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Il rapporto natura/cultura e le priorità dell'Unesco

Il rapporto natura/cultura e le priorità dell'Unesco

"I parchi letterari svolgono un ruolo importante nel divulgare le iniziative e le priorità dell’UNESCO. Creano legami forti tra i territori, la loro natura e le più variegate espressioni culturali". Annalisa Nicastro intervista Enrico Vicenti

30 Dicembre 2020

"I parchi letterari svolgono un ruolo importante nel divulgare le iniziative e le priorità dell’UNESCO. Creano legami forti tra i territori, la loro natura e le più variegate espressioni culturali". Annalisa Nicastro intervista Enrico Vicenti

“Poiché le guerre hanno origine nella mente degli uomini, è nello spirito degli uomini che si debbono innalzare le difese della pace”, le parole del preambolo dell'atto costitutivo dell'UNESCO sanciscono il rispetto universale per la giustizia, per lo stato di diritto e per i diritti umani e le libertà fondamentali come recita la Dichiarazione universale dei diritti umani. 

L'organizzazione, con sede centrale a Parigi, è impegnata a promuovere il dialogo interculturale, il rispetto dell'ambiente e le buone pratiche per uno Sviluppo Sostenibile. In Italia le iniziative UNESCO sono numerose e si rivolgono sia al patrimonio materiale sia a quello immateriale per preservare le diversità culturali. 

Abbiamo intervistato Enrico Vicenti, Segretario Generale della Commissione Nazionale italiana per l’UNESCO, per conoscere piu' da vicino l'Organizzazione e tutti i suoi programmi di sostenibilità e responsabilità. Il binomio cultura/natura può diventare una risorsa importante per le piccole comunità e in questo contesto I Parchi Letterari possono svolgere un ruolo fondamentale nel divulgare le iniziative e le priorità dell’UNESCO, come confermano le parole di Vicenti.

Quali sono i ruoli e le attività dell'UNESCO. Qual è il fine che persegue? 
 L’UNESCO è stata fondata nel 1945, all’indomani della Seconda guerra mondiale, per contribuire a rigenerare le coscienze morali di società dilaniate dal conflitto e contribuire al mantenimento della pace attraverso la cooperazione internazionale in materia di educazione, scienza e cultura. Oggi il suo mandato è più attuale che mai e il suo contributo fondamentale per affrontare le complesse e sfide del mondo globale che l’Agenda ONU 2030 sullo sviluppo sostenibile declina nelle interconnesse dimensioni economica, sociale e ambientale. 

Quanti /quali sono i Patrimoni da voi riconosciuti in Italia? 
Le iniziative dell’UNESCO presenti in Italia sono numerose: 55 siti del Patrimonio Mondiale; 14 elementi del Patrimonio Culturale Immateriale; 19 Riserve della Biosfera; 9 Geoparchi; 11 Città Creative; 5 Città dell’Apprendimento (Learning Cities); 9 città della Coalizione Internazionale delle città inclusive e sostenibili; 9 beni nel programma Memorie del Mondo; 32 Cattedre UNESCO; 23 Scuole Associate all’UNESCO; oltre 100 Club per l’UNESCO, inclusa l’Associazione dei Giovani per l’UNESCO. 

Il patrimonio italiano non è solo materiale, ma è presente un patrimonio culturale immateriale vastissimo. Come si preserva il mantenimento fondamentale della diversità culturale? Ad esempio il Parco Letterario dedicato a Grazia Deledda è molto legato al Canto a tenore… 
L’UNESCO riconosce grande valore alla diversità culturale come fonte inesauribile della creatività umana e presupposto del dialogo interculturale. Nel 2005 è stata approvata la Convenzione sulla protezione e promozione della diversità delle espressioni culturali che riveste un ruolo importante anche nella protezione delle industrie creative e culturali. Il Patrimonio Culturale Immateriale, in particolare, è tutelato grazie ad un’apposita Convenzione intergovernativa adottata nel 2003 che lo riconosce nella sua dinamicità in quanto viene costantemente ricreato dalle comunità e va dunque salvaguardato senza essere congelato.

L’incontro con la letteratura è senza dubbio fondamentale per la valorizzazione del Patrimonio Immateriale perché favorisce la sua conoscenza e consente di cogliere il suo valore storico. Ma può anche dare vita a straordinari fenomeni di contaminazione tra registri espressivi, tra cultura alta e bassa. Il canto a tenore sardo è un esempio mirabile di questo fenomeno: una forma di canto polifonico nata nell’ambito della cultura pastorale, che si rinnova continuamente grazie alla capacità degli esecutori di attingere a brani poetici o di prosa contemporanei. Non sorprende che Grazia Deledda, con la sua sensibilità particolare, occupi un posto speciale in questo tipo di repertorio. Un repertorio oggi fortunato, che in parte riscatta la ricezione non sempre semplice che l’opera della scrittrice Premio Nobel ebbe, in principio, in alcune aree della Sardegna. Un fenomeno che dimostra la capacità del Patrimonio Culturale Immateriale di porsi in continuo dialogo tra presente e futuro.

 Quale ruolo potrebbero avere i Parchi Letterari, 28 ad oggi ma che riuniscono in rete quasi cinquanta Comunità in Italia e non solo, nell'opera di divulgazione dei messaggi dell'UNESCO?
I parchi letterari possono svolgere un ruolo importante nel divulgare le iniziative e le priorità dell’UNESCO. Creano legami forti e non scontati tra i territori, la loro natura e le più variegate espressioni culturali che sono stati in grado di ispirare, di sostenere, di motivare. I parchi letterari non offrono soltanto un referente visibile per il curioso o per chi le opere di un particolare autore le ha amate, ma sono opportunità da cogliere per comprendere le motivazioni, la sensibilità e il processo creativo di un artista. 

I Parchi Letterari vorrebbero dare il loro contributo al Decennio delle Scienze del Mare per lo Sviluppo Sostenibile, cosa possiamo consigliare ai nostri lettori? 
 Il mare è da sempre uno dei soggetti letterari principali e per questo la letteratura può essere uno strumento potente per la presa di coscienza del valore dell’ambiente naturale in cui viviamo e che oggi siamo chiamati a difendere con un impegno corale. La letteratura promossa dai parchi letterari deve aiutarci a comprendere il profondo legame che lega natura e cultura presupposto per diventare consapevoli di quanto la sopravvivenza della specie umana sul pianeta dipenda dal riconoscerci non come dominatori ma come parte di una comunità terrestre che vive all’interno della biosfera. Come ci ricorda l’obiettivo 14 dell'Agenda ONU 2030 il mare riveste un’importanza essenziale per la nostra vita sul pianeta ed è fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Occorre un’alfabetizzazione oceanica e l’UNESCO ha pubblicato per questo un manuale di “Educazione all’Oceano per Tutti – Kit pratico”, ora tradotto in italiano e disponibile gratuitamente sul sito della CNIU. 

Da dove bisogna partire per affermare il rapporto cultura /natura secondo i principi di sostenibilità e responsabilità?
Il rapporto tra cultura e natura è un tema di riflessione che affonda le radici nell’epoca classica e che è sempre stato al centro della riflessione letteraria, filosofica e artistica, pur con esiti diversi a seconda delle sensibilità e delle epoche storiche. Nella nostra contemporaneità lo sviluppo sarà sostenibile solo superando la dicotomia natura/cultura. Governi e cittadini devono impegnarsi per il raggiungimento dei 17 obiettivi della sostenibilità seguendo le linee d’azione indicate dall’ONU. E qui il ruolo della cultura e dell’educazione, nei suoi tre obiettivi di apprendimento, conoscitivi, empatici e comportamentale resta fondamentale per assicurare un cambio di mentalità e comportamenti a livello individuale e di comunità. 

 Un mese fa dopo il Parco Nazionale delle Cinque Terre e il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi anche il Parco Nazionale Val Grande ha istituito un Parco Letterario; con loro i tanti Parchi Naturali Regionali, Oasi e Riserve nel nome di Montale, Virgilio, Dante, d’Annunzio, Perodi, San Francesco, Manzoni, Pasolini, Chiovini…e tanti altri. Pensa sia una buona strada quella intrapresa? 
Certamente. Si tratta di iniziative importanti, che istituiscono dei legami forti e non scontati tra la cultura e il territorio. Questi percorsi spesso permettono di scoprire luoghi e opere poco conosciute dal grande pubblico, dimostrando come la sinergia tra le iniziative dell’UNESCO e il terzo settore possa portare alla creazione di sistemi reticolari virtuosi per la creazione di valore, per la promozione della nostra cultura e per la maturazione di una migliore consapevolezza nei confronti del nostro patrimonio. C’è poi un interessante contributo alla diversificazione dei percorsi turistici e alla promozione di un turismo che si vuole culturale e sostenibile. 

Dopo i Parchi norvegesi dedicati a Pietro Querini sull’isola di Røst, nelle Lofoten, e nel Geosito Unesco di Røros dedicato a Falkberget, l’idea è quella di continuare ad allargare la rete anche in altre località e non solo europee. Siamo convinti che il binomio cultura e natura ha un valore aggiunto fondamentale per sostenere lo sviluppo delle piccole comunità. Crede che Il binomio cultura/natura abbia un valore aggiunto nel sostenere lo sviluppo delle piccole comunità anche nei paesi in via di sviluppo?
Il binomio cultura-natura senza dubbio contribuisce a creare valore aggiunto e rappresenta una risorsa importante per le piccole comunità, indipendentemente dal contesto geografico nelle quali si trovano. Credo quindi che l’istituzione di relazioni tra le nostre comunità e quelle dei paesi in via di sviluppo possa portare a risultati virtuosi. Occorre però sempre tener conto delle specificità dei contesti culturali, valorizzando le differenze e le eventuali distanze tra il nostro modo di concepire e vivere la cultura e quello delle comunità umane con le quali andiamo a porci in relazione.

La pandemia che stiamo vivendo ci obbliga a prendere consapevolezza dell'interdipendenza che ogni essere vivente ha con l'ambiente in cui vive. I dati sulla biodiversità ci confermano l’insostenibilità del paradigma in cui abbiamo vissuto finora? Quali soluzioni possiamo adottare per cercare di cambiare rotta? Cosa propone l'UNESCO? 
L’UNESCO ha sottolineato che le radici profonde della pandemia da Covid-19 sono da ricercare nella continua distruzione della biodiversità che favorisce il salto di specie e la diffusione delle zoonosi. La pandemia, insomma, ci conferma che occorre un cambio di passo. Con i suoi numerosi programmi come il Patrimonio Mondiale, le Riserve della Biosfera, i Geoparchi e il Patrimonio Culturale Immateriale ma anche le Cattedre UNESCO, la rete delle scuole associate, e delle Città per l’aprrendimento, le Learning Cities, l’UNESCO sostiene la ricerca scientifica e l’educazione ambientale di giovani e adulti in un’ottica di apprendimento permanente formale e informale. C’è molta consapevolezza che con oltre il 50% della popolazione mondiale che vive in agglomerati urbani si è persa la più elementare conoscenza del funzionamento del mondo naturale.

 A causa dell’epidemia mondiale il sistema legato alla cultura che è un importante settore economico si è fermato; pensiamo ai teatri, ai cinema, le sale concerti chiuse e tutte le manifestazioni culturali sono state annullate. L’UNESCO che soluzioni sta adottando per superare questo momento? 
In quanto Organizzazione delle Nazioni Unite con competenze su Scienza, Educazione e Cultura, nel corso dell’emergenza pandemica l’UNESCO ha concentrato il proprio impegno sul settore dell’educazione. Lo scorso maggio, all’apice della pandemia, erano 190 i paesi nei quali gli istituti di istruzione erano chiusi, colpendo 1,57 miliardi di bambini e giovani, ovvero il 90% della popolazione scolastica mondiale. Come ha ricordato il Segretario Generale dell’UNESCO Audrey Azoulay, un terzo di questi bambini non sono ancora tornati a scuola. E 24 milioni di giovani a scuola non torneranno più. Questi numeri dimostrano come la crisi sanitaria abbia inciso in maniera più grave in tutte quelle realtà in cui le condizioni di accesso all’educazione si presentavano già disomogenee, esacerbando le disuguaglianze e impattando in particolar modo sulle comunità che vivono in condizioni di povertà, sulle donne e sulle ragazze, nonché sulle persone con disabilità. Questo non significa, naturalmente, che la cultura sia passata in secondo piano. Secondo dati UNESCO, attualmente l’89% dei Siti del Patrimonio mondiale sono chiusi in maniera totale o parziale, mentre musei e istituzioni culturali perdono ogni giorno milioni per le mancate entrate.
 La crisi mette quindi a dura prova il settore culturale sotto l’aspetto della sostenibilità d’impresa e dell’occupazione. Come ricordato dall’ Assistant Director-General for Culture, Ernesto Ottone, l’UNESCO in questa fase è intervenuta mobilitando la comunità internazionale e favorendo lo sviluppo dell’accesso virtuale ai luoghi della cultura, supportando inoltre la creazione di reti tra gli artisti attraverso l’iniziativa Resiliart. Di fronte a un problema globale, i vari Paesi stanno reagendo in maniera diversa. L’impegno dell’UNESCO è quello di invitare i Governi a trovare soluzioni politiche comuni per superare la crisi del settore della cultura. 

Riproduzione riservata © Copyright I Parchi Letterari

(Articolo pubblicato su ParkTime Magazine n.5)

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