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I Canti perduti. Un docufilm su Dante, Emma Perodi e il Casentino

I Canti perduti. Un docufilm su Dante, Emma Perodi e il Casentino

22 maggio, Cinema Italia Soci-Bibbiena (Ar). Il Centro Creativo Casentino invita alla proiezione del docufilm I Canti perduti. Dante, Emma Perodi e il Casentino. Regia di Stefano Casati e Cristina Andolcetti

22 Maggio 2023
Centro Creativo Casentino  - Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze -  IISS Galileo Galilei di Poppi (Ar)  - Comune di Poppi  - Comune di Bibbiena -  Stefano Casati Videography 
Parco Letterario Emma Perodi e le Foreste Casentinesi

Il Centro Creativo Casentino invita alla proiezione del docufilm 

I Canti perduti. 
Un docufilm su Dante, Emma Perodi e il Casentino

Regia di Stefano CasatiCristina Andolcetti

22 maggio, ore 18.00 Cinema Italia Soci-Bibbiena (Ar). Evento gratuito

Guarda la locandina

Che tra le fonti d’ispirazione di Emma Perodi, oltre alla letteratura religiosa ed eroica, ci fosse la Divina Commedia, è cosa nota. Illuminante in questo senso risulta il saggio di Franco Cardini, Le forme del magico nelle Novelle della nonna (Atti del Convegno, Poppi,1993) nel quale lo storico riconosce ad Emma Perodi una discreta cultura dantesca che la scrittrice utilizzerebbe miscelandola sapientemente con la fantasia. Emblematico del metodo citazionistico della scrittrice toscana, risulterebbe il susseguirsi di reminiscenze dantesche tra le quali ad esempio la figura della fata nella novella L’incantatrice, che nella sua laidezza, ricorda l’antica strega apparsa in sogno a Dante nell’XIX canto (vv.1-33) del Purgatorio: “Io son, cantava, io son dolce serena che’ marinai in mezzo mar dismago; tanto son di piacere a sentir piena!"

 L’esempio più calzante, a tal proposito, risulta sicuramente la novella Adamo il falsario nella quale la scrittrice toscana  riadatta il canto XXX dell’Inferno, che può essere visto come archetipo del genere horror. Tuttavia sono anche alcune vicende, forse meno note, della biografia del Sommo Poeta, ad ispirare la scrittrice per alcune sue narrazioni, nelle quali, miscelando storia e fantasia, fa riferimento anche alcune questioni spesso non ancora risolte. A tal proposito è sicuramente da menzionare la novella Il nascondiglio del Diavolo, nella quale la scrittrice tesse una trama straordinaria per affrontare, con meticolosa precisione e fervida fantasia, il mistero della genesi della Commedia, argomento che ancor oggi appassiona gli studiosi di Dante, non ancora giunti ad una conclusione unanime: gli esperti infatti ritengono che gli originali primi sette canti del poema siano andati perduti e non ancora ritrovati.

Ad una vicenda personale del Sommo Poeta, rimanda la novella L’Ombra del sire di Narbona che Emma dedica alla battaglia di Campaldino dell’11 giugno 1289, anche se il riferimento a Dante, giovane feditore a cavallo in quel cruento scontro tra guelfi e ghibellini, nella piana sottostante il castello di Poppi, non è esplicito. Evidente risulta invece il tema della sorte ultraterrena dei morti insepolti che Emma affronta attraverso il personaggio del sire di Narbona e che Dante tratta nel V canto del Purgatorio dove narra ed immagina il mistero della morte e della salvezza in extremis di Bonconte da Montefeltro, alla confluenza dell’Archiano con l’Arno.

 Riferimenti a Dante e alla Divina Commedia emergono potenti, come già accennato, nella cornice del capolavoro perodiano, là dove Emma intreccia con le novelle, le vicende dei personaggi della famiglia dei mezzadri Marcucci, che vivono in un podere di Farneta, nei pressi di Soci. Significative, a tal proposito, risultano alcune osservazioni di nonna Regina o di Vezzosa, la fidanzata di Cecco, che dopo aver ascoltato attentamente la novella La fidanzata dello scheletro osserva: “ma quell’Amabile, sentite mamma, è vero che fu cattiva, ma ebbe una punizione che più tremenda credo, non avrebbe saputo inventarla neppur Dante che ha scritto l’Inferno”.  E che ne sai tu di Dante? – le domandò Cecco. Poco o nulla   …. A Rassina c’era una vecchia che sapeva a mente il canto del conte Ugolino, quello dei Serpenti e non so più quali altri    … Ella ci raccontava che al tempo dei tempi questo Dante era stato in Casentino a Poppi, a Romena e altrove, sempre ne palazzi de’ Guidi e qui aveva scritto anche qualcuno di quei canti. Dice che i fiorentini lo avevano messo al bando e lui, sdegnato se n’era venuto in questi poggi a sfogare il suo risentimento.  – Non sai cosa è avvenuto di quella cugina di tuo padre che sapeva a mente i canti di Dante?- domandò la Regina alla sua futura nuora. Ho sentito dire che era morta – rispose la ragazza. – Morta sì, ma prima di scender nella fossa aveva fatta una tappa al manicomio. La povera Rosa s’era tanto empita la testa di quei canti, della descrizione delle pene dei dannati che si figurava di esser lei nell’inferno circondata di serpenti. Era uno strazio a vederla. Credimi Vezzosa, certi libri non son fatti per gli ignoranti come noi. Se ci si comincia a riflettere, s’ammattisce perché il nostro cervello non è avvezzo a certo cibo.” 

Leggi l'articolo di Alberta Piroci Branciaroli

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