioia e con dolore, lasciandoci del suo lavoro poetico: “L’Ordine di Viaggio” 1968-1992 poesie in siciliano, “Poesie” 1979-1994 in italiano, “Sei testi teatrali”, “Voglia di notte” romanzo breve sull’occupazione delle terre in Sicilia e dei racconti. Il suo verso, che ha attraversato la sua infanzia e la sedimentazione millenaria della cultura contadina, ne ha colto la fine; e lo scontro nell’approcciarsi alla modernità ne ha espresso la profonda creatività. Il Poeta ci ha lasciato un’opera letteraria straordinaria, e la precarietà dei vari lavori svolti per sopravvivere come metafora della sacralità del suo percorso, sembra anticiparci le difficoltà dei nostri giovani d’oggi, senza certezze e senza futuro.