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Il Portale della Chiesa di Santa Maria della Pieve in Arezzo

Il Portale della Chiesa di Santa Maria della Pieve in Arezzo

Il portale maggiore della pieve di Santa Maria Assunta in Arezzo contiene uno spettacolare ciclo di sculture policrome raffigurante i dodici mesi, collegato con le attività prevalentemente agricole dell’uomo, tipiche delle varie stagioni

01 Gennaio 2021

Il portale maggiore della pieve di Santa Maria Assunta in Arezzo contiene uno spettacolare ciclo di sculture policrome raffigurante i dodici mesi. Dal 2002, al termine di un restauro che è durato dieci anni, è possibile vedere le sculture che presentano una straordinaria policromia conservata al novanta per cento, cosa più unica che rara. Se la critica sostiene che lo scultore dei Mesi della Pieve non sia artista aretino e che le sculture dovevano essere state commissionate ad un artista del Nord, per quanto riguarda la vivacissima policromia, è concorde nell’affermare che deve essere stata eseguita in loco. 

Per la datazione, gli storici dell’Arte propongono che non si possa andare oltre il quarto decennio del secolo XIII. (Annamaria Maetzke, Il portale maggiore della Pieve di Santa Maria Assunta in Arezzo, in La Bellezza del sacro, sculture medievali policrome, Catalogo della Mostra. Arezzo settembre 2002 – Febbraio 2003. Ed. Nuova Grafica Fiorentina, Firenze).

Come consuetudine nel Medioevo, la successione dei mesi è collegata con le attività prevalentemente agricole dell’uomo, tipiche delle varie stagioni che scandiscono il calendario dell’anno. Il tema è quello degli impegni mensili caratterizzanti lo scorrere delle stagioni, le scadenze annuali del lavoro dei contadini nei campi, l’impegno guerresco dei cavalieri, i lavori di artigianato specializzato come il norcino o il costruttore di botti.

Alcune regole d’interpretazione del tema dei mesi nell’arte medievale sono fornite dalla Bibbia e dalla sua esegesi. Nella Bibbia infatti si trova l’idea di un Dio “Chronokrator”, che non solo ordina e divide il tempo attraverso le stelle del firmamento (Genesi 1,14-15) ma assicura anche semine e raccolti per sostentamento dell’uomo, così come promise a Noè dopo il Diluvio (Genesi1,29).

La rappresentazione dei mesi compare nei grandi cicli monumentali a partire dalla fine del secolo XI, inizi del XII ed è presente a Santiago de Compostella, Aosta, Pavia, Modena, Ferrara, Pisa, Francia Centrale, ect. Il tema della rappresentazione dei mesi, che si trovava già nei mosaici romani e paleocristiani, durante il Medioevo si sviluppò in Francia, in particolar modo nel binomio “tempo che scorre/lavoro agricolo”.

La personificazione dei Mesi aretini, pur presentando qualche affinità iconografica con quelli di Parma, Cremona, Ferrara, presenta una capacità di modellato gentile e raffinato nelle proporzioni anatomiche e nell’invenzione di lettura di alcuni particolari che ricordano esperienze plastiche non necessariamente italiane; un cantiere, quello aretino, che aveva inglobato anche da un punto di vista puramente scultoreo, esperienze plurime: questa l’ipotesi attributiva della studiosa Marina Armandi. (M.Armandi. I Mesi. Il Tempo dell’Uomo. In “La Bellezza del Sacro” Catalogo Mostra Arezzo 2002/2003. P.53)

Di Alberta Piroci Branciaroli

Riproduzione riservata © Copyright I Parchi Letterari


foto di copertina : Di Tetraktys - Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=11384632

foto del portale Clara D'Abbenignohttps://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/6/6d/Portale_maggiore.jpg

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